Giornata mondiale per la preservazione dello strato d'ozono
Aumentare l’impegno nel salvaguardare il clima e l’ambiente, a partire dalla limitazione
dei gas ad effetto serra. E’ questo uno dei temi rilanciato nella Giornata Internazionale
per la preservazione dello strato dell’ozono promossa ieri dall’Unido, l’agenzia dell’Onu
per l’incremento dell’attività industriale. Attualmente sono 196 i Paesi che hanno
ratificato il Protocollo di Montreal, sottoscritto nel 1987, che definisce le misure
da adottare per eliminare l’immissione di sostanze nocive nell’atmosfera. Che cosa
è stato fatto e che cosa c’è ancora da fare per vincere questa sfida che non trova
ancora unanimità nella comunità internazionale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto
a Vincenzo Tuccillo, vicepresidente nazionale di Ambiente Azzurro:
R. - Questo
è un problema nato tanti anni fa, da quando abbiamo iniziato a immettere nell’atmosfera
floro-cloruri, per quanto riguarda la componente umana. C’è una componente che non
viene mai detta, e sono le eruzioni vulcaniche che sono molto più grandi come efficacia
sul buco dell’ozono; per la nostra parte, come usufruitori di un bene qual è la terra,
con i protocolli che sono stati messi in essere, si sta facendo qualcosa. Purtroppo
non tutti i Paesi hanno aderito e guarda caso sono i Paesi che maggiormente influiscono
con le proprie tecnologie o con la massa di persone a danneggiare la protezione di
ozono che ha la terra.
D. - Gli sforzi per salvare il clima e l’ambiente ripropongono
questo confronto tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo. Come affrontare
in modo equo i sacrifici necessari a tutelare l’ambiente globale?
R. - Finché
ci sono Stati che hanno una popolazione e una capacità industriale superiore al miliardo
di unità - come la Cina, l’India, la Russia ma anche gli Stati Uniti - che non sono
favorevoli alle politiche di protezione, gli sforzi sono vanificati, comportano solo
un grande aumento del peso economico sui vari Stati: benefici non ne abbiamo, a breve.
C’è anche da dire che per quanto riguarda le immissioni nell’atmosfera possiamo rallentare
un processo ma non lo possiamo fermare. Quindi dovremo fare una buona valutazione
tra costi e benefici. Facciamo solo un esempio. Per quanto riguarda i prodotti biologici,
il latte biologico: a parità di bovino, per produrre un litro di latte biologico ci
vogliono quasi 4 volte le unità animali necessarie a produrre un litro di latte "normale".
Le defecazioni dei bovini producono metano e il metano è uno degli elementi che danneggiano
il buco dell’ozono, ed è causa poi dell’effetto serra.
D. - Perché è importante
che nell’atmosfera ci sia la giusta quantità di ozono?
R. - L’ozono ci protegge
dai raggi provenienti dal cosmo, con un effetto di riflessione; se non ci fosse, la
vita sulla terra non sarebbe stata possibile. Diciamo che ponendoci sulla Terra, il
Creatore ci ha messo anche in condizione di vivere e di vivere bene. Dobbiamo mantenere
queste condizioni: fa parte del nostro impegno, soprattutto come cristiani e cattolici.
Non dimentichiamo le sollecitazioni che più di una volta, già Giovanni Paolo II, ma
poi Benedetto XVI, hanno fatto in tema ambientale.
D. – Nel messaggio per questa
giornata il Segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon parla di economia verde, di sviluppo
sostenibile nel rispetto dell’ambiente. E’ realizzabile questo obiettivo partendo
non tanto dall’impegno degli Stati ma dall’impegno che ognuno di noi, ogni cittadino
del mondo, può mettere in pratica?
R. – Assolutamente sì. Non si fa una politica
ambientale se non la si fa dal basso. Le persone dovrebbero essere educate a rispettare
e a usufruire al meglio dell’ambiente. Noi come associazione ambientalista abbiamo
presente nelle nostre attività il sogno di San Pietro: questa grande tavola imbandita
con ogni specie animale e vegetale dove nulla è impuro, e il comando "prendi e mangia".
Il "prendi e mangia" vuol dire anche prendi, usufruisci e tutela, non consumare senza
attenzione o addirittura stravolgendo quelli che son gli equilibri naturali con politiche
insensate.