Il Papa in Libano: vengo in Medio Oriente come pellegrino di pace, amico di Dio e
degli uomini
Il Papa è arrivato oggi nel primo pomeriggio a Beirut per il suo 24.mo viaggio apostolico
internazionale. Una visita che già dal primo discorso, nella cerimonia di benvenuto
all’aeroporto internazionale “Rafiq Hariri”, si caratterizza per la dimensione della
pace, di cui il Medio Oriente ha urgente bisogno. Benedetto XVI, che stasera firmerà
l’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente”, ha sottolineato che il modello
libanese di convivenza deve radicarsi nella presenza di Dio nella vita di ognuno.
A sottolineare la coralità dell’accoglienza al Papa, all’aeroporto erano presenti
oltre al presidente Michel Suleiman, tutte le più alte autorità dello Stato e ancora
i Patriarchi, i vescovi del Libano come anche personalità ortodosse, musulmane e della
cultura. Sull’inizio del viaggio del Papa in Libano, ascoltiamo in diretta da Beirut,
il nostro inviato Alessandro Gisotti:
In Medio Oriente
come pellegrino di pace. Benedetto XVI ha iniziato il suo viaggio in Libano all’insegna
dell’amicizia per i libanesi e per tutti i popoli della regione, senza alcuna distinzione
di credo. Una visita lungamente attesa dai libanesi e fortemente voluta dal Papa.
Quindici
anni dopo la visita di Giovanni Paolo II, è dunque risuonato all’aeroporto di Beirut
l’inno vaticano, accompagnato da quello libanese. Così come in tutte le vie principali
di Beirut sventolano bandiere vaticane assieme a quelle libanesi. A riassumere i sentimenti
di gioia di tutto il popolo del Libano, è stato il presidente Michel Suleiman nel
suo indirizzo di saluto.
Il presidente ha ricordato la visita di Giovanni Paolo
II e i legami tra Libano e Santa Sede. Voi, ha poi detto, portate la pace di Dio in
cui credono tutti i popoli di questa regione. Ed ha messo l’accento sul modello di
convivenza che il Libano rappresenta per tutto il Medio Oriente. Grande affetto per
il Papa è stato espresso fin dai primi momenti di questa visita:
Molti i fedeli,
soprattutto giovani, che già all’aeroporto hanno voluto dare il loro caloroso benvenuto
al Papa, sventolando bandiere e cantando la loro felicità per questo evento. Nel suo
discorso, il Papa ha ricordato che la motivazione principale del viaggio è la firma
dell’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”. Quindi, ringraziando quanti
si sono impegnati per la riuscita della visita, ha ricordato i legami stretti tra
Libano e Santa Sede, sottolineati anche visivamente dalla presenza della statua di
San Marone presso la Basilica di San Pietro. “E’ bello – ha detto il Papa – vedere
che dal santuario petrino, San Marone intercede continuamente” per il Libano e il
Medio Oriente. “Non dimentico – ha poi detto – gli eventi tristi e dolorosi che hanno
afflitto” il Libano per lunghi anni. Ha così indicato nel modello di convivenza del
Paese dei Cedri un esempio per tutta la regione. Ed ha ringraziato quanti si impegnano
a “ricercare vie di unità e di concordia” specie tra le comunità religiose:
“L’heureuse
convivilité toute libanaise…” “La felice convivenza tutta libanese – ha detto
– deve dimostrare a tutto il Medio Oriente e al resto del mondo che all’interno di
una nazione possono esistere la collaborazione tra le varie Chiese, tutte parti dell’unica
Chiesa cattolica, in uno spirito di comunione fraterna con gli altri”. E ancora può
esistere “la convivenza e il dialogo rispettoso tra i cristiani e i loro fratelli
di altre religioni”. Quindi, ha constatato che questo equilibrio “è estremamente delicato”.
Esso, ha aggiunto, “rischia di rompersi” quando è sottoposto “a pressioni che sono
troppo spesso di parte, interessate, contrarie ed estranee all’armonia e alla dolcezza
libanesi:
“C’est là qu’il faut faire preuve de réelle moderation…” “E’
qui – ha avvertito – che bisogna dar prova di reale moderazione e grande saggezza”.
La ragione, ha proseguito, “deve prevalere sulla passione unilaterale per favorire
il bene comune di tutti”. Il Papa ha evidenziato con forza che la vera pace è radicata
nella presenza di Dio. Il modo di “vivere insieme”, la convivenza che il Libano vuole
testimoniare, ha affermato, sarà profonda “solo se si basa su uno sguardo accogliente
e un atteggiamento di benevolenza verso l’altro, se è radicata in Dio che vuole che
tutti gli uomini siano fratelli”:
“Le fameux équilibre libanais qui veut
continuer…” “Il famoso equilibrio libanese che vuole continuare ad essere una
realtà – ha constatato – può prolungarsi grazie alla buona volontà e all’impegno di
tutti i libanesi”. Allora, ha soggiunto, sarà davvero un “modello per gli abitanti
di tutta la regione e per il mondo intero”. E tuttavia, ha ribadito, “non si tratta
di un’opera solamente umana, ma di un dono di Dio che occorre domandare con insistenza,
preservare a tutti i costi e consolidare con determinazione”.
“Je viens
au Liban comme un pélerine de paix…” “Vengo in Libano – ha detto il Papa –
come pellegrino di pace, come amico di Dio e come amico degli uomini”. Ed ha assicurato
che sono nelle sue preghiere i dolori dei tanti che soffrono nella regione del Medio
Oriente. Anche per loro, ha affermato, “vengo come pellegrino di pace”:
“Salami-O
Tikum. Je vous donne ma paix…” “Vi do la mia pace, dice Cristo”, ha affermato
in arabo il Papa. E al di là del Libano, ha aggiunto, “vengo idealmente anche in tutti
i Paesi del Medio Oriente come pellegrino di pace, come amico di Dio e come amico
di tutti gli abitanti di tutti i Paesi della regione, qualunque sia la loro appartenenza
e il loro credo”.