Il nunzio in Libano: il Papa porta la speranza a tutto il Medio Oriente
Sul viaggio del Papa, il nostro inviato Alessandro Gisotti ha intervistato
il nunzio apostolico in Libano, mons. Gabriele Caccia:
R. - Fin dal
giorno di Pasqua, quando in tutte le chiese e in tutto il Paese è risuonato l’annuncio
della visita del Papa, c’è stato un grande entusiasmo. Era quasi commovente arrivare
in questi giorni a Beirut -voi lo avete fatto- e vedere quante bandiere del Vaticano,
del Libano, quante gigantografie del Papa, sono presenti in tutte le strade, negli
angoli, sulle case … C’è stata una preghiera intensa da parte della Chiesa, una novena.
In questi giorni, si sono radunate in diverse zone del Libano diverse centinaia di
migliaia di persone per pregare per la riuscita di questa visita. L’altra sera, un
grande incontro nella città di Beirut, quattro processioni: due provenienti dai quartieri
musulmani, due provenienti dai quartieri cristiani, per ritrovarsi insieme attorno
alla figura di Maria, venerata certamente dai cristiani specialmente del Libano, -
il Libano è pieno di questi santuari - ma rispettata anche dai musulmani. È una particolarità
del Libano che ha voluto decretare il 25 marzo come festa nazionale, per permettere
sia ai cristiani che ai musulmani, di avere qualcosa in comune per essere insieme
proprio attorno alla Vergine. Dunque, c’è un grande entusiasmo; un entusiasmo che
si vede, si sente, ed è bello pensare che il Santo Padre ha scelto proprio come espressione,
slogan di questa sua visita “Pax vobis”, “salaam alaykum” come amano dire qui in tutta
la regione, “La pace sia con te”, è diventato anche un saluto quotidiano. Ma più che
questo, è il saluto del Signore risorto, e la gioia della presenza del Signore in
mezzo a noi, che riconforta non solo i cristiani nella loro fede, ma anche i libanesi
che la via della pace è la via possibile, è la via che porta a dei risultati e alla
gioia.
D. - Lei ha visto passo dopo passo la preparazione di questo viaggio
apostolico in Libano. Cosa l’ha colpita di più in questi mesi?
R. - Innanzi
tutto devo dire che c’è stata una grandissima disponibilità, sia da parte del governo,
sia da parte delle Chiese. Abbiamo avuto delle testimonianze importanti da parte di
tutta la componente musulmana: sunniti, sciiti, drusi, alawiti. Si è visto come il
Santo Padre sia percepito come un uomo di tutti. Questa è la cosa più bella e più
significativa; ed è bello pensare che il messaggio cristiano ispira gioia, porta speranza
per tutta la popolazione, ed è quindi un messaggio che va un po’ controcorrente. Spesso
si parla si scontro di civiltà, di divisione. No, è possibile vivere insieme e non
è solo un’utopia, un desiderio; già avviene. Per esempio qui, in questo piccolo Paese,
che però ha un’enorme potenzialità per tutta la regione.
D. - Da ultimo, la
visita del Papa è in Libano, ma è per tutto il Medio Oriente. L’Esortazione Apostolica
è per tutta la regione. Quali potranno essere i frutti più importanti, anche i più
duraturi, per l’intera regione del Medio Oriente?
R. - Penso che è importante
sapere e ricordare, che i cristiani in Medio Oriente non sono arrivati con i missionari
a seguito di imperi coloniali. I cristiani sono qui da quando è nato il cristianesimo.
Fanno parte della società orientale, hanno costruito, insieme agli altri, il volto
di questa società. Dunque penso sia bene ricordare il ruolo che i cristiani hanno
sempre giocato in queste regioni, e che ancora sono chiamati a svolgere nel futuro.
Penso che il Medio Oriente ha iniziato un cammino di cui ancora non sappiamo l’esito,
ma certamente ci sono molte speranze, molte attese, per avere delle società in cui
i valori della dignità della persona, della libertà, della non discriminazione, siano
valori comuni per tutti. Penso che l’Esortazione aiuterà a camminare insieme in questa
direzione.