Sudafrica: sulla miniera di Marikana la Chiesa invita a continuare il negoziato
Tre sindacati dei minatori, la società Lomnine che gestisce la miniera di platino
di Marikana (teatro della strage del 16 agosto quando l’intervento della polizia ha
provocato la morte di 34 dimostranti) e il governo sudafricano hanno firmato un accordo
per continuare pacificamente la trattativa salariale. “L’intesa non è stata sottoscritta
dal sindacato Amcu e dai rappresentati dei minatori in lotta a Marikana. Questi affermano
di essere interessati solo all’aumento salariale” dice all’agenzia Fides mons. Kevin
Dowling, vescovo di Rustenburg (Sudafrica). “Si tratta di un aumento del 300%, passando
dagli attuali 4.000 Rand mensili a 12.500. L’associazione delle società mineraria
sudafricane ha però affermato che è impossibile concedere un aumento salariale di
questo tipo, perché qualsiasi società mineraria con stipendi del genere andrebbe in
fallimento”. È chiaro che concedere un aumento di questo tipo ai minatori di Marikana
significa aprire una serie di vertenze sindacali in tutti i siti minerari del Paese
per ottenere simili incrementi salariali. In base agli accordi firmati mercoledì,
la trattativa salariale deve essere raggiunto in 30 giorni, in un clima di rispetto
reciproco e di pace. Ma il fatto che il sindacato che ha avviato la protesta non abbia
firmato l’accordo di pacificazione, rischia di far scoppiare ulteriori incidenti.
“Ieri - afferma mons. Dowling - nel corso di una nuova manifestazione, sono state
proferite addirittura minacce di morte nei confronti di alcuni dirigenti della miniera.
La protesta è opera soprattutto di un nucleo duro di circa 3-4.000 minatori che l’hanno
iniziata ad agosto. Gli altri minatori vorrebbero riprendere a lavorare, ma sono ancora
sottoposti a minacce e intimidazioni” conclude il vescovo. (R.P.)