Hong Kong: vittoria dei democratici. Il governo cede sulla riforma scolastica
Dopo aver ottenuto l'eliminazione delle classi di "educazione nazionale", la popolazione
del Territorio ha votato la nuova legislatura e ha scelto un governo democratico.
Anche se i risultati del voto non sono ancora ufficiali, le proiezioni danno ai partiti
pro-democrazia almeno 40 dei 70 seggi in ballo, ovvero tutti quelli per i quali era
possibile votare: gli altri sono decisi dalle corporazioni economiche e politiche.
L'opposizione avrebbe ottenuto 18 seggi elettivi, mentre lo schieramento che sostiene
il capo dell'esecutivo Leung Chun-ying si sarebbe assicurato i 17 rimanenti. Sono
ancora in ballo i cinque "superseggi" eletti da una vasta fetta di popolazione e i
35 eletti dalla "functional costituences", le corporazioni professionali. In entrambi
i settori l' opposizione sarebbe in leggero vantaggio, cosa che le dovrebbe permettere
di raggiungere lo soglia dei 24 deputati con i quali mantiene il diritto di veto sulle
principali decisioni politiche. In ogni caso i risultati e l'afflusso elettorale dimostrano
la voglia di democrazia del Territorio, che aspetta da anni il suffragio universale
che Pechino non vuole assolutamente concedere. A perdere terreno - riferisce l'agenzia
AsiaNews - è il Partito democratico che, nonostante guidi l'opposizione da almeno
10 anni, ieri avrebbe ottenuto solamente 4 seggi. Il presidente Albert Ho ha ammesso
la debacle e si è dimesso: "Credo che quello che abbiamo fatto nel 2010 sia utile
al popolo di Hong Kong e abbia il sostegno generale. Ma i risultati parlano chiaro
e io chiedo scusa a tutti". I democratici sono riusciti a ottenere un altro grande
risultato: dopo l'enorme manifestazione dello scorso 8 settembre, in cui la popolazione
guidata dal cardinale Joseph Zen ha chiesto al governo di rimuovere le classi di "educazione
nazionale", l'esecutivo ha fatto marcia indietro e ha annunciato che queste saranno
"opzionali". Lo ha annunciato lo stesso Leung Chun-ying: "Saranno gli istituti scolastici
a decidere quando e come introdurre l'educazione morale e nazionale nell'ambito del
corso di studi". Nonostante gli annunci, gli studenti che sono da diversi giorni in
sciopero della fame restano mobilitati: "Le linee guida sono ancora là. I cittadini
dovranno monitorare le scuole e l'esecutivo a lungo termine e questo sarà un compito
molto noioso e duro. La popolazione di Hong Kong non può spendere ogni minuto della
propria vita per difendere i propri figli da un sistema educativo politicamente parziale".
(R.P.)