L'eredità di Madre Teresa a 15 anni dalla morte: "I giovani appassionati dalla sua
vita"
La sua scomparsa terrena ne ha amplificato le opere. A 15 anni dalla morte della Beata
Madre Teresa di Calcutta, ieri è stata celebrata la memoria liturgica di questa straordinaria
religiosa, Premio Nobel per la pace nel 1979, elevata agli altari nel 2003 da Giovanni
Paolo II. Ieri sera, a Roma è stata celebrata una Messa in ricordo di Madre Teresa
nella Chiesa di Santa Maria in Domnica, presieduta dal cardinale Angelo Comastri,
vicario del Papa per la Città del Vaticano. Roberta Gisotti ha intervistato
don Marco Farina, alla guida della prima parrocchia al mondo – eretta a Martinsicuro
nella diocesi abruzzese di Teramo – dedicata alla fondatrice delle Missionarie della
Carità:
D. – Don Marco,
quanto è viva la memoria di questa piccola grande suora e che cosa resta maggiormente
impresso della sua personalità? R. – Madre Teresa è sempre presente, perché è l’esempio
più concreto e più vicino nel tempo della carità di nostro Signore. Quindi la sua
attenzione agli ultimi, agli ultimi degli ultimi, a quelli cioè che nessuno vuole
aiutare perché è difficile aiutarli, è lo sprone per compiere verso una categoria
di persone, normalmente emarginate, interventi caritativi e significativi come per
tutti e anche di più.
D. – Don Marco, è facile per lei trasmettere il messaggio
di Madre Teresa?
R. – No, perché purtroppo la carità - quando costa - è difficile
da annunciare. Poi, della carità bisogna essere anzitutto testimoni, con il proprio
spirito di vita personale. Purtroppo, poi, abbiamo una società malata di perbenismo,
una società che emargina, che giudica e che ha poca voglia di rimboccarsi le maniche
e ancor meno di voler soffrire per il bene degli altri. Ad esempio, le rughe che Madre
Teresa he da giovane aveva sul volto: questo non è bello per una società che cerca
il comodo e che segue il piacere e l’estetica.
D. – Quando si trova di fronte
i giovani della sua parrocchia, che cosa cerca di dire loro, ispirato naturalmente
sempre dalla figura di Madre Teresa?
R. – Di Madre Teresa, prima ancora che
il messaggio, è la sua vita già una catechesi in sé, il suo spendersi per gli altri.
Ai giovani questo appassiona molto.
D. – Don Marco, la sua è una parrocchia,
possiamo dire, multimediale…
R. – Sì. Oltre al sito Internet, abbiamo un secondo
sito con una Web Tv, da dove trasmettiamo sia gli eventi che facciamo in diretta –
l’adorazione eucaristica e le Messe – sia gli incontri di preghiera e di evangelizzazione
che facciamo qui a Martinsicuro e in altri luoghi. Abbiamo un palinsesto con programmi
scelti e soprattutto autoprodotti e poi l’on demand, ovvero programmi a scelta. Anche
lì, ancora una volta abbiamo testimonianze di persone che hanno ricevuto grazie attraverso
le preghiera fatte in parrocchia, come guarigioni fisiche da malattie mortali o conversioni
di peccatori che sono tornati alla fede proprio attraverso questi incontri.
D.
– Quindi modalità diverse di evangelizzazione…
R. – Il web per noi è proprio
un’occasione per evangelizzare, soprattutto in campo giovanile. Le faccio un esempio:
la catechista che tiene il gruppo del dopo-Cresima segue tutti i giovani con Facebook,
riuscendo a fare più momenti di apostolato attraverso Facebook che non con incontri
diretti fatti con i ragazzi.
E’ un sorriso che ti folgora quello della Serva
di Dio, Maria Cristina Cella Mocellin, morta nel 1995, a soli 26 anni, in seguito
ad un tumore, lasciando un marito e 3 figli. La sua storia è profondamente segnata
dalla fede e anche dall’amore per suo marito e i suoi figli. Quando scopre di avere
tumore, Maria Cristina deciderà di sottoporsi solo a cure che non danneggino il bimbo
che aspetta. Da poco si è chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione.
Sulla vita della giovane donna, Alberto Zaniboni ha scritto il libro "Cara Cristina...",
edito dalla San Paolo.