Sri Lanka: a Mullikulam dopo cinque anni la prima Messa tra i profughi
Cacciati dal villaggio di Mullikulam venti anni fa, circa 215 famiglie, dalla fine
di giugno sono costrette a vivere nella giungla di Marichchijattu. Teoricamente il
loro trasferimento in questa foresta rientra nel programma di reinsediamento previsto
dal governo per gli sfollati. In pratica, queste persone vivono da mesi tra zanzare,
serpenti ed elefanti, con due soli bagni e senza la possibilità di pescare o coltivare
la terra. Dopo cinque anni, come riporta l’agenzia AsiaNews, i profughi hanno potuto
finalmente celebrare la loro festa parrocchiale prendendo parte alla celebrazione
nella chiesa Regina del Cielo alla quale erano presenti almeno mille persone. La Santa
Messa è stata presieduta da mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar, che ha chiesto
ai fedeli di pregare per la comunità affinché possa tornare nel suo villaggio. “Questa
gente chiede solo di non essere privata dei propri diritti di base – ha dichiarato
il vescovo – Al governo non chiedono altro che poter vivere nelle loro case e nel
loro villaggio”. Alla celebrazione era presente anche una delegazione di 150 cattolici
del sud, laici e religiosi, per esprimere la loro solidarietà ai profughi. Al termine
della messa hanno poi fatto visita al luogo in cui i profughi sono costretti a vivere,
definendolo “un insulto per ogni essere umano. È una grave ingiustizia che il governo
dica di aver reinsediato quasi il 98% degli sfollati interni. È una menzogna. Perché
il governo sta ingannando questa gente?”. Congedando le suore e i sacerdoti cattolici
del sud, mons. Rajappu Joseph ha chiesto loro di domandare al cardinale Malcolm Ranjith,
arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka, di
prendere a cuore il caso di Mullikulam. (L.P.)