Il Papa ai cristiani del Medio Oriente: non abbiate paura, la Chiesa è con voi
Benedetto XVI ha firmato venerdì sera l’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia
in Medio Oriente” nella basilica greco-melkita di St. Paul ad Harissa, vicino Beirut.
Il Papa ha levato un appello affinché i cristiani della regione siano liberi di testimoniare
la loro fede e li ha incoraggiati a non avere paura e a far vincere l’amore sull’odio.
Nel primo pomeriggio, nella cerimonia di benvenuto all’aeroporto “Rafiq Hariri” di
Beirut, il Papa aveva sottolineato di essere venuto in Libano come “pellegrino di
pace” per tutto il Medio Oriente. Da Beirut, il servizio del nostro inviato, Alessandro
Gisotti:
“Non temere
piccolo gregge” del Medio Oriente, la Chiesa è con te. Ad Harissa, cuore cristiano
e mariano del Libano, si è levato il vibrante appello del Papa per i cristiani della
regione. Un invito alla speranza che contraddistingue l’Esortazione apostolica “Ecclesia
in Medio Oriente” firmata stasera dal Papa nella basilica greco-melkita di St. Paul.
Una
cerimonia suggestiva con il Papa che, nell’abbraccio dei Patriarchi del Medio Oriente,
ha voluto testimoniare la comunione dei cristiani della regione. Nell’odierna Festa
dell’Esaltazione della Croce, circostanza “provvidenziale”, il Papa ha affermato che
l’Esortazione va proprio letta alla luce della Croce che è segno “dell’amore incondizionato
di Dio per l’uomo”. Ed ha sottolineato che tutta la Chiesa ascolta il “grido ansioso”
e lo “sguardo disperato” di tanti uomini e donne del Medio Oriente “che vivono forti
tensioni nella paura e nell’inquietudine e che vogliono seguire Cristo”. Al tempo
stesso, ha espresso ammirazione per i cristiani del Medio Oriente, per il coraggio
della loro fede:
“Eglises au Moyen-Orient, soyez sans crainte…”
“Chiese
del Medio Oriente – è stata l’esortazione del Papa – non temete perché il Signore
è veramente con voi fino alla fine del mondo”. Non temete, ha soggiunto, “perché la
Chiesa universale vi accompagna con la sua vicinanza umana e spirituale”. Ed ha osservato
che, “con i suoi appelli al dialogo”, l’Esortazione apostolica vuole “celebrare la
vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta, del servizio sul dominio,
dell’umiltà sull’orgoglio, dell’unità sulla divisione”.
“Telle est la folie
de la Croix: celle de savoir convertir…” “Questo – ha detto – è la follia della
Croce: quella di saper convertire le nostre sofferenze in grido d’amore verso Dio
e di misericordia verso il prossimo; quella di saper anche trasformare degli esseri
attaccati e feriti nella loro fede e nella loro identità in vasi d’argilla” colmati
dall’abbondanza dei doni divini. Quindi, richiamando quanto fatto dall’imperatore
Costantino, ha levato un “appello pressante” a porre degli atti concreti per “far
uscire i cristiani dalla discriminazione per permettere loro di vivere apertamente
e liberamente la loro fede” in Cristo. Il Pontefice non ha poi mancato di riferirsi
al modello libanese di convivenza:
“L’heureuse cohabitation de l’Islam et du
Christianisme…” “La felice coabitazione dell’Islam e del Cristianesimo, due religioni
che hanno contribuito a formare delle grandi culture – ha detto - fa l’originalità
della vita sociale, politica, e religiosa nel Libano. Non ci si può che rallegrare
di questa realtà che bisogna assolutamente incoraggiare. Affido questo desiderio ai
responsabili religiosi del vostro Paese”. Il saluto al Papa, all’inizio della cerimonia,
è stato indirizzato dal Patriarca greco-melkita Gregorios Laham, che ha chiesto con
forza la risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese. Il Patriarca ha sottolineato
che il riconoscimento di uno Stato palestinese sarebbe un dono prezioso per il mondo
arabo. Per tutti, musulmani e cristiani. Ed ha ringraziato la Santa Sede per la sua
posizione coraggiosa sulla questione, nel segno della giustizia e della verità.
La
prima giornata di Benedetto XVI in Libano era iniziata con la cerimonia di benvenuto
all’aeroporto “Rafiq Hariri” di Beirut. Una cerimonia alla presenza delle massime
autorità dello Stato e di personalità religiose cristiane e musulmane, nella quale
il Papa ha ricevuto il primo caloroso abbraccio dei fedeli, soprattutto giovani. Nel
suo intervento, il Pontefice ha messo l’accento sulla “felice convivenza” libanese,
che, ha detto, deve dimostrare a tutto il Medio Oriente e al resto del mondo che “all’interno
di una nazione possono esistere la collaborazione tra le varie Chiese” e “la convivenza
e il dialogo rispettoso tra i cristiani e i loro fratelli di altre religioni”. La
convivenza che il Libano vuole testimoniare, ha soggiunto, sarà profonda solo “se
è radicata in Dio che vuole che tutti gli uomini siano fratelli”. Quindi, ha concluso
il suo discorso con una sottolineatura sulla dimensione della pace del suo viaggio:
“Je
viens au Liban comme un pélerine de paix…” “Vengo in Libano – ha detto il Papa
– come pellegrino di pace, come amico di Dio e come amico degli uomini”. E al di là
del Libano, ha aggiunto, “vengo idealmente anche in tutti i Paesi del Medio Oriente
come pellegrino di pace”, “come amico di tutti gli abitanti di tutti i Paesi della
regione, qualunque sia la loro appartenenza e il loro credo”.