2012-08-30 15:14:37

Kenya. L'arcivescovo di Mombasa: i disordini non spazzeranno via la convivenza religiosa


“Non permetteremo all’intolleranza e al fanatismo di attecchire in Kenya. La convivenza tra musulmani e cristiani nel Paese ha radici profonde e non sarà spazzata via da pochi, isolati, gruppi di violenti”. Queste le parole di mons. Boniface Lele, arcivescovo di Mombasa, dove negli ultimi giorni 4 poliziotti sono stati uccisi e quattro chiese cristiane sono state assaltate nel quartiere di Buxton. All’origine dei disordini, le proteste di alcuni membri della comunità islamica, maggioritaria nella città, per il presunto coinvolgimento delle forze dell’ordine locali nell’omicidio di Aboud Rogo, imam legato alle milizie fondamentaliste somale di al-Shabaab. Per un’analisi su questa figura e sulla situazione nell’area, Michele Raviart ha intervistato Enrico Casale, africanista della rivista “Popoli”:RealAudioMP3

R. – Lo sceicco era un esponente di quelle frange più estreme dell’islam kenyano. Questi movimenti sono particolarmente importanti perché hanno connessioni con al Shabaab, che è un movimento fondamentalista che sta conducendo una guerra terribile in Somalia contro il governo di transizione nazionale e il contingente dell’Unione Africana. La sua figura era così importante che i suoi spostamenti erano seguiti direttamente da alcuni servizi segreti occidentali, prima di tutto quelli degli Stati Uniti e della Gran Bretagna.

D. – I disordini sono scoppiati perché si crede che ci sia la polizia del Kenya dietro all’uccisione dello sceicco. Lei che idea si è fatto?

R. – Potrebbe essere tutto. Potrebbero essere certamente i servizi segreti occidentali che da tempo ormai puntano all’eliminazione dei capi di questi movimenti fondamentalisti; potrebbero essere gli stessi fondamentalisti ad averlo ucciso, per togliere di mezzo un personaggio ingombrante; potrebbe essere stata la polizia kenyana che anch’essa voleva togliersi di mezzo un provocatore fondamentalista … Il Kenya sta conducendo un’inchiesta in merito; vedremo nelle prossime settimane …

D. – Negli scontri sono state attaccate quattro chiese cristiane: c’è il rischio di un’escalation di violenza su base religiosa?

R. – Il Kenya non ha una tradizione di tensioni religiose. La comunità islamica e quelle cristiane hanno sempre convissuto in modo abbastanza pacifico. Certo, l’intervento a fianco del governo di Mogadiscio, del contingente dell’Unione Africana, delle truppe etiopi e di quelle kenyane potrebbe in qualche modo scatenare la reazione delle comunità musulmane in Kenya. Teniamo presente che in Kenya esiste una minoranza etnica somala al Nord, nell’oltre-Juba, e sono presenti moltissimi profughi e rifugiati somali fuggiti dalla guerra. Potrebbero esserci anche dei provocatori fondamentalisti musulmani che potrebbero scatenare delle reazioni.

D. – Qual è la portata di al Shabaab al di fuori della Somalia, e come questi scontri possono ripercuotersi sulla stabilità della regione?

R. – Va detto che al Shabaab è una milizia che è in qualche modo collegata alla rete di al Qaeda. Ci sono rapporti tra al Shabaab e Boko Haram e ci sono rapporti tra al Shabaab e Aqmi, cioè al Qaeda per il Maghreb islamico. Va detta un’altra cosa: che recentemente l’offensiva dell’esercito di Mogadiscio ha messo nell’angolo gli al Shabaab i quali, però, non rinunceranno facilmente alla lotta. Al Shabaab potrebbe cambiare strategia con nuovi interventi di tipo terroristico, sia in Somalia sia negli altri Paesi.







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