Guerra ad Aleppo, decine di morti. Caritas del Medio Oriente: è emergenza alimentare
Ancora violenza in Siria. Ad Aleppo, un edificio dei servizi di sicurezza è stato
attaccato dai ribelli mentre l’esercito di Assad ha bombardato postazioni degli insorti
in diversi quartieri. Si parla di decine di morti. Dalla riunione dei ministri degli
Esteri nel Consiglio di Sicurezza Onu emerge la necessità di ‘zone cuscinetto’, ma
non c’è accordo sulla realizzazione. Francia e Gran Bretagna non escluderebbero un'azione
militare per proteggerle, mentre l'ambasciatore russo presso l'Onu, Churkin, parla
di possibile aggravamento della situazione. Secondo le Nazioni Unite, sono oltre un
milione gli sfollati in Siria e oltre 200 mila i rifugiati nei Paesi vicini, di cui
160 mila in Giordania. E l’Unicef sottolinea che la metà sono bambini e adolescenti.
Per giorni, parlare al telefono o scambiare email con la Caritas locale è stato impossibile.
Solo questa mattina è stato ristabilito il contatto, come racconta, nell’intervista
di Fausta Speranza, Rosette Héchaimé, coordinatrice della Caritas del
Medio Oriente:
R. – Proprio
stamattina sono riuscita, dopo aver provato per una settimana, a parlare con mons.
Audo, il vescovo caldeo residente ad Aleppo e presidente di Caritas Siria. Ha potuto
così dirmi che tutti i programmi che sono stati lanciati da alcuni mesi continuano,
nonostante enormi difficoltà. E’ molto difficile trovare gli aiuti alimentari o di
prima necessità, che si vorrebbe poter fare arrivare alla gente.
D. – La prima
necessità è quella alimentare, poi quali altre sono più urgenti?
R. – Soprattutto
quella alimentare ma adesso cominciano a mancare anche i prodotti igienici. Quando
ci sono questi conflitti e le persone si spostano da una parte all’altra, le condizioni
di vita nelle quali vivono non sono sempre le migliori. Bisogna provvedere ad un minimo
di cose che garantiscano standard sanitari sufficienti.
D. – Che cosa dire
delle condizioni in cui operano?
R. – Le condizioni in cui operano sono piuttosto
difficili, perché i combattimenti perdurano. Si sa che non sono combattimenti che
non durano 24 ore su 24 e che ci sono anche momenti di tregua, in cui la gente riesce
a spostarsi, riesce a fare rifornimento, ma non è facile, perché i prodotti mancano
ed è difficile trovare il necessario. Grazie a Dio, finora quello che si è voluto
fare si è sempre riusciti a farlo, senza che succedesse niente a nessuno. Evidentemente,
però, non è facile. La cosa sicura è che c’è uno smarrimento generale: i siriani non
capiscono più cosa sta succedendo. Qualche giorno fa i vescovi di Aleppo si sono ritrovati
proprio per fare un ennesimo appello al cessate il fuoco e per chiedere ai cristiani
di non prendere le armi, di non usarle, sapendo che la Chiesa non prende posizione
per una parte o per l’altra, ma che vuole la pace, la riconciliazione, la serenità
per tutti.