Il nuovo "advisor" per la trasparenza finanziaria, René Bruelhart: apprezzato l'impegno
del Vaticano nel settore
Il mondo della finanza internazionale apprezza il lavoro della Santa Sede per la trasparenza
e nella lotta al riciclaggio di denaro. È la sintesi delle convinzioni espresse dal
nuovo advisor vaticano per le questioni finanziarie, l’avvocato svizzero René Bruelhart.
Il collega della sezione tedesca della nostra emittente, Mario Galgano, lo
ha intervistato domandandogli di illustrare anzitutto le sue mansioni in ambito vaticano:
R. – Zeil und
Zweck meiner Aufgabe ist, den Vatikan in seinen Bemühunge … E’ mio compito e finalità
fornire al Vaticano consulenza e supporto nei suoi sforzi nella lotta al riciclaggio
di denaro sporco, alla criminalità organizzata e al finanziamento del terrorismo.
Per quanto riguarda la mia permanenza, posso dire che ho iniziato questo lavoro nemmeno
due settimane fa e che quindi tutto dipenderà dall’evoluzione della situazione. Ho
trovato strutture che, entro certi limiti, funzionano molto bene. Gli sforzi del Vaticano,
in particolare negli ultimi due anni, sono stati intensi e gli impegni assunti grandi.
Non a caso, se si considera il rapporto formulato dalla Commissione d’esame europea
che a metà giugno ha valutato con attenzione la situazione vaticana, si deve riconoscere
che il lavoro è in corso e che si continuerà su questa strada.
D. – In cosa
consiste la differenza nel lavoro svolto qui, in Vaticano, rispetto a quello compiuto
in altri Paesi, a prescindere dal fatto che si sia in uno Stato molto piccolo? C’è
realmente una differenza?
R. – Ich denke es gibt verschiedene Unterschied … Credo
che le differenze siano molteplici. In effetti, è uno Stato come altri anche se possono
esserci differenze nelle strutture. Ma penso che la differenza sostanziale, nel caso
del Vaticano, consista nel fatto che quando si lavora per un altro Paese, o per una
piazza finanziaria, in definitiva si lavora anche per la sua reputazione. Nel nostro
caso, sicuramente è importante la reputazione, ma quello che più conta è il “bene
superiore”. Infatti, se si considerano la funzione e la posizione della Santa Sede
a livello universale, la sua importanza e la questione della responsabilità morale
che qui viene chiamata in causa, credo che il compito vada parecchio oltre.
D.
– Come viene percepito il Vaticano nel mondo finanziario internazionale?
R.
– Der Vatikan ist kein Finanzcenter: Ich glaube, das muss man hier mal… Il Vaticano
non è un centro finanziario: credo sia necessario dirlo a chiare note, una volta per
tutte. E questo anche se in parte i media lo raccontano in maniera diversa, assieme
a tutte le “leggende” che vengono spacciate per vere: risponde un po’ alla natura
dei media, appunto… Io preferisco parlare con i fatti, ed è un fatto che il Vaticano
non è un centro finanziario. E’ però anche un fatto che qui in Vaticano si effettuino
transazioni finanziarie, sia pure in un ambito abbastanza chiaro. Ed è un fatto anche
che negli ultimi anni siano state create strutture per combattere possibili abusi.
Ora si tratta di rafforzare queste strutture.
D. – Riguardo alle norme: vi
sono leggi alle quali è necessario adeguarsi? Forse anche questo non è molto noto…
R.
– Es gibt internationale Standards, die global angewendet werden, die klar… Esistono
degli standard internazionali adottati a livello globale, che indicano chiaramente
quali strutture è, o sarebbe, necessario avere, quali esigenze ci sono, come si svolge
la collaborazione internazionale e quella nazionale tra le diverse autorità… In questo
ambito, ci sono delle condizioni di base. Quello che è determinante è che queste non
siano riprese semplicemente come atto formale, ma molto più che queste vengano riempite
di vita. In altre parole: è importante trovare una applicazione che funzioni, soprattutto
che funzioni a lungo termine. E questo sicuramente sarà uno degli aspetti del mio
compito.
D. – C’è un aspetto che vuole aggiungere?
R. – Wie gesagt,
ich beginne lieber zuerst zu arbeiten und würde mich dann… Come ho già detto, preferisco
intanto iniziare a lavorare. Poi tra due, tre, magari anche quattro mesi, mi farebbe
piacere tornare a parlare da questi studi.