Concluso con una condanna alle sanzioni all'Iran, il vertice dei Paesi non allineati
a Teheran
Si è concluso ieri il vertice dei Paesi non allineati a Teheran. Approvato un documento
finale nel quale, tra le altre cose, si condannano le sanzioni imposte all’Iran per
il suo programma nucleare. Una presa di posizione che arriva dopo il nuovo allarme
lanciato dall’Aiea. Secondo l’Agenzia Onu per l’energia atomica, Teheran avrebbe addirittura
raddoppiato la sua capacità di arricchimento dell’uranio. Accuse respinte subito dalla
Repubblica Islamica. Cecilia Seppia ha intervistato Antonello Sacchetti,
giornalista esperto di questioni iraniane:
R. – Mi
sembra che, di fatto, non vi siano grosse novità, rispetto al rapporto precedente,
cioè quello di maggio. C’è la questione del sito di Parchin, che è controversa. In
base allo stesso accordo di non proliferazione, non è detto che quel tipo di sito
per forza debba essere aperto alle ispezioni. E’ uno dei punti che prevederebbe il
famoso protocollo addizionale, che Teheran però non ha sottoscritto. Sul fatto che
la capacità nucleare sia addirittura raddoppiata direi che sia anche normale che,
se qualcuno sta producendo qualcosa e non smette di produrlo, non viene fermato, alla
fine, di fatto, arrivi a una capacità di produzione migliore.
D. – Dopo questo
rapporto, gli Stati Uniti hanno fatto sapere di volere ancora scegliere la diplomazia
per trattare con l’Iran, ma ribadiscono che la pazienza sta per finire. Molto dura
anche la reazione di Parigi, che chiede nuove sanzioni. La fase interlocutoria del
dialogo potrebbe subire uno stop?
R. – No, non credo possa finire adesso. Non
può finire adesso, perché gli Stati Uniti tra pochi mesi votano. La vedo veramente
difficile che Obama possa imbarcarsi ora in un’avventura come quella di dare luce
verde a un’azione unilaterale da parte di Israele contro l’Iran.
D. – Eppure,
ciclicamente, si palesa la paura che Teheran possa dotarsi di una bomba atomica...
R.
– Parliamoci chiaro, l’Iran non ha la bomba e molto difficilmente potrebbe avercela.
E’ assolutamente impossibile che possa avere una capacità nucleare, che possa competere
con nazioni che hanno la bomba da decenni. Ora, perché questo problema? L’Iran sta
sfruttando da qualche anno l’ambiguità sulla questione per ottenere qualcosa, cioè
per ottenere ovviamente un riconoscimento internazionale e per tranquillizzarsi rispetto
al suo futuro, anche economico.
D. – Quello che stupisce, però, sono anche
le dichiarazioni di Teheran al vertice dei Paesi non allineati che, tra l’altro, si
conclude oggi: la non ingerenza nelle questioni interne, il no alle sanzioni unilaterali,
la richiesta di non proliferazione per Israele. Insomma, la posizione dell’Iran è
piuttosto nitida, però è vero anche che sta portando avanti la teoria dei due pesi
e delle due misure...
R. – Sì, d’altra parte Teheran dice: noi siamo accusati
di avere un arsenale nucleare, da un Paese che ce l’ha – cioè Israele – e non aderisce
al trattato di non proliferazione, con ciò affermando una cosa semplicemente vera.
Il vertice dei non Allineati però ha avuto così conseguenze anche inaspettate. Un
iraniano ha fatto una battuta e ha detto: “La Repubblica islamica ha speso 100 milioni
di dollari per farsi un autogol”. E’ stato clamoroso, tra l’altro, negli interventi
di ieri - cioè dopo quello della guida suprema e quello del presidente egiziano Mursi
- che hanno effettivamente mandato gambe all’aria le carte che aveva predisposto Teheran,
perché di fatto non ha avuto quell’impatto di propaganda che sperava, chiedendo ai
Paesi non allineati solidarietà per le sanzioni unilaterali. Il fronte di quei Paesi,
però, è talmente eterogeneo che è molto difficile, se non impossibile, che Teheran
possa avere un ruolo di guida nei prossimi anni.
D. – Come leggere questo sodalizio
tra l’Iran e l’Egitto? Perché è vero che Mursi è stato molto duro contro il regime
siriano, ma potrebbe esserci qualche risvolto nella troika che dovrebbe arrivare in
Siria, e che in realtà comprende Iran, Egitto e Venezuela?
R. – Il rapporto
tra Egitto ed Iran è sicuramente un rapporto affascinante, nel senso che per 30 anni
e oltre non si sono parlati. E’ anche vero, tuttavia, che è un riavvicinamento competitivo,
nel senso che è chiaro che Il Cairo con Mursi tende a riacquistare quel prestigio,
quella leadership all’interno dei Paesi musulmani, che non ha avuto più poi per tanto
tempo. Riguardo alla Siria, io credo sia impossibile affrontare in modo serio la questione
siriana, senza un coinvolgimento effettivo dell’Iran. Fu così anche ai tempi dell’Afghanistan.