Il Papa: dare fiducia alla forza rinnovatrice del Vangelo, è il Signore che guida
la Chiesa
“Nel vostro cuore sia sempre salda la fiducia nel Signore; la Chiesa è sua, ed è Lui
che la guida sia nei momenti difficili, che di serenità”: è quanto ha detto Benedetto
XVI incontrando i vescovi di recente nomina partecipanti al corso promosso a Roma
dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
Il Papa ha ricordato
che “la Chiesa nasce dalla missione e cresce con la missione”, spiegando che “una
corretta inculturazione della fede” significa “incarnare il Vangelo nelle culture
dei popoli e ad assumere ciò che di buono vive in esse. Si tratta di un processo lungo
e difficile che non deve in alcun modo compromettere la specificità e l'integrità
della fede cristiana”. “Abbiate sul mondo di oggi uno sguardo di fede – ha esortato
- per comprenderlo in profondità, ed un cuore generoso, pronto ad entrare in comunione
con le donne e gli uomini del nostro tempo”.
Benedetto XVI ha parlato delle
emergenze alimentari, sanitarie ed educative che interrogano le comunità ecclesiali
“e le coinvolgono in modo diretto. Anzi, la loro attenzione e la loro opera sono apprezzate
e lodate. Alle calamità naturali si aggiungono discriminazioni culturali e religiose,
intolleranze e faziosità, frutto di fondamentalismi che rivelano visioni antropologiche
errate e che conducono a sottovalutare, se non a disconoscere, il diritto alla libertà
religiosa, il rispetto dei più deboli, soprattutto dei bambini, delle donne e dei
portatori di handicap. Pesano, infine, riaffioranti contrasti tra le etnie e le caste,
che causano violenze ingiustificabili. Date fiducia al Vangelo, alla sua forza rinnovatrice,
alla sua capacità di risvegliare le coscienze e di provocare dall’interno il riscatto
delle persone e la creazione di una nuova fraternità. La diffusione della Parola del
Signore fa fiorire il dono della riconciliazione e favorisce l’unità dei popoli”.
“La fede – ha concluso - è data perché sia condivisa; un talento consegnato
perché porti frutto; una luce cui non è concesso di rimanere nascosta. La fede è il
dono più importante che ci è stato fatto nella vita: non possiamo tenerlo solo per
noi!”. Di seguito il testo del discorso del Papa:
Cari Fratelli, sono
lieto di incontrami con voi, riuniti a Roma per il corso di formazione dei Vescovi
di recente nomina, promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Saluto cordialmente il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto del Dicastero, e lo ringrazio
per le cortesi parole che mi ha rivolto anche a nome vostro. Saluto Mons. Savio Hon
Tai-Fai e Mons. Protase Rugambwa, Segretario e Segretario Aggiunto della Congregazione;
a loro e a quanti contribuiscono alla buona riuscita del Seminario esprimo la mia
riconoscenza. Questo corso si svolge in prossimità dell’Anno della fede, un dono prezioso
del Signore alla sua Chiesa per aiutare i battezzati a prendere coscienza della propria
fede e a comunicarla a quanti non ne hanno ancora sperimentato la bellezza.
Le
comunità di cui siete Pastori in Africa, Asia, America Latina ed Oceania, pur in situazioni
differenti, sono tutte impegnate nella prima evangelizzazione e nell’opera di consolidamento
della fede. Di esse percepite le gioie e le speranze, come pure le ferite e le preoccupazioni,
similmente all’apostolo Paolo, che scriveva: «Sono lieto delle sofferenze che sopporto
per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne,
a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24). E aggiungeva: «Per questo mi affatico
e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza» (v. 29). Nel
vostro cuore sia sempre salda la fiducia nel Signore; la Chiesa è sua, ed è Lui che
la guida sia nei momenti difficili, che di serenità. Le vostre comunità sono quasi
tutte di recente fondazione, e presentano i pregi e le debolezze legati alla loro
breve storia. Mostrano una fede partecipata e gioiosa, vivace e creativa, ma spesso
non ancora radicata. In esse l’entusiasmo e lo zelo apostolico si alternano a momenti
di instabilità e incoerenza. Emergono qua e là frizioni ed abbandoni. Tuttavia, sono
Chiese che vanno maturando grazie all’azione pastorale, ma anche al dono di quella
communio sanctorum, che consente una vera e propria osmosi di grazia tra le Chiese
di antica tradizione e quelle di recente costituzione, oltre che, prima ancora, tra
la Chiesa celeste e quella pellegrinante. Da qualche tempo si registra una diminuzione
dei missionari, bilanciata, però, dall’aumento del clero diocesano e religioso. La
crescita numerica di sacerdoti autoctoni produce pure una nuova forma di cooperazione
missionaria: alcune giovani Chiese hanno iniziato ad inviare propri presbiteri a Chiese
sorelle sprovviste di clero nel medesimo Paese o in nazioni dello stesso Continente;
è una comunione che deve animare sempre l’azione evangelizzatrice.
