2012-09-07 17:00:04

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


In questa 23.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù tornando dal Libano, diretto verso la Galilea, guarisce un sordomuto. E tutti, pieni di stupore, dicevano:

«Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Un miracolo pieno di simbologia oggi: siamo in terra pagana, per indicare che il dono dell’incontro con Gesù è per tutti. Abbiamo un sordomuto che quindi è bloccato nelle relazioni, uomo che non sa ascoltare e non sa parlare. Un nodo in gola, un nodo in cuore, una dignità dimezzata. Eppure gli amici credono che la sua vita valga di più, e lo portano da Gesù perché con i suoi gesti gli restituisca tutta la dignità. E quasi a ricalcare questo isolamento che lo impoverisce, Gesù lo porta fuori in disparte, per compiere su di lui gesti misteriosi: gli tocca gli orecchi, gli tocca la lingua con la sua saliva, “Apriti!”, gli grida sospirando. Il dono dell’ascolto e quello della parola sono preziosi, non sono semplicemente capacità di chiacchiere, curiosità di rumori e suoni. Sono ricchezze da usare con sapienza: ingorghi di chiacchiere ci rendono sordi ai veri suoni della vita, storditi da parole che rotolano come ossa aride. Effatà! Apriti!, è detto anche a noi, perché ritroviamo la gioia della comunicazione sana e accogliente, vera e non falsa o falsificata. È invito a rompere ogni solitudine con la voce della dignità onorata, dell’accoglienza attenta, della ospitalità benedetta. E quel finale grido di stupore sia anche per noi liberatorio.







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