Il Papa oggi in Libano. Il patriarca Raï: porterà una primavera cristiana in Medio
Oriente
E' tutto pronto a Beirut che si appresta ad accogliere oggi Benedetto XVI per il suo
24.mo viaggio apostolico internazionale. La visita in Libano, quindici anni dopo quella
di Giovanni Paolo II, avviene in occasione della firma dell’Esortazione apostolica
“Ecclesia in Medio Oriente”. Tante le dimensioni di questa visita di tre giorni dall’incoraggiamento
ai fedeli della regione ad un rinnovo della speranza dei giovani; dal dialogo ecumenico
a quello islamo-cristiano. E su tutto la dimensione della pace, come ci riferisce
il nostro inviato a Beirut, Alessandro Gisotti:
“La pace sia
con voi”: il motto del viaggio del Papa, declinato in più lingue, campeggia in tutte
le vie principali di Beirut, vestita a festa per l’arrivo di Benedetto XVI. Poster
giganti del Papa e bandiere vaticane sono presenti in ogni quartiere della capitale
libanese, compresi quelli a maggioranza musulmana. Pace è la parola che più frequentemente
viene associata dai libanesi a questa visita del Papa. E di pace questa terra ha urgente
bisogno. Lo ricordano i palazzi di Beirut crivellati durante la guerra civile nel
Paese, che restano in piedi accanto ai nuovi grattacieli che cambiano di continuo
il profilo della città. Lo ricordano le distanze geografiche: la Siria, sconvolta
dalla guerra, dista solo poche decine di chilometri da Beirut. Il Libano, mosaico
di religioni e culture, attende dunque con trepidazione il Papa. E proprio con questo
spirito di convivenza e dialogo si è svolta ieri nella capitale libanese una veglia
di preghiera per dare il benvenuto al Papa, alla quale hanno preso parte giovani cristiani
e musulmani. Uniti nel ribadire le ragioni del dialogo e del rispetto reciproco. Proprio
i giovani aspettano con particolare emozione l’incontro con il Papa: una piccola Gmg
del Medio Oriente che avrà come cornice il piazzale antistante il Patriarcato maronita
di Bkerké. Intanto fervono gli ultimi preparativi nei luoghi che ospiteranno gli eventi
papali dalla basilica greco-melkita di Saint Paul dove verrà firmata l’Esortazione
apostolica per il Medio Oriente al City Center Waterfront di Beirut dove si svolgerà
la grande Messa a conclusione del viaggio. “Il Libano – aveva detto Giovanni Paolo
II 15 anni fa – è più di un Paese, è un messaggio”. E oggi il Libano attende Benedetto
XVI, messaggero di pace e di speranza. Tra tanta gioia, si registra purtroppo anche
un atto di vandalismo a danno della chiesa armena cattolica di Santa Croce nel quartiere
Zalka di Beirut. In un comunicato, il Patriarcato armeno cattolico rende noto che
sono state rovinate delle immagine sacre ed è stata danneggiata una statua di Santa
Rita. Le autorità competenti hanno aperto un’inchiesta su quanto successo. Un fatto
riprovevole che tuttavia non rovina il clima di festa e speranza che accompagna queste
ore prima dell’arrivo del Papa.
Ma cosa rappresenta questo viaggio per
il Libano e per il Medio Oriente? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al patriarca
maronita Béchara Boutros Raï:
R. - Riguardo
al Libano, la visita del Santo Padre darà una bella immagine del Paese, cioè come
una terra di incontro, non una terra di guerra. Perché, sfortunatamente, in genere
i mass media parlano del Libano come se fosse una terra di violenza e di guerre. Venendo,
il Papa dimostrerà al mondo che si tratta di un Paese totalmente diverso: un Paese
di pace e di incontro. Darà poi un incoraggiamento a tutte le popolazioni del Medio
Oriente, siano esse cristiane, musulmane o altro, perché per loro il Papa dirà una
parola di speranza e metterà in rilievo anche il valore di questi Paesi del Medio
Oriente, la loro storia, e la presenza cristiana che c’è da duemila anni. I cristiani
hanno avuto il loro ruolo importante, hanno portato la cultura del Vangelo alle culture
locali … Quindi, questo Medio Oriente che vive un travaglio di avvenimenti, cerca
una primavera di democrazia, di libertà, di diritti dell’uomo. Il Papa porterà un
grande contributo sia con la sua presenza, sia con i suoi discorsi, sia anche tramite
l’Esortazione apostolica. Per noi cristiani del Medio Oriente, sarà un cammino verso
una primavera cristiana perché porterà il rinnovamento della vita ecclesiale e cristiana.
Inoltre, ritengo che la Primavera araba, tanto desiderata e di cui tanto si parla,
arriverà come frutto del contributo di una primavera cristiana.
D. – Quale
contributo potrà dare alla Chiesa del Medio Oriente l’Esortazione apostolica post-sinodale?
R.
– Prima di tutto, il documento parlerà dei problemi, delle sfide, porterà delle soluzioni,
aprirà orizzonti di speranza. Noi, come Chiese, avremo il nostro incontro – prima
tra i patriarchi e i vescovi cattolici, poi con gli ortodossi – per vedere insieme
come applicare l’Esortazione apostolica e impostare una comune strategia di apostolato
che poi dovremo comunicare ai nostri fratelli musulmani perché loro hanno sempre paura
che si tratti di questioni politiche: no, non è così! Già il titolo – “Comunione e
testimonianza” – già di per sé porta tutto quello che darà tranquillità ai musulmani.
Poi, le dirò, i primi ad acquistare l’Esortazione apostolica saranno proprio i musulmani,
perché sono molto interessati. Io penso – sono sicuro! – che l’Esortazione apostolica
sia un dono della Divina Provvidenza in questo momento storico che il Medio Oriente
sta attraversando. Per me, questa Assemblea speciale per il Medio Oriente è stata
profetica. Infatti, se ricordate, appena terminata l’Assemblea sinodale del 2010,
sono iniziati i noti avvenimenti in diversi Paesi arabi. Vuol dire che questa Assemblea
è stata provvidenziale, e per questo io dico che si tratta di una “primavera ecclesiale
e cristiana”, che sarà la via per la Primavera araba. Una Primavera araba attraverso
la guerra, la violenza, la distruzione non arriva ad una vera primavera. Ma la primavera
dello Spirito, che parla adesso alle Chiese del Medio Oriente. Tutto questo è l’Esortazione
apostolica: ciò che dice lo Spirito oggi alle Chiese del Medio Oriente. E questa sarà
la Primavera!
D. – Il Papa ha detto: “Questa visita in Libano è sotto il segno
della pace”. Quanto la sua presenza – anche soltanto la sua presenza e la sua parola
– potrà aiutare a costruire nuove vie di pace per tutto il Medio Oriente?
R.
– Già la figura del Papa trasmette tranquillità e pace nel cuore; e poi, il suo messaggio
caloroso, che porterà insieme con principi ed indicazioni di pace, sarà apprezzato
tanto, tanto da tutti. Non solo dai cristiani: anche dai musulmani. I musulmani sono
davvero entusiasti per la visita del Papa …