Lettera pastorale del cardinale Scola: scoprire il Dio vicino
“Senza Gesù Cristo non c’è salvezza”, anche in un tempo segnato “dalle strabilianti
scoperte delle biotecnologie, dalle complessità sociali del rapporto fra politica,
economia e finanza, dal massiccio fenomeno del meticciato di culture e di civiltà”.
È quanto afferma il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nella sua
Lettera pastorale "Alla scoperta del Dio vicino" – presentata nella Festa della Natività
di Maria - che contiene gli orientamenti per il nuovo anno pastorale della diocesi,
2012-2013, nell'Anno della Fede. Fabio Colagrande gli ha chiesto di spiegare
la scelta dell’espressione “Dio vicino”, utilizzata dal Papa nel suo discorso alla
Scala di Milano, il primo giugno scorso:
R. - Questa
espressione dice una realtà molto grande che tante volte noi rimuoviamo. Diceva un
grande poeta che Dio è sempre a un millimetro da ogni uomo. Un millimetro cos’è? Quasi
nulla. Eppure noi rischiamo di non accorgerci. Allora la scoperta del Dio vicino,
la scoperta di questa straordinaria, formidabile compagnia che la Trinità ha voluto
farci nel Signore Gesù che è con noi permanentemente, è come un invito a tutti: ai
battezzati, un po’ dimentichi di misurarsi con questa vicinanza, a quanti dicono di
non credere, di provare a vedere se la domanda di senso, cioè di significato, di direzione
e di cammino che hanno nel cuore, non li conduca alla scoperta della necessità buona
di questo Dio, e a noi cristiani praticanti di essere più riconoscenti del grande
dono avuto, più umilmente disponibili all’interno della Chiesa e della comunità, a
viver di Gesù stesso attraverso l’aiuto della Vergine Santissima che ci porta a suo
Figlio come fa ogni autentica madre, e attraverso il Figlio, ci porta al Padre. Quindi
questo è un po’ il senso. È realmente una proposta fatta a tutti, credenti, diversamente
credenti - pensiamo ai tanti delle altre religioni - e a quanti si dicono agnostici,
o non credenti, o al limite, atei.
D. - Come si innesta l’esperienza vissuta
dalla sua diocesi durante l’incontro mondiale delle famiglie con l’Anno della Fede
che sta per iniziare?
R. - È stato il punto di partenza come la Lettera mostra,
perché quell’esperienza ha mostrato che realmente c’era molta brace sotto le ceneri,
e la venuta del Santo Padre che ci ha amorevolmente e autorevolmente confermato nella
Fede, ha fatto sparire la cenere e ha messo in evidenza un fuoco schioppettante. Poi
abbiamo avuto un altro enorme concorso di folla con la scomparsa del cardinal Martini;
un concorso mesto ed addolorato, tuttavia sostenuto dalla speranza certa che animava
il cardinale nella Risurrezione. Quindi questi due grandi eventi, sono una provocazione
ad una maggiore responsabilità e autenticità per tutti noi cristiani.
D. -
L’Anno della Fede comincia in Italia, in Europa, in un autunno di crisi economica
e sociale. È un invito ad un rinnovamento ancora più profondo?
R. - Non c’è
nessun dubbio. Condivido pienamente l’affermazione di Papa Benedetto che afferma che
la grave crisi dell’Europa, certamente è legata ai problemi politici, economici, finanziari
e ha gettato nella prova tante persone, pensiamo al dramma del lavoro, quello dei
giovani, ai molti che cadono nella povertà, ma lui ha giustamente detto che alla radice
di tutto questo, c’è una crisi di senso. Ma nell’Europa, primariamente, da dove è
venuto il senso di un cammino? E' venuto dalla fede! Quindi è una crisi di fede. Bisogna
che quest'anno sia vissuto da tutti noi cristiani, come un’occasione di conversione
e di testimonianza, nonostante tutte le nostre fragilità. La fede è conveniente anche
per la vita terrena.