I vescovi della Colombia in visita ad Limina: "La Chiesa, Buon samaritano fra le vittime
della guerriglia"
La Chiesa in Colombia ha in cuore di restituire a una nazione logorata dalla violenza
la speranza della pace. Mentre governo di Bogotà e guerriglia, con la mediazione stessa
della Chiesa, perseguono da giorni questo obiettivo, un gruppo di vescovi colombiani
è giunto in questi giorni in Vaticano in visita ad Limina per portare la situazione
socio-pastorale del Paese all’attenzione di Benedetto XVI e della Curia Romana. Alberto
Goroni ha incontrato uno dei presuli ricevuti ieri dal Papa, mons. Héctor Epalza
Quintero, vescovo di Buenaventura, una delle diocesi più martoriate dalla guerriglia:
R. – Yo soy
obispo de una diocesis... Io sono vescovo di una diocesi, dove la maggior parte,
l’80%, sono di provenienza africana, il 3% di provenienza indigena e gli altri, il
17%, meticci. E’ una diocesi che si trova molto ai margini, nella parte occidentale
della Colombia, nel Mar Pacifico. Lì, però, al centro del conflitto armato, che ancora
è presente in Colombia, noi annunciamo il Vangelo della vita - come diceva il caro
Beato Giovanni Paolo II - che è la nostra carta di navigazione, il Vangelo della verità,
come dice Papa Benedetto XVI. Cosìcché, la nostra missione è molto dura, però noi
siamo lì, testimoni di speranza. Soprattutto, nella regione dove vivo, ci sono molti
morti, molti scomparsi, sfollati e la Chiesa cerca di essere quel Buon samaritano
che accoglie, che accompagna. Per esempio, nella diocesi di Buenaventura, il 2 novembre
è la Giornata della solidarietà con le vittime ed io, come vescovo, celebro Messa
nel cimitero, nella parrocchia dove ci sono state più morti, assassinii e scomparsi
e porto una parola di conforto. Stiamo inoltre cercando di recuperare la memoria storica,
nella cappella della memoria, con le fotografie degli scomparsi, soprattutto. E’ molto
dura, però il Signore ci dà la forza per compiere questa missione evangelizzatrice.
D.
– I pastori della Colombia sono molto impegnati nel cammino della pace e della riconciliazione.
Il Papa raccomanda soprattutto la preghiera, in questo momento difficile del mondo...
D.
– Si, nosotros en nuestro plan pastoral... Sì, noi nel nostro piano pastorale diamo
molta importanza al mese di settembre, quando si celebra la settimana per la pace.
A motivo della mia visita a Roma, è stata spostata all’ultima settimana. In Colombia,
il governo ha emesso una legge, che si chiama “Verità, giustizia e riparazione”. Noi
vescovi, però, seguendo il Vangelo diciamo che oltre a questo bisogna che ci sia il
perdono e la riconciliazione, che sono propri del cristiano. Allora, il motto di quest’anno
per la Settimana per la pace, nella diocesi di Buenaventura, è “Rendiamo visibile
l’invisibile”. Alle vittime, alle famiglie degli scomparsi diciamo: lavoriamo per
la pace. Abbiamo una Commissione “Vita, Giustizia, Solidarietà e Pace” che è molto
impegnata nella pace, nell’arco di tutto l’anno, con comunicati, denunce, per esempio
della violenza contro le donne. Quest’anno hanno assassinato 17 donne, 40 sono stati
gli scomparsi e 140 i morti violenti. Tutto questo ci fa male, perché è un attentato
contro la vita e quindi contro la pace.
D. – L’importanza dell’incontro con
il vescovo di Roma e il vostro cammino per l’Anno della fede?
R. – Nosotros
estamos empeñados... Siamo impegnati nella nuova evangelizzazione. Mi pare che
il Papa abbia questa intuizione: che noi, come Chiesa particolare, dobbiamo riceverla,
e di fatto la riceviamo, per poter cogliere sempre il fuoco della fede, della speranza
e dell’amore nelle persone e nelle comunità. Ancora addolorata, come il mondo intero,
per la violenza, l’America Latina sarà la forza dell’amore di Cristo.