Il vicario apostolico di Beirut: il Medio Oriente ha bisogno di pace e di libertà
La situazione in Medio Oriente oggi è davvero difficile. Ma la Chiesa non perde la
speranza e il viaggio del Papa la rafforza. E’ quanto afferma il vicario apostolico
di Beirut dei Latini, mons. Paul Dahdah, al microfono di Alessandro Gisotti:
R. – Noi speriamo,
non dobbiamo mai perdere la speranza. La visita del Papa e l’Esortazione apostolica
che sarà firmata non rappresentano certo la bacchetta magica che riesce a trasformare
il nero in bianco. E’ una parola, è una voce – come quella di San Giovanni Battista
– che grida nel deserto: chi ha orecchie ascolti per vedere poi insieme cosa possiamo
mettere in pratica. Il Papa non è né un capo politico, né un capo di Stato superpotente
e molto armato per imporre la pace: la pace non si impone, la pace si offre come una
grazia. Tocca a noi essere in grado di poter ricevere questa grazia e farla fruttificare
attraverso il dialogo, l’apertura, la riconciliazione.
D. – Nella sua storica
visita Giovanni Paolo II disse che il Libano è più di un Paese, è un messaggio. Oggi
che messaggio si aspetta il Libano da Benedetto XVI?
R. – Il Papa Giovanni
Paolo II ha detto che il Libano è un messaggio, ma non è un messaggio e basta: la
sua Costituzione, la sua identità è fatta di un equilibrio di confessioni cristiane
e non cristiane e rappresenta quindi un messaggio al mondo che oggi parla di un conflitto
di culture. Lei è al corrente di quel celebre libro scritto da un americano dal titolo
“Le choc des civilitations”: tanti oggi dicono che sia impossibile che tante religioni
vivono insieme, che tante confessioni convivano insieme. Certo, ci sono degli choc,
ci sono dei conflitti – questo senz’altro – ma il dialogo è sempre possibile e si
può vivere insieme, basta che ognuno rispetti l’altro. Tutti noi sappiamo che la nostra
libertà finisce dove comincia la libertà degli altri: noi non possiamo avere tutto
in nome della maggioranza e questo sia a livello di popoli, sia a livello di religione
o di confessione. Il messaggio di questa visita del Papa e la sua Esortazione apostolica
confermano le parole di Giovanni Paolo II: se quell’Esortazione è stata un messaggio
per il mondo e il Libano, il Medio Oriente dovrebbe ora essere un messaggio anche
per l’Occidente, sia per il vecchio continente che per il nuovo, sia anche per l’Africa
dove ci sono tanti conflitti, così come in Asia. Deve far capire a tutti che possiamo
vivere insieme in pace, con rispetto e con dignità.
D. – La visita del Papa
può aiutare a rafforzare la libertà religiosa e il dialogo fra cristiani e musulmani
in Libano, ma in realtà in tutta la regione?
R. – Certo è che il Papa, in tutti
i suoi appelli e in tutti i suoi discorsi, fa appello alla libertà: una libertà equilibrata,
basata sul rispetto e sulla dignità, dovrebbe essere accettata da tutti. Se non c’è
libertà, non possiamo vivere insieme! Non possiamo lasciare che la minoranza sia vittima
della maggioranza e che la maggioranza pretenda di avere tutti i diritti, dando soltanto
quello che ritiene opportuno dare alla minoranza. Adesso si parlerà certo di libertà
e prima ancora della necessità dei diritti fondamentali dell’uomo e tra questi diritti
c’è la libertà. Forse non tutti i gruppi lo accetteranno, ma molti invece sì, perché
il bisogno profondo di questo Medio Oriente è la pace e la pace senza una libertà
condivisa non possiamo averla e non la troveremo mai!