2012-08-30 14:11:33

Crisi siriana al centro del summit dei Paesi non allineati. Annunciata la formazione di una troika


Siria. A Damasco infuria la battaglia, oltre 30 le vittime di oggi. I ribelli riferiscono di aver abbattuto un jet dell’esercito al confine con la Turchia. La crisi siriana è anche al centro del vertice dei Paesi non Allineati, in corso a Teheran. L’Iran ha annunciato la formazione di una troika da inviare sul terreno. Cecilia Seppia.RealAudioMP3

Damasco è di nuovo sotto il fuoco incrociato dopo la giornata di ieri che ha lasciato sul terreno 130 morti: all’alba nuovi scontri sono divampati tra ribelli e l’esercito che ha schierato i suoi carri armati nel quartiere di Tadamoun. Bombardamenti anche ad Hama e Deir al azzor nell’est, mentre gli oppositori riferiscono di aver abbattuto un jet del governo al confine con la Turchia. La fine della guerra non è dietro l’angolo ha detto il presidente Assad apparso ieri in Tv, gridando al complotto internazionale. Si parla di Siria anche al vertice dei Paesi non allineati, in corso a Teheran che ha proposto l’invio di una troika formata da Egitto, Venezuela e Iran da inviare nelle zone di conflitto per risolvere la crisi. Al summit durissimo l’intervento del presidente egiziano Morsi che ha criticato l’amministrazione siriana, i cui delegati presenti al summit hanno lasciato l’Aula, e ha assicurato l’impegno dell’Egitto per mettere fine ad un ulteriore bagno di sangue.

Al vertice dei Paesi non allineati resta aperto il nodo Iran-Israele. Duro il commento del premier israeliano Netanyau che ha definito “una vergogna per l’umanità, la partecipazione di 120 Paesi al summit”. Dal canto suo il Segretario generale dell’Onu Ban Ki moon, ha incalzato Teheran sul suo programma nucleare, ha chiesto di creare fiducia nella comunità internazionale quindi ha ammonito di mettere fine alle reciproche minacce: “la guerra di parole – ha detto - può diventare una guerra vera”. Una posizione inequivocabile quella delle Nazioni Unite, come conferma Gabriele Iacovino del Centro Studi Internazionali al microfono di Cecilia Seppia.RealAudioMP3

R. - È sempre una posizione di dialogo, di ricerca di un dialogo con Teheran ed evitare un muro contro muro. Certo è che si tratta di una posizione ferma, a cui l’Iran sarà costretto, prima o poi, a dare una risposta. Quello che Ban Ki Moon continua a chiedere è, da parte dell’Iran, di fare dei passi avanti nel dialogo con la comunità internazionale, e di dimostrare che il proprio programma nucleare, non ha dei fini nascosti o militari.

D. - Dall’altra parte, anche la rabbia del premier israeliano Netanyahu, che ha definito “una vergogna per l’umanità”, la partecipazione di 120 Paesi al summit.

R. - Il movimento dei Paesi non Allineati trova radici profonde nella Guerra Fredda, ma è ancora una realtà, soprattutto nei contesti internazionali, per esempio anche in un’organizzazione come le Nazioni Unite. È sicuramente un forum diplomatico importante, anche perché quando un così vasto numero di Paesi si possono incontrare, il dialogo è sempre propizio. Da parte israeliana, vi è la ferma posizione di opporsi a qualsiasi punto di riferimento con Paesi come l’Iran, con cui il governo di Tel Aviv è ai ferri corti.

D. - Tanti temi sul tavolo di questo vertice. Oggi è stata resa nota anche l’attesa proposta di Teheran per risolvere la crisi siriana, ovvero la formazione di una troika composta da Egitto, Iran e Venezuela. Parliamo di un organismo che avrà un certo rilievo, un qualche ruolo specifico?

R. - Bisogna essere realisti. La crisi siriana, è una crisi che deve essere risolta solo con l’inclusione nel dialogo di tutti gli attori, sia regionali che internazionali, che hanno una presenza in questa crisi. Penso che il ruolo diplomatico, in un contesto mediorientale come quello siriano, del Venezuela può essere secondario, anche perché fino a quando non si troverà un dialogo tra i maggiori attori come l’Iran, l’Arabia Saudita, la Turchia e l’Egitto, non ci potrà essere una soluzione diplomatica di compromesso per mettere pressione ad Assad, visto che in questo momento soprattutto l’Iran ma anche l’Egitto, cercano di evitare un dialogo con l’Arabia Saudita.

D. - Il discorso di Morsi è stato durissimo contro il regime siriano, contro il bagno di sangue che si sta consumando in Siria. La delegazione di Damasco ha lasciato il summit. Parte già male questa troika, nel senso che l’Egitto è così fortemente contrario al regime, però ha deciso poi di entrare a far parte dell’organismo.

R. - È comunque un impostare un dialogo diplomatico già zoppicante, perché se si chiude la possibilità di parlare con la leadership siriana, e di intavolare un discorso con la stessa fin dal primo momento, la soluzione diplomatica viene meno. L’Egitto è molto attivo, anche per cercare di riprendere un ruolo politico e diplomatico nell’area. Il discorso di Morsi è dettato anche da motivi politici interni, perché comunque la presidenza Morsi viene all’indomani di una primavera araba che ha fatto cadere il regime di Mubarak, quindi porsi fortemente in opposizione all’ultimo regime che sta resistendo a quella che è partita come una primavera araba, come una rivolta popolare, ma che adesso è una vera e propria guerra civile, è anche un messaggio forte per rafforzare la propria posizione dal punto di vista politico interno.







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