Congresso panafricano dei laici cattolici. Ryłko: tutti i battezzati corresponsabili
dell'evangelizzazione
E' iniziato ieri a Yaoundé, in Camerun, il secondo Congresso panafricano dei laici
cattolici sul tema “Essere testimoni di Gesù Cristo in Africa oggi. 'Sale della Terra...luce
del mondo' (Mt. 5,13-14)”. Sugli obiettivi del Congresso, Stefano Leszczynski
ha intervistato il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio
Consiglio per i Laici, dicastero che ha organizzato l’evento:
R. - Il Congresso
vuole risvegliare, innanzitutto, nei laici cattolici lo spirito di corresponsabilità
e di impegno indispensabile nella missione di annunciare Cristo nel grande Continente
africano. Essere missionari e testimoniare la propria fede fanno parte della nostra
identità di cristiani. Tutta la Chiesa è missionaria per sua natura. E nei nostri
tempi, la missione evangelizzatrice della Chiesa che vive in Africa deve affrontare
sfide difficili, è chiamata a confrontarsi con scenari nuovi e, per certi versi, inediti
in campo religioso, sociale, culturale, economico e politico. Uno degli obiettivi
principali del nostro Congresso sarà proprio leggere attentamente queste sfide e riflettere
sulle risposte che il laicato cattolico africano potrà dare ad esse.
D. - Qual
è il ruolo del laicato nel compiere la “nuova evangelizzazione” e perché è importante
non perdere di vista la dottrina sociale della Chiesa in questa missione?
R.
- I fedeli laici svolgono un ruolo di primo piano nella nuova evangelizzazione nel
Continente africano: basti ricordare i tanti catechisti laici – vere colonne portanti
delle comunità cristiane in Africa. È compito dei laici assumersi la loro parte di
responsabilità nella vita delle comunità cristiane. Sappiamo però che la loro missione
principale – grazie al carattere secolare della loro vocazione – è quella di portare
il Vangelo nel mondo. L’Esortazione postsinodale Africae munus definisce i laici come
“«ambasciatori di Cristo» (2Cor 5,20) nello spazio pubblico e nel cuore del mondo”
(n. 128). Essi cioè sono il “sale della terra”, la “luce del mondo”, il “lievito evangelico”
che trasforma le realtà temporali dal di dentro. Da qui l’importanza della Dottrina
sociale della Chiesa che non va intesa come un accessorio, ma come parte integrante
della missione evangelizzatrice della Chiesa.
D. - Quali sono gli obiettivi
specifici di questo Congresso per quanto riguarda le realtà africane?
R. -
Il Congresso vuole essere un momento di ascolto attento di ciò che lo Spirito Santo
dice alla Chiesa in Africa in questa ora e, in particolare, tramite i due Sinodi dei
Vescovi dedicati all’Africa, quello del 1994 e quello del 2009. Allo stesso tempo
il Congresso intende porsi in ascolto dell’Africa, una terra che sta attraversando
profonde trasformazioni e gravi sfide (povertà, fame, guerre, fondamentalismi religiosi
che sempre più spesso sfociano in atti di vera e propria persecuzione anticristiana,
la secolarizzazione e l’invasione della cultura post-moderna occidentale che mettono
in crisi non pochi valori autentici delle culture tradizionali africane e l’identità
stessa dell’anima africana…). Ma, al contempo, l’Africa è carica di grandi speranze.
Vogliamo riscoprire e valorizzare le tante ricchezze spirituali di questo Continente
che possono servire l’umanità intera. In altre parole, vogliamo realizzare un Congresso
di speranza, perché – come ci insegna Papa Benedetto XVI – i laici cattolici in Africa
devono essere, in modo speciale, “servitori di speranza”, quella speranza radicata
in Cristo, Signore della storia.
D. - Benedetto XVI ha definito l’Africa come
un grande polmone di spiritualità e un continente della speranza. Eppure la Chiesa
africana per molti aspetti è ancora molto giovane…
R. - Sì, la Chiesa in Africa
è giovane da diversi punti di vista. È giovane perché la maggior parte della popolazione
africana è giovane e ciò costituisce una grande risorsa umana per questo Continente,
un motivo di grande speranza. La Chiesa in Africa è giovane, inoltre, perché in gran
parte dei Paesi il primo annuncio del Vangelo è arrivato meno di duecento anni fa.
La fede di questo Continente richiede, dunque, di essere adeguatamente consolidata.
La Chiesa in Africa è giovane anche perché in forte crescita. All’inizio del XX secolo
i cattolici erano meno di 2 milioni, alla fine di questo secolo hanno raggiunto i
140 milioni. Secondo il recente Annuario Statistico i cattolici in Africa sono 185
milioni, cioè il 18% della popolazione totale del Continente. Queste cifre indicano
il forte dinamismo della Chiesa che vive in Africa, un dinamismo che - come dice il
Papa Benedetto XVI - si esprime nella freschezza del sì alla vita, nella freschezza
del senso religioso e della speranza. L’Africa - secondo le parole del Santo Padre
- è una riserva di vita e di vitalità per il futuro. Ma occorre aver presente che
tutto ciò esige un forte impegno a favore della nuova evangelizzazione.
D.
- Rafforzare il laicato nella propria identità cristiana. Quali sono i settori più
importanti per la formazione del laicato africano?
