Il dramma di oltre 5mila lavoratori migranti filippini nell'inferno siriano
Un gruppo di 263 donne migranti filippine sono riuscite a fuggire dalla Siria, dove
lavoravano da alcuni anni come domestiche e badanti. Molte di loro hanno visto i datori
di lavoro morire davanti ai loro occhi. Il gruppo è arrivato lo scorso 11 settembre
all'aeroporto di Manila, dopo diverse settimane di trattativa fra Ambasciata filippina,
International Organization for Migration (Iom) e governo siriano. Secondo stime dell'Iom
vi sono almeno 5mila migranti filippini, soprattutto donne, ancora in Siria. Di questi
- riferisce l'agenzia AsiaNews - solo 1000 hanno fatto richiesta di rimpatrio immediato,
gli altri hanno scelto di restare. Ruth Pana, giovane domestica di 29 anni, lavorava
come baby-sitter per una famiglia benestante di Damasco. I figli più grandi dei datori
di lavoro erano attivisti dell'opposizione e sono stati uccisi in una recente manifestazione
contro il regime. Nelle scorse settimane l'esercito ha attaccato la loro abitazione
per stanare alcuni ribelli che si erano appostati nel cortile di casa. Per sfuggire
al fuoco incrociato di miliziani e militari Pana e la famiglia siriana si sono rifugiate
in uno scantinato dei vicini. "Quando l'esercito si è allontanato - racconta - il
terreno era pieno di cadaveri, c'erano corpi ovunque". Secondo Albert del Rosario,
ministro degli Affari esteri filippino, nei prossimi giorni verranno rimpatri altri
600 lavoratori che hanno preso contatti con l'ambasciata e gli operatori dell'Iom.
Dal marzo 2011, sono oltre 2mila i lavoratori filippini residenti in Siria che hanno
scelto di tornare in patria. (R.P.)