2012-09-08 15:40:00

Ancora sbarchi sulle coste siciliane. Don Nastasi: l'indifferenza uccide


Proseguono gli sbarchi di migranti sulle coste italiane: nove nel trapanese, una ventina nell’agrigentino e ancora, più di trenta, a Lampedusa, dove intanto continuano le ricerche di una cinquantina di dispersi nel naufragio avvenuto tra giovedì e venerdì. La vicenda resta da chiarire, ma probabilmente oltre 100 migranti tunisini sono stati abbandonati dagli scafisti presso lo scoglio di Lampione e solo pochi di loro sono riusciti a nuotare verso Lampedusa. Il bilancio è di 56 sopravvissuti e un cadavere emerso.“Sull’isola c’è preoccupazione, ma questo non frena la spinta umanitaria della gente”, racconta il parroco Don Stefano Nastasi, al microfono di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. - La prima reazione che ha avuto la gente è stata quella di portare l’aiuto che potevano dare, così hanno fatto anche pescatori e sommozzatori locali. Questa immagine dà la dimensione di una comunità che riesce a conservare quel tratto di umanità che nessuno mai le potrà togliere.

D. - Però lei dice che c’è anche paura. Nell’isola questo è un momento di grande affollamento turistico…

R. - Più che paura è una preoccupazione, ma la preoccupazione credo che sia un po’ relativa perché non dovrebbe più accadere quello che è successo l’anno scorso, cioè un ingolfamento di migranti sia per numero, sia per vittime. E' pur vero che durante l’estate sono già avvenuti recuperi in modo ordinario, semplice e regolare. Non mi pare opportuno dare un allarme che poi non c’è.

D. - Don Stefano, ovviamente, lei può immaginare che le reazioni sono state tante e si è detto, ancora una volta, che il punto è più pattugliamenti, più controlli coordinati e poi più politiche che aiutino anche i flussi regolari. Qual è la cosa più importante da fare e soprattutto cosa è possibile poi effettivamente farla?

R. - Considerando che i controlli ci sono, se c’è una cosa curiosa e strana è: come mai di tanto in tanto riesce a sfuggire qualche situazione del genere? Quello che manca è una politica, o delle politiche, a livello di comunità europea. Non basta soltanto dare fondi, serve una politica più complessa e condivisa, in modo da aiutarci a vivere il tempo che si apre avanti a noi in modo più sereno. Non possiamo sempre improvvisare.

D. - Ieri l’arcivescovo di Agrigento, mons Francesco Montenegro, ha usato il termine “indifferenza”, che è la cosa che più addolora…

R. - L’indifferenza è quella dimensione che uccide l’altro e uccide nel tempo anche noi. Lo condivido perfettamente.







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