Cipro. A Nicosia l'Incontro della Ccee sulla coesione sociale in Europa
“L’impegno della Chiesa nella promozione della coesione sociale in Europa”: se ne
parlerà da oggi per tre giorni a Nicosia. L’incontro, promosso dalla Commissione delle
Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), è stato organizzato dal governo di Cipro, presidente
di turno dell’Unione Europea. Presenti una trentina di vescovi, delegati per le questioni
sociali ed esperti di economia e diritto. Roberta Gisotti ha intervistato il
prof. Vincenzo Buonomo, decano della Facoltà di Diritto civile alla Pontificia
Università Lateranense:
D. – Professor
Buonomo, quale può essere la politica della coesione sociale in Europa di fronte alla
crisi economica, alle spinte centripete e perfino al paventato rigetto della moneta
unica?
R. – In questo momento, l’Europa discute sul suo futuro con una strategia
per la coesione sociale chiamata “Strategia 2020”, nella quale individua alcuni punti
fondamentali che sono sempre legati alle questioni economiche o all’integrazione economica
del continente. Ciò che si rileva in un momento di crisi dell’economia è proprio l’assenza
o la carenza di una riflessione sui temi etici, sui cosiddetti valori che debbono
sostenere l’integrazione. Se l’attività economica per l’Unione Europea ha il primo
posto in base ai Trattati istitutivi, certamente questa attività non può dimenticare
che la persona è inserita in un contesto sociale nel quale prevalgono poi situazioni
di ordine etico, situazioni di ordine culturale e anche situazioni di ordine religioso
che invece si vedono escluse da questo tipo di approccio. Di fronte ad una crisi che
ormai interessa quasi tutti i Paesi europei, certamente c’è da pensare se la crisi
sia soltanto determinata da fattori tecnicamente definiti come finanza, spread o divario
tra economie e se non sia anche un problema di crisi di valori essenziali che sono
alla base del vivere della persona e del suo inserimento nel contesto sociale.
D.
– Quindi, la Chiesa potrà giocare un ruolo importante per ricreare coesione sociale?
R.
– Qui, c’è una prospettiva che, attraverso le riflessioni dei vari episcopati, sta
venendo fuori: quella di aprire la Chiesa a essere un soggetto protagonista attraverso
le sue associazioni, attraverso le sue forze, ma protagonista della strategia di coesione
sociale non soltanto supplente di fronte alla carenza che c’è da parte delle istituzioni,
sia nazionali sia europee.
D. – Da questo incontro, si aspetta un documento
finale?
R. – Questo incontro dovrà elaborare alcune linee che serviranno a
guidare i diversi episcopati nazionali ma soprattutto l’episcopato europeo in quanto
tale, perché possa essere di spinta e propulsore di idee per concorrere a quella vera
integrazione. E’ interessante questo riferimento alle radici dell’integrazione: la
Dichiarazione di Schuman del 1950 individuava nella solidarietà e nella sussidiarietà
i due elementi portanti di questa coesione sociale. Oggi, recuperarne le radici significa
appunto riprendere anche le radici dell’integrazione europea.