Sudafrica: i minatori uccisi mentre scappavano. Le autorità non confermano
Resta alta la tensione nelle miniere del Sudafrica e in particolare in quella di Marikana,
teatro delle violenze delle scorse settimane, costate la vita a 44 persone, tra di
loro 34 minatori e 2 agenti. Secondo alcune fonti, l’autopsia avrebbe rivelato che
gli operai sarebbero stati colpiti alle spalle, mancano però conferme ufficiali. Benedetta
Capelli:
C’è grande preoccupazione nel Paese africano, appena risollevatosi
dalla fine dell’apartheid, e che rischia di ripiombare in una spirale di violenza.
Ieri la Lonmin, la compagnia proprietaria delle miniere di platino di Marikana, ha
denunciato intimidazioni ai danni degli operai che intendevano rientrare al lavoro;
una percentuale che varia dal 13 al 17%. Episodi che si sono verificati in diverse
miniere del Paese e che sono arrivati nel giorno in cui i 260 lavoratori arrestati
per le proteste nella miniera di Marikana, sfociate il 16 agosto nella strage di 34
operai, sono comparsi in un’aula di tribunale. Su di loro pesano a vario titolo le
accuse di violenza pubblica e omicidio. Ma il fatto più inquietante riguarda le indiscrezioni
relative all’autopsia sulle vittime: i minatori sarebbero stati uccisi da colpi di
pistola sparati alla schiena mentre fuggivano. Nessun commento è giunto da fonti ufficiali,
a giorni si attendono i risultati dell’inchiesta voluta dal presidente Zuma per chiarire
la dinamica della strage. Quanto sta accadendo in Sudafrica, che ha circa l’80% delle
riserve mondiali di platino, ha fatto salire il prezzo del metallo del 10,5% rispetto
a due settimane fa. Oltre a questo, pesano le divisioni interne ai sindacati dei lavoratori
in un rimpallo di accuse di collusione con le compagnie minerarie. Attualmente il
salario di un minatore si aggira sui 4-5mila rand, più di 10mila – replica la Lonmin
– se si sommano i bonus erogati.