La crisi economica continua a tenere banco in Europa
Il presidente della Commissione UE Barroso si dice fiducioso per l’uscita dalla crisi.
Intanto a Berlino si discute del futuro del Paese ellenico e della possibilità di
concedergli più tempo per rimettere i conti in ordine. Il Ministro delle Finanze greco,
Yannis Stournaras, ne ha parlato in un colloquio con il suo omologo tedesco, Wolfgang
Schauble, che pur ribadendo l’obiettivo principale – il rispetto degli impegni presi
dal Paese – non respinge del tutto lo scenario. Da Bruxelles, il servizio di Laura
Serassio:
Mentre
la Troika è di ritorno ad Atene, a Berlino si discute del futuro del Paese ellenico
e della possibilità di concedergli più tempo per rimettere i conti in ordine. Il Ministro
delle Finanze greco, Yannis Stournaras, ne ha parlato in un colloquio con il suo omologo
tedesco, Wolfgang Schauble, che pur ribadendo l’obiettivo principale – il rispetto
degli impegni presi dal Paese – non respinge del tutto lo scenario. “Qualunque decisione
sarà presa dopo la presentazione del rapporto completo della Troika”, ha dichiarato
Schauble, escludendo però ulteriori finanziamenti. A fare il punto della situazione,
gli esperti Bce-Ue-Fmi, iniziaranno già oggi, in incontri con le autorità greche:
un rapporto finale è atteso per fine mese, in tempo per essere sottoposto ai 17 nell’Eurogruppo
di inizio ottobre. Cresce intanto l’attesa per la riunione di domani della Banca centrale
europea, e sul possibile acquisto di bond pubblici da parte dell’istituzione si è
espresso José Barroso: “la Bce ha il diritto di intervenire quando ci sono minacce
all’integrità dell’euro”, così il Presidente della Commissione europea, spiegando
che il mandato dell’Eurotower, prima ancora della stabilità dei prezzi, è la sussistenza
della moneta unica”. In una conferenza con i capi delle delegazioni europee, Barroso
ha definito “un errore totale” lavorare solo alla costruzione politica dell’euro,
insufficiente senza un’azione immediata. La ricetta corretta, dunque, ragionare allo
stesso tempo su corto, medio e lungo periodo.
Nel mondo economico e finanziario
mondiale si discute sulle dichiarazioni del governatore della Banca centrale europea
(Bce), Mario Draghi, che ha difeso gli acquisti di titoli di Stato contro lo spread,
mentre la stessa Merkel ha messo sotto accusa il ruolo della finanza nella crisi.
E per domani è attesa una importante riunione del vertice della Bce. Davide Maggiore
ha sentito in proposito l’opinione dell’economista Riccardo Moro:
R. – Draghi
è da tempo che, in modo molto sistematico, sta insistendo su un ruolo istituzionale
di responsabilità della Banca Centrale, interpretata non come una sorta di osservatore
asettico, ma come un soggetto che certamente ha una sua autonomia nello svolgimento
del suo servizio, ma che svolge delle azioni positive come, in questo caso, azioni
che servono a dare ai mercati segnali di fiducia.
D. – D’altra parte, Draghi
ribadisce che per i Paesi che chiederanno questo aiuto ci sarà bisogno di accettare
delle condizioni. Se queste condizioni fossero troppo stringenti, non si rischierebbe
di vanificare tutta l’azione di cui lei ha appena parlato?
R. – Assolutamente
sì, nel senso che se noi costringiamo i Paesi a fare dei sacrifici che sono assolutamente
fuori di ogni buon senso, è chiaro che staremo facendo una cosa che non ha alcun senso.
In realtà, c’è un forte dibattito a livello europeo, a livello internazionale: questo
meccanismo di stabilità europea non richiede più solo politiche draconiane, ma si
sta orientando verso una logica di favorire la crescita, e questo mi pare, alla fine,
sostanzialmente sensato. Mi sembra che questo oramai stia diventando consenso generale.
Anche la Merkel quando parla pubblicamente dice queste cose e sono cose diverse da
quelle che diceva fino a tre mesi fa.
D. – La linea tedesca diventa una linea
meno intransigente. Perché?
R. – Perché tutte le elezioni dei Länder regionali
tedeschi hanno dato risultati diversi da quelli che si attendeva il cancelliere. Il
cancelliere è oggi pressato anche da forze interne: il suo stesso partito sta tenendo
una posizione che – direi – è certamente più responsabile e che guarda non a esigenze
semplicemente elettorali.
D. – D’altra parte, poche ore dopo le parole di Angela
Merkel è arrivato il verdetto di Moody’s sulle prospettive del debito sovrano europeo,
il cui outlook è stato rivisto in “negativo”…
R. – Francamente, appare difficile
riconoscere una logica davvero stringente nelle giustificazioni di queste variazioni
di rating. Non è stato abbassato il rating: è stata valutata con un elemento maggiore
di rischio la prospettiva futura, giustificandola proprio con il fatto che, nel momento
in cui il meccanismo di stabilità europeo non venga effettivamente messo in atto,
questo potrebbe essere una difficoltà. E noi abbiamo la prossima settimana un appuntamento
molto importante che è quello della Corte costituzionale tedesca che deve dire se
il meccanismo è coerente o meno con la Costituzione tedesca. Francamente, mi sembrano
però considerazioni a cui si dà eccessiva importanza:constatare che fra una settimana,
quando lo si sa già da tre mesi, la Corte si deve riunire non è giustificazione per
modificare il giudizio politico su una Unione o su un singolo Stato.
D. – Desta,
però, in qualche modo allarme la situazione della Spagna, in cui molte regioni chiedono
aiuto al governo centrale. D’altra parte, ci sono dei dati molto preoccupanti da Madrid
sulla disoccupazione. Potrebbe essere la Spagna il prossimo fronte della crisi europea?
R.
– La Spagna è, effettivamente, in una situazione preoccupante. In Spagna, più che
in ogni altro Paese europeo, è stato fatto ciò che è stato fatto negli Stati Uniti
negli anni passati: vale a dire un uso molto disinvolto del mercato finanziario e
del mercato immobiliare. Il punto, ancora una volta, è dare stimoli espansivi. Abbiamo
tutti gli strumenti. Il problema è usarli, e usarli il più presto possibile.