Sagra musicale umbra: premiato il compositore vicentino Giovanni Bonato
La musica sacra è stata protagonista venerdì sera a Perugia, nell’ambito della 67.ma
Sagra musicale umbra. Alla presenza del vescovo Carlos Alberto Azevedo, inviato del
cardinale Gianfranco Ravasi, si è svolta nella Basilica di S. Pietro del capoluogo
perugino la prima edizione del Concorso “F. Siciliani”, che prevedeva la messa in
musica del testo dell’antico “Credo Apostolico”. A sfidarsi i lavori di tre autori,
selezionati da una prestigiosa giuria internazionale tra altre 210 partiture giunte
da cinque continenti. Esecutore di eccezione St. Jacob’s Chamber Choir di Stoccolma,
diretto da Gary Graden. Al termine, il voto della giuria e del pubblico – quest’ultimo
raccolto in tempo reale in Basilica con un innovativo sistema di tablet – ha premiato
il compositore vicentino Giovanni Bonato. Alessandro De Carolis lo ha
intervistato:
R. - E’ stata
una bella sorpresa, una grande gioia e ovviamente una certa emozione, perché, grazie
a Dio, di premi ne ho vinto già qualcuno, ma l’ultimo è sempre il più bello!
D.
- 210 partiture arrivate da molte parti del mondo, da tutti e cinque i continenti.
Come interpreta questo successo incredibile?
R. - Non mi stupisce, perché la
voglia di cimentarsi con il sacro non solo la sento personalmente molto viva, ma la
riscontro anche in molti altri amici e colleghi e non soltanto italiani. Il fatto
che sia un testo così importante, così significativo non può che essere uno stimolo
in più per potersi cimentare in una sfida del genere, che è una sfida con se stessi
innanzitutto, su un campo che per certi aspetti, può essere anche abbastanza minato:
scrivere qualcosa di accessibile a un’assemblea, ma nel contempo fare un lavoro che
abbia una sua dignità artistica non è certo semplice.
D. - Che esperienza artistica
ha fatto nel mettere in musica il Simbolo degli Apostoli?
R. - Un’esperienza
faticosa per certi aspetti, quantomeno all’inizio, perché bisognava un po’ prendere
le misure. Lì mi sono fatto forte dell’esperienza maturata in questi anni, in cui
ho scritto molta musica per coro e ho avuto la possibilità anche di sperimentare a
fondo certe soluzioni: per esempio la spazializzazione è diventata ormai per me una
cosa insostituibile. L’ascolto che propone, come tecnica, è un ascolto dinamico, un
ascolto cha affascina e le geometrie che si creano nell’ambiente in cui si produce
questa musica sono sempre estremamente variabili ed affascinanti.
D. - C’è
stata un’esperienza spirituale che ha sostenuto quella artistica?
R. - Non
più di altre, perché quando scrivo un pezzo di musica penso sempre comunque al sacro:
per me la musica non è scindibile dal sacro. Ho dovuto chiaramente leggermi a fondo
e vedermi molte immagini sonore che il testo suggerisce. Questo l’ho fatto con una
certa meticolosità e ho cercato in molte maniere, tecnicamente, di avvicinarmi il
più possibile alla mia idea di rincorrere questi fantasmi sonori che mi frullano per
la testa con una certa costanza. D’altro canto l’idea di questo concorso non mi poteva
richiedere una cosa che fosse estremamente o solamente legata alla sperimentazione.
Quindi, anche lì, ho dovuto prendere le misure e poi buttarmi a capofitto.
D.
- Il cardinale Ravasi, che ha patrocinato questo primo concorso di composizione di
musica sacra, ha auspicato che la musica sacra viva una nuova primavera. Come legge
questo auspicio?
R. - Non posso che leggerlo positivamente. Spero da tempo
che la Chiesa ritorni ad essere quella ispiratrice d’arte che è stata nel passato.
Basterebbe solo vedere come l’arte si è sviluppata intorno alla Chiesa per dire: “sì,
io credo”.