2012-08-28 13:11:48

Festa di Sant'Agostino. Il Papa: cercò la felicità, sbagliò, non si arrese e trovò Dio


Il 28 agosto del 430 moriva a Ippona, nell’odierna Algeria, il vescovo Agostino. Ieri se ne è fatta memoria come Padre della Chiesa, teologo e filosofo. È nota la passione di Benedetto XVI per questo Padre della Chiesa, considerato dal Papa un maestro e “compagno di viaggio” della vita. In questo servizio, Alessandro De Carolis ripropone alcune riflessioni del Pontefice su Agostino e la sua ricerca della verità:RealAudioMP3

Prestigio, carriera, possesso delle cose, delle persone, una voglia irrefrenabile di ghermire la felicità e in qualche modo mettersela in tasca, meglio averla sempre con sé, piantata nel cuore. È questa, ha spiegato due anni fa Benedetto XVI, la filiera dei valori del giovane Agostino. Una scala i cui primi pioli sono i beni tangibili e sui quali quel giovane intelligente e pieno di vita si arrampica per vedere se, oltre il crinale della soddisfazione epidermica, essi svelino qualcosa che appaghi più in profondità:

“Spesso si preferisce vivere solo l’attimo fuggente, illudendosi che porti felicità duratura; si preferisce vivere - perché sembra più facile - con superficialità, senza pensare; anzi, si ha paura di cercare la Verità o forse si ha paura che la Verità ci trovi, ci afferri e cambi la vita, come è avvenuto per Sant’Agostino”. (Udienza generale, 25 agosto 2010)

Agostino non si ferma a quei pioli, li sale e la scala punta sempre più verso l’alto, il cielo. Il futuro Santo, spiega Benedetto XVI, non sa accontentarsi del “barlume di luce” trovato qui e là. E non si lascia scoraggiare dagli errori che si accorge di aver commesso o dagli insuccessi collezionati, finché non si accorge, dice il Papa, “che quella Verità, quel Dio che cercava con le sue forze era più intimo a sé di se stesso, gli era stato sempre accanto”. Una grande lezione per chi oggi cerca Dio e si trova spesso a navigare tra i flutti di un'indifferenza che tutto relativizza:

“Cari fratelli e sorelle, vorrei dire a tutti, anche a chi è in un momento di difficoltà nel suo cammino di fede, o anche a chi partecipa poco alla vita della Chiesa o a chi vive ‘come se Dio non esistesse’, di non avere paura della Verità, di non interrompere mai il cammino verso di essa, di non cessare mai di ricercare la verità profonda su se stessi e sulle cose con l’occhio interiore del cuore. Dio non mancherà di donare Luce per far vedere e Calore per far sentire al cuore che ci ama e che desidera essere amato”. (Udienza generale, 25 agosto 2010)

L'esperienza di Agostino come uomo alla ricerca della verità è dunque ancora oggi una delle storie più affascinanti fra quelle dei grandi testimoni del cristianesimo. Sul Santo di Ippona non cessano ancora oggi pubblicazioni sul suo pensiero, sui suoi scritti, sulla sua attualità. Ne parla in questo servizio Tiziana Campisi:RealAudioMP3

Torna al tuo cuore, la verità abita dentro di te, lì Dio ti parla: è il suggerimento che Sant’Agostino ha lasciato all’uomo in cerca di sé e del senso della vita. Parole che hanno attraversato secoli e che il tempo non ha cancellato, che spesso hanno toccato anime inquiete e le hanno indotte a ripercorrere il cammino di conversione del vescovo di Ippona. Un cammino articolato, lungo e tormentato, influenzato da filosofie, scetticismo, crisi interiori e sbocciato poi nel ministero episcopale reso in terra d’Algeria. Un presule, Agostino, che ha speso tutto se stesso per parlare all’uomo, alla ricerca di dialogo e di confronto; per far conoscere Dio e la salvezza offerta in Cristo. Omelie, trattati, lettere sono solo parte del prezioso patrimonio di manoscritti che Sant’Agostino ha lasciato. Tra i suoi testi più noti le “Confessioni” e “La città di Dio”. Le sue reliquie si trovano dall’VIII secolo a Pavia, nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, oggi anche meta di un pellegrinaggio spirituale, proposto sotto forma di trekking. Lo hanno sperimentato Francesca Cosi ed Alessandra Repossi ripercorrendo le tappe delle spoglie del grande Padre della Chiesa da Genova a Pavia. Frutto di questo cammino è il volume “Sulle tracce di Sant’Agostino”, guida pratica e spirituale per chi vuole conoscere il vescovo di Ippona immergendosi nella natura con uno zaino in spalla. E per approfondire ancor di più è fresco di stampa “Sant’Agostino a Pavia”, scritto da Antonello Sacchi, che racconta la storia delle reliquie di Agostino e attraverso varie interviste lascia emergere l’attualità del suo pensiero. Entrambi i libri sono stati pubblicati dalla Editrice Ancora, e sono innumerevoli i saggi, le ricerche e i testi di vario genere stampati ogni anno sul padre della Chiesa più amato da Benedetto XVI. Ma cosa si può ancora imparare da Aurelio Agostino di Tagaste? Risponde padre Luciano De Michieli, neoprovinciale degli Agostiniani d’Italia:

