Brasile. Il cardinale Damasceno Assis: accogliere, difendere e promuovere il dono
della vita
“Bisogna rispettare la vita. Essa è un dono di Dio. Dobbiamo accoglierla, difenderla
e promuoverla”: sono le parole del cardinale Raymundo Damasceno Assis, presidente
della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb). Interpellato dai giornalisti, il porporato
ha commentato così la risoluzione 1995/2012 emanata il 30 agosto dal Consiglio federale
di medicina, riguardante il fine-vita. In particolare, il documento stabilisce il
“range” terapeutico per i malati terminali, che potranno fissare, con l’aiuto di un
medico, i criteri per l'utilizzo di trattamenti ritenuti invasivi o dolorosi, nei
casi in cui non vi sia alcuna possibilità di guarigione. Ribadendo che “in Brasile,
l’eutanasia non è permessa per legge” e che “al medico è proibito abbreviare la vita
di un malato, anche su richiesta del paziente stesso o di un suo rappresentante legale”,
il cardinale Damasceno Assis sottolinea che “la vita è un dono prezioso, il primo
che riceviamo. Esso è alla base e al fondamento di tutti i diritti della persona umana”.
Poi, il presidente dei vescovi brasiliani osserva: “Nessuno è obbligato o impedito
nel ricorso ad interventi straordinari per restare in vita”; compito del medico, quindi,
sarà quello di “curare il paziente nel miglior modo possibile, utilizzando tutti i
metodi naturali, normali per il suo trattamento”. Di conseguenza, evidenzia il porporato,
“non si può privare un malato del cibo o dell’acqua, ai quali ha diritto, perché significherebbe
ucciderlo”. E quindi, “tutti i trattamenti normali, naturali, ovvero le così dette
‘cure palliative’, devono essere utilizzate dal medico per curare il malato”. Di qui,
il parere contrario che la Cnbb dà sulla risoluzione 1995/2012, ricordando anche i
principi del Codice deontologico medico ed invitando gli ospedali a monitorare l’eventuale
applicazione della normativa. Infine, il cardinale Damasceno Assis si appella alla
fede, ricordando come i credenti, “discepoli missionari di Gesù, abbiano sempre una
ferma speranza in un intervento straordinario di Dio, che contraddica tutte le logiche
mediche o terapeutiche”. (A cura di Isabella Piro)