Amnesty: comunità Rom ancora discriminate in Italia
Una modifica urgente delle leggi, delle politiche e delle prassi discriminatorie che
continuano ad emarginare le comunità Rom in Italia: a chiederlo è Amnesty International
che ieri ha presentato a Roma il documento: “Ai margini: sgomberi forzati e segregazione
dei rom in Italia'. "Il governo italiano non sta tenendo fede ai suoi obblighi internazionali
e agli impegni assunti di fronte alla Commissione europea", sostiene Elisa De Pieri,
ricercatrice di Amnesty. Adriana Masotti l’ha intervistata:
R. - Noi
abbiamo documentato violazioni del diritto all’alloggio adeguato dei rom già a partire
dal 2009-2010. La ricerca che pubblichiamo oggi, si concentra sul periodo che va dal
termine dell’ “Emergenza nomadi” - novembre del 2011- fino ad oggi. Quello che abbiamo
trovato è che continuano ad esserci sgomberi forzati lasciando le persone senza tetto,
chiusure di campi autorizzati e cosiddetti “tollerati”, con procedure che violano
gli standard internazionali degli sgomberi. Inoltre i rom rimangono segregati in campi
etnicamente chiusi, quindi soltanto per loro, e abbiamo rilevato anche una sostanziale
esclusione anche dall’accesso alle case popolari. In aggiunta, questo governo non
ha provveduto a fornire un risarcimento, una riparazione adeguata, ai rom che hanno
subito violazioni dei loro diritti durante l’ “Emergenza nomadi”, come espressamente
richiesto anche dal Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale nel
mese di marzo.
D. - Ad essere dunque sotto accusa, in particolare, sono gli
sgomberi forzati delle famiglie rom sia da campi autorizzati, ma che ad un certo punto
si decide di chiudere, sia da campi abusivi. Quali sono gli effetti di questi sgomberi?
R.
- Lo sgombero di un campo comporta molto spesso che le persone sgomberate, vengano
lasciate effettivamente senza tetto, perché in molti casi non viene neanche offerto
un alloggio di emergenza. Quando viene offerto, viene offerto solo a donne e bambini.
Inoltre le persone non vengono avvertite dello sgombero che spesso può avvenire in
condizioni meteorologiche difficili. Ci sono svariati standard che devono essere rispettati,
affinché uno sgombero sia legittimo.
D. - Voi parlate di diritto per i rom
ad un alloggio adeguato. Ma questo diritto è di tutti, anche di un cittadino italiano
che non può permetterselo. Qual è la differenza?
R. - Assolutamente sì. Il
diritto ad un alloggio adeguato è di tutti. Ci sono indubbiamente cittadini italiani
non rom, perché ci sono anche cittadini italiani rom, che hanno problemi ad accedere
a questo diritto, e quindi su questo non ci sono dubbi. Però, la nostra ricerca si
concentra sulle violazioni che subiscono in particolare i rom, perché in Italia sembra
evidente che la violazione del diritto ad un alloggio adeguato per loro è sistematica
e prosegue da molti anni. Si manifesta non solo negli sgomberi forzati, ma anche nella
segregazione etnica abitativa in campi e in questa esclusione dall’accesso all’edilizia
residenziale pubblica. Noi non contestiamo che altri abbiano il diritto ad un alloggio
adeguato, anzi, soltanto rileviamo che per i rom in Italia, questo è un problema molto
significativo.
D. - Ci sono delle storie burocratiche che impediscono loro
di concorrere alle graduatorie per gli alloggi popolari, ad esempio?
R. - Sì.
Ad esempio, i rom che vivono in insediamenti informali sono tra le persone, tra le
famiglie, che hanno bisogno più disperato, più urgente di una casa popolare. Queste
persone sono proprio quelle che non possono neanche presentare la domanda, perché
questo richiede dire che si vive ad un indirizzo con un numero civico, e queste persone
non hanno numero civico. Ovviamente non chiediamo una corsia preferenziale per i rom,
però vogliamo che possano mettersi in lista a pari merito di tutti gli altri, quindi
con la rimozione di quei requisiti che hanno un effetto indirettamente discriminatorio
su di loro.