2012-09-10 14:26:41

Mali: uccisi 16 fondamentalisti. Si acuisce il conflitto tra governo e ribelli tuareg


Ancora tensioni in Mali. Domenica 16 appartenenti di una setta fondamentalista islamica sono stati uccisi dall'esercito di Bamako a nord-est della capitale. I militari hanno aperto il fuoco dopo che il veicolo su cui i 16 viaggiavano non si è fermato ad un posto di controllo. Un episodio che rilancia il confronto armato tra il governo centrale e il nord, conquistato a gennaio, da gruppi tuareg fondamentalisti, proprio nel giorno della morte in Mali del leader di Al Qaeda nel Sahara. Quali le vie d’uscita a questa crisi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Enrico Casale, africanista della rivista dei gesuiti “Popoli”:RealAudioMP3

R. – Di uscite pacifiche temo che per il momento non ce ne siano. Il governo di Bamako ha richiesto la scorsa settimana l’intervento di una forza militare dell’Ecowas, la Comunità degli Stati dell’Africa occidentale, per lanciare un’offensiva verso il Nord e riprendere le regioni che sono state occupate a partire da gennaio. Quindi, temo che possa addirittura esserci una ripresa del conflitto.

D. – Che cosa può aver scatenato una reazione così violenta da parte dell’esercito? Forse il timore di inserimenti fondamentalisti o di Al Qaeda all’interno dei gruppi musulmani nel Nord?

R. – L’incidente è a mio parere un incidente di frontiera, nel quale i soldati dell’esercito maliano hanno sparato contro un convoglio che ritenevano potesse minacciarli. In realtà, però, non si sa bene se sia soltanto un convoglio isolato oppure forse un tentativo di invadere le regioni centrali da parte delle forze fondamentaliste, che attualmente governano le regioni del Nord del Mali.

D. – Tra l’altro, è giunta la notizia della morte in un incidente del leader di Al Qaeda, noto con il nome “Emiro del Sahara”. Questo vuol dire che la rete terroristica ha messo gli occhi sul Mali e su altri Paesi, che sono in fase di forte destabilizzazione?

R. – Certamente, ma la morte dell’emiro segnala non solo la presenza di Al Qaeda, ma anche, oltre al movimento di liberazione dell’Mnla, gruppo fondamentalmente laico che ha dato l’avvio all’offensiva contro Bamako, nel Nord del Mali, si stanno affermando sempre di più formazioni di carattere fondamentalista islamico, jihadista, con diverse componenti: tuareg, straniere e popolazioni di etnia africana.

D. – Quali le ricadute di questa situazione sulla popolazione civile, che in questi casi, come al solito, paga sempre il prezzo più alto?

R. – Non solo paga il prezzo più alto in termini di privazioni della propria libertà di movimento, della possibilità di vivere in modo sereno, ma anche di professare un Islam che al Nord del Mali è sempre stato molto tollerante, molto aperto verso le altre culture, forse perché quell’area era un’area di grande transito, di grandi commerci, in cui s’incontravano culture molto diverse. Segnalo anche che fino ad alcuni secoli fa esistevano fiorenti comunità ebraiche e cristiane. Quindi, è sempre stato un luogo d’incontro. Questa guerra porta, invece, allo scontro tra componenti diverse e fondamentaliste, che in parte arrivano anche dall’estero.







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