2012-09-06 16:25:19

Vicenda Alcoa. Mons. Miglio: speranze dall'interessamento della multinazionale svizzera


Terza notte a 70 metri d’altezza per i tre lavoratori dello stabilimento Alcoa di Portovesme, asserragliati sul silos della fabbrica di alluminio per protestare contro la possibile chiusura dello stabilimento. Uno di loro, cardiopatico, ha accusato un malore ed è stato invitato a scendere, ma si è rifiutato di farlo. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, si è detto "vicino a questi lavoratori che rischiano di perdere il posto" anche se "sarebbe sbagliato dire che noi garantiremo i vostri posti di lavoro”. Intanto la multinazionale svizzera Glencore, già attiva in Sardegna, ha manifestato, in una lettera al governo, interesse per le sorti dell’azienda. Un segnale positivo, come ci spiega mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, al microfono di Antonella Palermo.RealAudioMP3

R. - Era un segnale molto atteso: questo segnale è arrivato dopo giorni, dopo settimane di tensioni e difficoltà. Quindi, tutto lascia pensare che sia un segnale dato in maniera molto responsabile viste le tensioni, vista la posta in gioco, viste il numero di persone, di famiglie che sono legate a questa speranza. Voglio vedere in questo davvero un segno di speranza, un passo avanti - anche se arriva dopo tanta attesa, anche se non scioglie ancora tutta l’incertezza - ma penso davvero che possa essere un segnale interessante.

D. - Il giorno della verità potrebbe essere venerdì, quando Glencore, i tecnici del governo e forse anche la regione Sardegna dovrebbero incontrarsi al Ministero dello Sviluppo Economico, proprio per riesaminare i termini della questione Secondo lei ci sono le condizioni per un accordo?

R. - Mi pare che le condizioni ci dovrebbero essere, la regione Sardegna si è impegnata e si sta impegnando molto. Io voglio sperare che anche da parte del governo non manchino non solo la volontà di supportare lo sforzo della regione Sardegna, ma anche che venga tenuta presente la tradizione e la cultura industriale della zona di Portovesme. Anche questo è importante. Sono incertezze che si trascinano da tanto tempo e non si può tenere un’area, una regione, sospesa per così a lungo. Le condizioni, certo, ci sono se si tiene conto non soltanto del prezzo dell’energia, ma se si tiene conto anche di altri valori che sono in gioco, innanzitutto il lavoro e le famiglie. Come ci insegna Benedetto XVI nella Caritas in Veritate: “Non è pietismo andare incontro al diritto al lavoro e alla necessità delle famiglie di avere una sicurezza, ma è un valore economico anche questo”, c’è una tradizione anche industriale e culturale che, certamente, è un fattore importante. L’altro valore importante è il destino di un’area, di una zona come il Sulcis Iglesiente, per non dire della Sardegna: questo è uno dei casi emergenti in questo momento, ma anche qui la Sardegna ha bisogno anche di una presenza industriale, per un’economia che sia più solida. Allora, il prezzo dell’energia va visto e va rivisto in questo contesto di carattere più generale, per garantire un’economia solida di tutta la regione Sardegna. Questo sono convinto che vada a beneficio anche del Paese.

D. - Ma perché non si vuole investire davvero nel Sulcis, secondo lei?

R. - Questo rimane un po’ un mistero: bisogna considerare la tradizione industriale del Sulcis - stiamo parlando dell’Alcoa, ma c’è anche tutto il problema minerario - considerare anche la storia di questo territorio, dove ci sono infrastrutture da migliorare. Questa è però una zona dove, con un po’ più di attenzione e soprattutto riconsiderando il discorso dell’energia - pensando ad esempio alla Carbosulcis - le possibilità tecniche di utilizzare al meglio anche il carbone estratto, sono investimenti che possono avere un ritorno importante per l’economia della regione. Certo, questo implica costi e investimenti che le istituzioni, e non soltanto l’impresa, devono fare.

Ultimo aggiornamento: 7 settembre 2012







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