Non rassegnarsi alla violenza: così il Papa all'Angelus sul prossimo viaggio in Libano
Non rassegnarsi alla violenza e all’esasperarsi delle tensioni: è l'esortazione lanciata
domenica all'Angelus dal Papa che ha ricordato il suo imminente viaggio in Libano
e il dolore delle popolazioni in tutto il Medio Oriente. Nelle parole di Benedetto
XVI anche la riflessione sul Vangelo della liturgia domenicale con l’invito a liberarsi
dal peccato che rende sordi e muti. E poi un incoraggiamento per gli sforzi di dialogo
in Colombia. Il servizio di Fausta Speranza:
"J’aurai
l’heureuse occasion de rencontrer le peuple libanais..." “Avrò la felice
occasione di incontrare il popolo libanese e le sue autorità, oltre ai cristiani di
questo caro Paese e quelli provenienti dai Paesi vicini. Non ignoro la situazione
spesso drammatica vissuta dalle popolazioni di questa regione da troppo tempo straziata
da incessanti conflitti”. Così Benedetto XVI nei saluti dopo l’Angelus, in francese,
parla del suo imminente viaggio in Libano, ricordando che firmerà l’Esortazione apostolica
post-sinodale, frutto dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei
Vescovi, svoltosi nell’ottobre del 2010. Da Benedetto XVI parole forti sull’angoscia
di molti:
"Je comprends l’angoisse de nombreux Moyen-orientaux plongés
..." “Comprendo – dice - l’angoscia dei molti medio-orientali quotidianamente
immersi in sofferenze di ogni tipo, che affliggono tristemente, e talvolta mortalmente,
la loro vita personale e familiare”. In particolare un “preoccupato pensiero” per
coloro che, “alla ricerca di uno spazio di pace, abbandonano la loro vita familiare
e professionale e sperimentano la precarietà degli esuli”. “Sembra difficile trovare
delle soluzioni”, riconosce il Papa che però con forza ribadisce che “non ci si può
rassegnare alla violenza ed all’esasperazione delle tensioni”. Il Papa raccomanda:
“L’impegno per un dialogo e per la riconciliazione deve essere prioritario per tutte
le parti coinvolte, e deve essere sostenuto dalla comunità internazionale, sempre
più cosciente dell’importanza per tutto il mondo di una pace stabile e durevole nell’intera
regione”. “Il mio viaggio apostolico in Libano, e per estensione nel Medio Oriente
nel suo insieme, - aggiunge - si colloca sotto il segno della pace, facendo riferimento
alle parole del Cristo: “Vi dò la mia pace”.
Sempre all’Angelus il Papa spiega
il senso più profondo della guarigione del sordomuto operata da Gesù e riportata dall’odierno
vangelo. Per guarire il sordomuto – ricorda - Gesù pronuncia la parola ‘effatà’, che
significa ‘apriti’. Il sordomuto prima “era chiuso, isolato, per lui era molto difficile
comunicare” – spiega il Papa - e poi la guarigione fu per lui un’«apertura» agli altri
e al mondo”. E dunque Benedetto XVI spiega “che la chiusura dell’uomo, il suo isolamento,
non dipende solo dagli organi di senso”.
“C’è una chiusura interiore,
che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il cuore”.
E’
proprio questo che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere
pienamente la relazione con Dio e con gli altri.
“Egli si è fatto uomo
perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare
la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare
a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri”.
Per
questo motivo – ricorda - la parola e il gesto dell’effatà sono stati inseriti nel
Rito del Battesimo.
Tra i saluti in varie lingue, in inglese il pensiero del
Papa ai pellegrini legati all’Università di Maria negli Stati Uniti. In spagnolo un
incoraggiamento particolare ai dialoghi in corso tra il governo colombiano e le Forze
Armate Rivoluzionarie, con la partecipazione di delegati stranieri, per cercare di
porre fine agli scontri da decenni in Colombia, con l’auspicio che si proceda sulla
via del perdono e della riconciliazione nella ricerca del bene comune. In polacco,
l’annuncio della II Settimana dell’Educazione che, per iniziativa della Conferenza
dell’Episcopato Polacco, inizierà tra poco in Polonia, con l’augurio che “essa ravvivi
la cooperazione tra la famiglia, la scuola e la Chiesa, per garantire ai bambini e
ai giovani una solida formazione intellettuale, culturale, spirituale e cristiana”.
Poi, un cordiale saluto ai cattolici e a tutti i cittadini del Kazakhstan, dove il
Papa ricorda che il Cardinale Sodano, quale suo Legato, celebra oggi la Dedicazione
della nuova Cattedrale di Karaganda, e ai fedeli di Leopoli dei Latini, in Ucraina,
che ieri, alla presenza dell’altro Legato del Papa, il Cardinale Tomko, hanno commemorato
il sesto centenario della fondazione di quella Arcidiocesi. Infine un saluto con affetto
ai pellegrini di lingua italiana, in particolare la comunità del Seminario Minore
di Padova, il gruppo parrocchiale di Petrella Tifernina, il Coro «La Preara» di Lubiara
di Caprino Veronese, l’Associazione «Calima» di Orzinuovi e il Rotary Club di Acireale.