Le giovani
Chiese costituiscono, dunque, un segno di speranza per il futuro della Chiesa universale.
In tale contesto, cari Fratelli, vi incoraggio a non risparmiare forza e coraggio
per una solerte opera pastorale, memori del dono di grazia che è stato seminato in
voi nell’ordinazione episcopale, e che si può riassumere nei tria munera di insegnare,
santificare e governare. Abbiate a cuore la missio ad gentes, l’inculturazione della
fede, la formazione dei candidati al sacerdozio, la cura del clero diocesano, dei
religiosi, delle religiose e dei laici. La Chiesa nasce dalla missione e cresce con
la missione. Fate vostro l’appello interiore dell’Apostolo delle genti: «Caritas Christi
urget nos» (2 Cor 5,14). Una corretta inculturazione della fede vi aiuti ad incarnare
il Vangelo nelle culture dei popoli e ad assumere ciò che di buono vive in esse. Si
tratta di un processo lungo e difficile che non deve in alcun modo compromettere la
specificità e l'integrità della fede cristiana (cfr Enc. Redemptoris missio, 52).
La missione richiede Pastori configurati a Cristo per santità di vita, prudenti e
lungimiranti, pronti a spendersi generosamente per il Vangelo e a portare nel cuore
la sollecitudine per tutte le Chiese.
Vigilate sul gregge, avendo un’attenzione
specifica per i sacerdoti. Guidateli con l’esempio, vivete in comunione con loro,
siate disponibili ad ascoltarli e ad accoglierli con paterna benevolenza, valorizzando
le loro diverse capacità. Impegnatevi ad assicurare ai vostri sacerdoti specifici
e periodici incontri di formazione. Fate sì che l’Eucaristia sia sempre il cuore della
loro esistenza e la ragion d’essere del loro ministero. Abbiate sul mondo di oggi
uno sguardo di fede, per comprenderlo in profondità, ed un cuore generoso, pronto
ad entrare in comunione con le donne e gli uomini del nostro tempo. Non mancate alla
vostra prima responsabilità di uomini di Dio, chiamati alla preghiera e al servizio
della sua Parola a vantaggio del gregge. Si possa dire anche di voi quanto il sacerdote
Onia affermò del profeta Geremia: «Questi è l’amico dei suoi fratelli, che prega molto
per il popolo e per la città santa» (2 Mac 15,14). Tenete lo sguardo fisso su Gesù,
il Pastore dei pastori: il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio,
per poter parlare di Dio. Solo così la Parola di salvezza porterà frutto (cfr Discorso
al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione,15 ottobre
2011).
Cari Fratelli, le vostre Chiese conoscono bene il contesto di instabilità
che incide in modo preoccupante sulla vita quotidiana della gente. Le emergenze alimentari,
sanitarie ed educative interrogano le comunità ecclesiali e le coinvolgono in modo
diretto. Anzi, la loro attenzione e la loro opera sono apprezzate e lodate. Alle calamità
naturali si aggiungono discriminazioni culturali e religiose, intolleranze e faziosità,
frutto di fondamentalismi che rivelano visioni antropologiche errate e che conducono
a sottovalutare, se non a disconoscere, il diritto alla libertà religiosa, il rispetto
dei più deboli, soprattutto dei bambini, delle donne e dei portatori di handicap.
Pesano, infine, riaffioranti contrasti tra le etnie e le caste, che causano violenze
ingiustificabili. Date fiducia al Vangelo, alla sua forza rinnovatrice, alla sua capacità
di risvegliare le coscienze e di provocare dall’interno il riscatto delle persone
e la creazione di una nuova fraternità. La diffusione della Parola del Signore fa
fiorire il dono della riconciliazione e favorisce l’unità dei popoli.
Nel Messaggio
per la prossima Giornata Missionaria Mondiale ho voluto ricordare che la fede è un
dono da accogliere nel cuore e nella vita, e di cui ringraziare sempre il Signore.
Ma la fede è data perché sia condivisa; un talento consegnato perché porti frutto;
una luce cui non è concesso di rimanere nascosta. La fede è il dono più importante
che ci è stato fatto nella vita: non possiamo tenerlo solo per noi! «Tutti… hanno
il diritto di conoscere il valore di tale dono e di accedervi» (Enc. Redemptoris missio,
11). Il Servo di Dio Paolo VI, riaffermando la priorità dell’evangelizzazione, affermava:
«Gli uomini potranno salvarsi anche per altri sentieri, grazie alla misericordia di
Dio, benché noi non annunziamo loro il Vangelo; ma potremo noi salvarci se, per negligenza,
per paura, per vergogna o in conseguenza di idee false, trascuriamo di annunziarlo?»
(Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). Tale interrogativo risuoni nel nostro cuore
come appello a sentire l’assoluta priorità del compito dell’evangelizzazione. Cari
Fratelli, affido voi e le vostre Comunità a Maria Santissima, prima discepola del
Signore e prima evangelizzatrice, avendo dato al mondo il Verbo di Dio fatto carne.
Lei, la Stella dell’evangelizzazione, orienti sempre i vostri passi.