2012-09-05 12:52:39

L'intervento del cardinale Amato al Congresso Mariologico Mariano Internazionale


Si è aperto ieri a Roma, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, il 23.mo Congresso Mariologico Mariano Internazionale, che si chiuderà il 9 settembre. Al centro del Congresso, la Mariologia a partire dal Concilio vaticano II. Durante il suo intervento nella celebrazione d’apertura, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha esordito mostrando la continuità della Chiesa nella questione mariana a partire dal Concilio di Efeso (431) nel quale fu stabilita la legittimità del titolo Theotòkos attribuito a Maria, e il Concilio Vaticano II, di cui quest’anno ricorre il 50.mo anniversario, e nel quale viene proposta una “descrizione trinitaria di Maria, chiamata genitrice del Figlio di Dio, figlia prediletta del Padre e sacrario dello Spirito Santo”. Il cardinale ha esaltato la portata epocale del capitolo VIII della Lumen gentium che, “come seme sparso sul terreno buono, ha dato sviluppo alla ricerca mariana trasformandola in pianta feconda di fiori e di frutti” e dal quale è nata “l’innegabile primavera mariana post conciliare”. Tra le cause che hanno contribuito al rilancio della mariologia, il cardinale Amato ne evidenziate tre. La prima è il protagonismo del magistero pontificio e l’appoggio dei Pontefici alla causa mariana. Il porporato ha ricordato l’opera dei Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II che a Maria hanno dedicato numerose encicliche, lettere apostoliche e messaggi, oltre a omelie e cicli catechetici, e l’opera ancora tutta da studiare del Santo Padre Benedetto XVI che, tra i primi atti del suo magistero, promulgò il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica nel quale troviamo una “catechesi mariana comunicata attraverso tre vie: quella dialogica, racchiusa in una ventina di domande-risposte, quella iconologica, con una raccolta di immagini che descrivono il mistero di Maria, e quella eucologica, costituita da otto preghiere della tradizione mariana cattolica”. Il cardinale evidenzia il rapporto tra il magistero petrino e Maria, mai in contrapposizione ma descrivibili come “paternità della generazione della salvezza e maternità della ricezione della salvezza”. La Chiesa è petrina e mariana allo stesso tempo perché “Maria offe una disposizione dinamica di comunione con Cristo e con la Chiesa”. La seconda causa del rilancio mariano è individuabile nei laboratori di ricerca e riflessione mariologica. Il cardinale ricorda due istituzioni particolari, la Pontificia Facoltà Teologica Marianum e la Pontificia Accademia Mariana Internazionale, famose in tutto il mondo per la quantità di pubblicazioni e conferenze dedicate a Maria. Terza causa, è la metodologia di ricerca teologica, fondata sull’ermeneutica della continuità nelle innovazioni. “La metodologia di ricerca deve essere rigorosa nel ricorso alle fonti, deve mettere in luce il suo intrinseco carattere relazionale, perché in Maria tutto è relativo a Dio Trinità, a Cristo, alla Chiesa e all’umanità”. Ma anche “sia attenta alla liturgia, sia perspicace nel discernere i valori della pietà popolare, sia d’aiuto nella formazione di un autentico ethos cristiano, promuova la spiritualità mariana e sia pervasa da un profondo senso si ecclesialità”. (A cura di Luca Pasquali)







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