L'intervento del cardinale Amato al Congresso Mariologico Mariano Internazionale
Si è aperto ieri a Roma, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, il 23.mo Congresso
Mariologico Mariano Internazionale, che si chiuderà il 9 settembre. Al centro del
Congresso, la Mariologia a partire dal Concilio vaticano II. Durante il suo intervento
nella celebrazione d’apertura, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione
per le Cause dei Santi, ha esordito mostrando la continuità della Chiesa nella questione
mariana a partire dal Concilio di Efeso (431) nel quale fu stabilita la legittimità
del titolo Theotòkos attribuito a Maria, e il Concilio Vaticano II, di cui quest’anno
ricorre il 50.mo anniversario, e nel quale viene proposta una “descrizione trinitaria
di Maria, chiamata genitrice del Figlio di Dio, figlia prediletta del Padre e sacrario
dello Spirito Santo”. Il cardinale ha esaltato la portata epocale del capitolo VIII
della Lumen gentium che, “come seme sparso sul terreno buono, ha dato sviluppo alla
ricerca mariana trasformandola in pianta feconda di fiori e di frutti” e dal quale
è nata “l’innegabile primavera mariana post conciliare”. Tra le cause che hanno contribuito
al rilancio della mariologia, il cardinale Amato ne evidenziate tre. La prima è il
protagonismo del magistero pontificio e l’appoggio dei Pontefici alla causa mariana.
Il porporato ha ricordato l’opera dei Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II che a
Maria hanno dedicato numerose encicliche, lettere apostoliche e messaggi, oltre a
omelie e cicli catechetici, e l’opera ancora tutta da studiare del Santo Padre Benedetto
XVI che, tra i primi atti del suo magistero, promulgò il Compendio del Catechismo
della Chiesa Cattolica nel quale troviamo una “catechesi mariana comunicata attraverso
tre vie: quella dialogica, racchiusa in una ventina di domande-risposte, quella iconologica,
con una raccolta di immagini che descrivono il mistero di Maria, e quella eucologica,
costituita da otto preghiere della tradizione mariana cattolica”. Il cardinale evidenzia
il rapporto tra il magistero petrino e Maria, mai in contrapposizione ma descrivibili
come “paternità della generazione della salvezza e maternità della ricezione della
salvezza”. La Chiesa è petrina e mariana allo stesso tempo perché “Maria offe una
disposizione dinamica di comunione con Cristo e con la Chiesa”. La seconda causa del
rilancio mariano è individuabile nei laboratori di ricerca e riflessione mariologica.
Il cardinale ricorda due istituzioni particolari, la Pontificia Facoltà Teologica
Marianum e la Pontificia Accademia Mariana Internazionale, famose in tutto il mondo
per la quantità di pubblicazioni e conferenze dedicate a Maria. Terza causa, è la
metodologia di ricerca teologica, fondata sull’ermeneutica della continuità nelle
innovazioni. “La metodologia di ricerca deve essere rigorosa nel ricorso alle fonti,
deve mettere in luce il suo intrinseco carattere relazionale, perché in Maria tutto
è relativo a Dio Trinità, a Cristo, alla Chiesa e all’umanità”. Ma anche “sia attenta
alla liturgia, sia perspicace nel discernere i valori della pietà popolare, sia d’aiuto
nella formazione di un autentico ethos cristiano, promuova la spiritualità mariana
e sia pervasa da un profondo senso si ecclesialità”. (A cura di Luca Pasquali)