R. - Si possono imparare tante cose. Una - forse anche la più bella, nell’Anno della Fede che si sta per aprire - è che Dio va cercato con tutto se stesso, con sincerità di cuore, con passione, senza compromessi, senza mezzi termini, sapendo tornare indietro quando si sbaglia. Lui si fa trovare dentro questa ricerca, questo sforzo dell’uomo è fondamentale perché il Signore poi si mostri, si doni.

D. - L’esperienza di Agostino continua ad essere attuale, perché?

R. - Per questa centralità della persona Agostino, dell’uomo Agostino: lui ha saputo vivere con grande lucidità l’interiorità e parlare di ciò che muoveva il suo cuore; questi sono sentimenti eterni, quello che muove il cuore di ogni persona. Oggi, poi, in certi aspetti ci avviciniamo nuovamente a lui perché egli ha vissuto l’epoca del crollo dell’Impero Romano e quindi della fine di un’epoca, momento di crisi, dunque, di passaggio, dove era chiaro quello che si lasciava, ma non era chiaro verso dove si andava. Anche per noi, in un certo modo è la stessa cosa, in quest’epoca così veloce, di cambiamenti, di crisi ma anche di scoperte nuove, e allora Agostino diventa un indicatore di percorso, una persona che ci indica l’ottimismo, partendo però anche dalla consapevolezza del peccato dell’uomo, della sua fragilità e quindi del bisogno di Dio.

D. - Agostino è stato vescovo di Ippona. Quali parole userebbe oggi per i suoi fedeli, se dovessimo pensare a questo particolare momento storico?

R. - Agostino, sicuramente, inviterebbe nuovamente a vivere la Chiesa, a vivere la comunione, a vivere l’unità: lui ha difeso a spada tratta l’unità, sempre, perché è l’unica via che porta poi alla verità che cerca il cuore dell’uomo. Quindi, probabilmente, ci direbbe questo. Nel momento in cui ognuno rischia, nelle difficoltà, di costruirsi un percorso personale, o di sentirsi giudice di tutti, o di sentirsi una persona unica ed irripetibile - che quindi gli altri non possono capire - ci inviterebbe ad ascoltarci, a rifare unità tra noi, a rifare comunione, a sapere smussare gli spigoli, a sapere vivere i compromessi necessari per costruire poi la via che risponde al bisogno di ogni cuore.

D. - Lei è stato appena eletto provinciale degli Agostiniani in Italia. In che modo vede il cammino dell'Ordine alla luce dell’insegnamento di Agostino?

R. - La nostra storia è un po’ una sintesi tra una radice eremitica ed una mendicante - nata nel 1200 come gli altri ordini - e dentro questa ricca sintesi c’è una grande storia di teologia e di capacità di stare con il popolo. Ancora una volta, siamo chiamati a vivere tra noi l’esperienza della comunione, della Chiesa come comunità, per diventare poi segno visibile per tutti, perché la Chiesa sappia crescere insieme con tutte le sue ricchezze, ma sempre “alla scuola” di questa comunione. Questo è quello che cercheremo di fare anche noi, nelle parrocchie, nei santuari, ovunque poi la Chiesa ci chiamerà a servirla.







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