Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 22.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui alcuni farisei e scribi criticano Gesù perché i suoi discepoli mangiano
senza aver fatto le rituali abluzioni e prendono il cibo con mani impure. Ma il Signore
ricorda che l’impurità nasce dentro il cuore:
«Dal di dentro infatti, cioè
dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri,
avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin,
docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Una questione
cruciale nella prima parte del Vangelo: che cosa è veramente la volontà di Dio: le
tradizioni, le abitudini, i riti fissati e ripetuti, oppure le sfide della vita, le
emozioni del cuore, le intuizioni dell’intelligenza? Nel caso concreto narrato valeva
di più la ritualità delle abluzioni e pulizie o la fame di chi voleva mangiare? O
più in profondità: per onorare Dio bastano i riti, le tradizioni e le abitudini osservate
con scrupolo o ci vuole la lealtà del cuore, la purezza di coscienza, la santità della
vita? Gesù invita oggi ad andare all’essenziale, a togliere di mezzo falsi problemi
di apparenza e di perbenismo, ipocrita religiosità incartapecorita nelle ritualità
vacue. Il male vero è quello che si annida nel cuore: dove attecchisce l’ipocrisia,
l’egoismo dell’avidità, il perbenismo di facciata, la stoltezza e la gelosia, l’acquiescenza
alla falsità e all’illegalità. Da un cuore malato escono molti mali, che inquinano
il vivere e trasformano l’effimero in durevole, il superfluo nell’essenziale. La vigilanza
sul cuore è l’invito di Gesù, ma anche le altre letture di questa domenica insistono
su un cuore che ascolta la verità della Parola e la mette in pratica con retta coscienza.