2012-09-15 08:09:47

Onu condanna attacchi ad ambasciate Usa e Ue in Sudan e Tunisia. Scontri in Libano


Divampano le violenze e le proteste per il film, considerato blasfemo, su Maometto. Dieci i morti nelle ultime 24 ore in assalti alle ambasciate statunitensi in Sudan e Tunisia. A Khartoum attaccate anche le sedi diplomatiche di Gran Bretagna e Germania. Cortei, proteste, bandiere a stelle e strisce in fiamme in oltre 18 Paesi arabi e musulmani. L’Onu ha condannato gli attacchi mentre sono tornate in patria le salme dei quattro americani uccisi a Bengasi, fra cui l'ambasciatore in Libia Chris Stevens. Massimiliano Menichetti:
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“Porteremo i killer di Bengasi dinanzi alla giustizia; gli Stati Uniti non si ritireranno mai dal mondo”. Nessuna incertezza nelle parole del presidente Usa Obama che, ieri, ha accolto le salme dei quattro americani uccisi a Bengasi l’11 settembre scorso. La furia integralista però non ha fermato la sua corsa: sette i morti nelle ultime 24 ore, per gli assalti alle ambasciate americane a Khartoum e a Tunisi, dove è stata presa di mira anche una scuola. Due morti e venticinque feriti in Libano, a Tripoli, per gli scontri con la polizia; qui attaccati ed incendiati alcuni ristoranti appartenenti a catene statunitensi. In Sudan incendiata anche la rappresentanza diplomatica tedesca e assediata quella britannica. Il presidente egiziano Morsi, in Italia, ha condannato quanto sta accadendo e ha sottolineato che, per il profeta Maometto, “chi uccide un uomo uccide il mondo intero”, però cortei, manifestazioni, bandiere occidentali bruciate si registrano in oltre 18 Paesi, tra i quali proprio l’Egitto dove al Cairo è moto un uomo, focolai anche in Marocco, Kenya, Pakistan, Yemen, Iraq, Siria, India e Indonesia. In questo scenario il Consiglio di Sicurezza dell'Onu condanna con la “massima fermezza” gli attacchi, che giudica "atti non giustificabili a prescindere dalle loro motivazioni'' e invita tutte le autorità a proteggere le sedi e il personale diplomatico e a rispettare pienamente gli obblighi internazionali. Intanto, negli Stati Uniti sale l’allerta terrorismo: evacuate per un allarme bomba l’università del Texas e quella del Nord Dakota. Per ora nessuna conferma sulla presenza di ordigni.


Per un commento sulle tensioni che stanno coinvolgendo il mondo islamico abbiamo parlato con padre Paolo Dall’Oglio, gesuita, esperto del mondo arabo: RealAudioMP3

R. - Non posso che esprimere dolore per le vittime, è una tragedia. Questi estremismi costituiscono anche una sfida al pensiero musulmano, al pensiero politico, al futuro. Soffriamo tutti di queste febbri, di queste piaghe terroristiche, e bisogna lavorare per curarle in profondità.

D. - Come uscire da questa spirale di violenza che infiamma dalla Libia allo Yemen?

R. – C’è una cura che è quella militare, la sicurezza, l’intelligence e questo serve per eliminare i guai immediati. Ma ormai deve essere chiaro a tutti che siamo di fronte a vasti fenomeni culturali. Innanzitutto il mondo musulmano è toccato in se stesso: la propria autocoscienza, la propria auto-programmazione, il proprio lavoro di educazione, ma poi la logica di solidarietà tra credenti, la logica di fraternità in Abramo, ci coinvolge tutti.

D. - Questo vuol dire che comunque serve maggiore impegno nel dialogo?

R. - E’ sciocco chiunque pensi che solo le soluzioni militari o repressive possano risolvere. Ricordo che nel 2001 dissi: senza dialogo approfondito, senza crescita nella relazione - perché l’inimicizia si alimenta di ignoranza, di rifiuto istintivo, di mancanza di comunicazione profonda -senza tutto questo, senza dialogo, ci saranno uno, cento, mille Bin Laden. Oggi i Bin Laden sono molte migliaia e quindi probabilmente abbiamo imboccato una strada sbagliata. Accanto alla repressione ci vuole “qualche altra cosa” e questo “qualche altra cosa” non si riesce a realizzarlo.

D. - Ma in concreto in questo momento di fronte agli attacchi terroristici e agli assalti alle ambasciate come ci si deve porre?
R. – Attivare tutte le capacità di ammortizzazione di questi eventi vergognosi, attraverso la capacità tra cristiani, musulmani, ebrei, gente di buona volontà, di amici della verità. Tutti devono intervenire immediatamente ed estinguere questi focolai prima che siano utilizzati da politici malintenzionati e provochino altri incendi terribili.







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