Due nuovi attacchi ai danni dei cristiani sono avvenuti negli ultimi giorni in Karnataka
e Madhya Pradesh, in India. Entrambe le località, come riferisce l'agenzia AsiaNews,
sono amministrate dal partito ultranazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp).
Il primo incidente risale al 5 settembre, quando il rev. Damodara, della Chiesa pentecostale
Parishudda Prathanalaya, guidava un servizio di preghiera. Alcuni radicali indù hanno
aggredito il pastore e i fedeli presenti e chiamato poi la polizia accusando i cristiani
di conversioni forzate. Arrivati sul posto, prima di arrestare il reverendo, anche
gli agenti hanno picchiato i fedeli riuniti. Il secondo caso invece è del 7 settembre.
Il reverendo Pargy è stato fermato da un gruppo di radicali. Consegnato alla polizia,
il reverendo è stato accusato di criticare in pubblico l’induismo e di costringere
la gente a bere sangue di mucca, animale sacro nell’induismo. “Negli Stati indiani
dove governa il Bjp si chiudono gli occhi dinanzi alle atrocità contro i cristiani”,
commenta Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians. “L’India
– prosegue George – è un Paese laico. Questo significa che protegge tutte le religioni
in modo uguale, e non eleva nessun credo a religione di Stato. Eppure, a oltre 60
anni dall’indipendenza e dalla proclamazione della nostra Costituzione, alcune comunità
di minoranza, come quella cristiana, vivono una crescente intolleranza, aggressioni
e gravi discriminazioni”. (L.P.)