In Siria continuano i combattimenti tra esercito e ribelli in tutto il Paese, mentre
cresce l’emergenza umanitaria e sono ormai oltre 250 mila i profughi siriani che hanno
trovato rifugio in Giordania, Libano, Iraq e Turchia. Intanto, è stallo sul piano
diplomatico in attesa delle nuove iniziative del mediatore Brahimi. Il servizio di
Marina Calculli:
Gli scontri
tra l’esercito e le forze di opposizione riprendono ad Aleppo. Qui i ribelli rivendicano
di aver liberato la città e hanno perfino istituito un tribunale islamico per risolvere
le controversie tra i cittadini. Ma le martellanti bombe che l’aviazione continua
a far piovere su Aleppo fanno comprendere quanto la partita sia ancora aperta. Ieri
i combattimenti sono arrivati sin nel cuore della città vecchia, nel centro storico
e commerciale di quello che fino a pochi mesi fa era il più importante crogiolo economico
della Siria. Ma anche a Damasco, nel quartiere di Maizzeh non c’è tregua così come
nei dintorni della capitale e nel nord, nelle due provincie storicamente ribelli di
Deir al-Zor e Homs. Secondo i comitati di coordinamento locale le vittime di ieri
hanno di gran lungo superato il centinaio. Intanto Lakhdar Brahimi, delegato internazionale
per la Siria succeduto in questo ruolo a Kofi Annan, annuncia che presto si recherà
a Damasco per incontrare personalmente il presidente Assad. Mentre i servizi di intelligence
francesi ammettono di aver avuto un ruolo cruciale nel favorire le defezioni di generali
e politici.