R. - Uno degli obiettivi
principali del nostro Congresso è proprio rafforzare e consolidare l’identità cristiana
del laicato cattolico dell’Africa. Vogliamo che questo Congresso sia uno strumento
che aiuti i laici africani a riscoprire la bellezza della loro vocazione e della loro
missione nella Chiesa e nel mondo. E questo significa riscoprire l’importanza del
Battesimo, il sacramento da cui scaturisce tutta la vita e la missione di un cristiano.
Formare laici adulti non è altro che aiutarli a vivere la realtà del Battesimo fino
in fondo. San Leone Magno dice: “Riconosci, cristiano, la tua dignità!”, cioè la tua
dignità battesimale. È formazione, inoltre, stimolare i laici a incontrare veramente
Cristo nella vita, un incontro fondamentale per ogni cristiano così come afferma il
Papa Benedetto XVI: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica
o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla
vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Deus caritas est, n. 1).
Infine, rafforzare l’identità laicale comporta anche riscoprire l’importanza e la
bellezza del “carattere secolare” della vocazione laicale, che consiste proprio nell’impegno
di trasformare il mondo secondo lo spirito del Vangelo. Per questo i laici cattolici
devono essere i veri protagonisti e i promotori di giustizia, di riconciliazione e
di pace nel Continente africano; essere “ambasciatori di Cristo” anche nella vita
pubblica, anche nel mondo della politica – un ambito particolarmente esigente in Africa.
D.
- Che significato assume l’Anno della Fede nel continente africano e quale impatto
si spera possa avere nelle società africane?
R. - L’Anno della Fede ci ricorda
ciò che è fondamentale per l’intera esistenza di un cristiano. Il Papa Benedetto XVI
ci ammonisce dicendo che a volte ci preoccupiamo in maniera affannosa delle conseguenze
sociali, culturali e politiche della fede, supponendo che la fede ci sia, ma ciò purtroppo
- secondo il Papa - sta diventando sempre meno realista anche in Africa. Nella formazione
del laicato, dunque, bisogna partire sempre dall’essenziale, cioè da Dio, quel Dio
che si è rivelato nel volto del suo Figlio, Gesù Cristo. Bisogna partire dalla fede!
Da qui la grande importanza del Catechismo della Chiesa Cattolica che dovrebbe diventare
un compagno di cammino per ogni laico cattolico. L’ignoranza della fede è un grave
pericolo per i cattolici non solo in Africa. Il nostro Congresso si propone, quindi,
di lanciare un appello ai laici cattolici africani perché conoscano la fede, la sua
bellezza, la sua ragionevolezza.
D. - Quale importanza assumono nel contesto
sociale e spirituale dei Paesi africani i movimenti ecclesiali?
R. - Il luogo
principale di formazione dei laici – oltre la famiglia cristiana – è costituito dalle
parrocchie. Nei nostri tempi però la parrocchia ha bisogno di essere aiutata in questo
compito da una vasta rete di piccole comunità. In Africa si dà molta importanza alle
comunità cristiane di base che svolgono un significativo ruolo formativo. Tuttavia
occorre senz’altro valorizzare la nuova stagione aggregativa dei fedeli laici, frutto
del Concilio Vaticano II, che trova espressione nei nuovi carismi dai quali nascono
i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. È questo un motivo di grande speranza
anche per la Chiesa africana. Il Beato Giovanni Paolo II ha visto nei movimenti e
nelle nuove comunità delle realtà dotate di un grande dinamismo missionario, un vero
dono di Dio per la nuova evangelizzazione. E il Papa Benedetto XVI ha sollecitato
i Pastori di andare incontro a queste realtà con grande amore. È vasta la schiera
dei laici – uomini e donne, giovani e adulti - che anche in Africa, grazie a questi
nuovi carismi, ha scoperto la gioia della fede nonché l’affascinante bellezza di essere
cristiani.
D. - Quali i frutti maturati dai precedenti Congressi per i laici
in altri continenti, in Asia per esempio?
R. - L’organizzazione dei Convegni
continentali o regionali del laicato cattolico è ormai da anni una delle attività
rilevanti del Pontificio Consiglio per i Laici. In Africa simili raduni sono stati
organizzati per ben due volte in passato: nel 1971 e nel 1982. Due anni fa abbiamo
realizzato un Congresso dei Laici cattolici dell’Asia a Seoul, in Corea. Quanti partecipano
a questi raduni vivono un’esperienza di Chiesa come mistero di comunione missionaria:
laici, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose uniti dallo stesso amore a Cristo
e alla Chiesa e pronti ad annunciare il Vangelo nel mondo che li circonda. Ogni Congresso
è una semina che intende risvegliare nei laici cattolici, soprattutto in quei luoghi
in cui i cristiani sono una piccola minoranza, la consapevolezza della vocazione e
della missione ricevuta; vogliono risvegliare il coraggio di una testimonianza cristiana
esplicita e persuasiva che dà ragione della speranza che ogni cristiano porta in sé.
Questi Congressi vogliono dire ai laici cattolici “non siete soli; non siete abbandonati”,
“fate parte della grande famiglia dei discepoli di Cristo di dimensioni planetarie,
che è la Chiesa cattolica”. Credo che siano questi i principali frutti generati dai
Congressi finora organizzati e mi auguro che saranno anche i frutti del prossimo Congresso
dei laici cattolici in Camerun.