Al via a Teheran il vertice dei Paesi non Allineati
Ha preso il via a Teheran il vertice dei Paesi non Allineati che si concluderà il
30 e il 31 agosto prossimi. Al centro dell’incontro, anche la questione siriana, con
una bozza di soluzione della crisi presentata proprio dall’Iran, il programma nucleare
iraniano e nordcoreano. Il summit, come annunciato dal ministro degli Esteri di Teheran,
Salehi, critica soprattutto l’ingerenza degli Stati nelle questioni regionali e le
sanzioni unilaterali. Ma come nasce questa organizzazione che vede riuniti oltre 120
capi di Stato e di governo? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Ennio Di Nolfo,
docente emerito di Relazioni internazionali all’Università di Firenze:
R. – L’organizzazione
è nata in due fasi: nel 1955 con la Conferenza di Bandung e nel 1961 con la Conferenza
di Belgrado. Era l’inizio del tentativo di aggregare tutti i Paesi che non fossero
alleati esplicitamente con una delle due potenze che vivevano la Guerra fredda. In
altri termini, l’organizzazione nasceva come espressione della Guerra fredda o come
contrapposizione aessa. Perciò, in pratica e in teoria, dovremmo dire che
cessata la Guerra fredda, l’organizzazione non ha più senso.
D. – Il ministro
degli Esteri iraniano, Salehi, aprendo l’incontro ha parlato di grandi cambiamenti,
di sfide da affrontare. Giustamente lei diceva: non essendoci più la contrapposizione
tra Stati Uniti e Unione Sovietica, viene meno anche la ragion d’essere di questa
organizzazione. Come si pongono però e, da un punto di vista di geopolitica, di cosa
discutono questi Paesi?
R. – Come in passato, hanno colto qualsiasi occasione
offerta dalla cronaca politica per discutere. Così, oggi hanno tre occasioni per discutere
– a mio parere – della situazione politica, e sono: la situazione siriana, la situazione
nordcoreana e la situazione iraniana.
D. – A proposito della crisi siriana,
sempre Salehi aveva annunciato, nei giorni scorsi, che Teheran ha intenzione di presentare
una proposta sulla Siria molto difficile da rifiutare. Ed è immediatamente intervenuta
la Russia, dando pieno appoggio a qualsiasi cosa Teheran intenderà fare …
R.
– E’ vero che c’è un’alleanza stretta tra il governo siriano ufficiale e gli iraniani.
Non credo che questo possa spingersi al di là dei fatti che oggi sono vissuti e penso
che la proposta sia destinata a cadere nel vuoto politico, poi.
D. – La bozza
del documento finale del Vertice critica l’intervento dei Paesi stranieri nelle questioni
regionali e anche le sanzioni unilaterali imposte dall’Occidente, per esempio da alcuni
Paesi. E qui c’è il chiaro riferimento all’Iran e al suo controverso programma nucleare…
R.
– Certo, c'è un tentativo dell’Iran di trascinare sulle posizioni di legittimazione
dei suoi programmi nucleari un certo numero di potenze: questa è una questione di
profonda difficoltà concettuale, perché se è vero che le pretese dell’Iran allargherebbero
i timori e le preoccupazioni del Terzo Mondo - e soprattutto dell’area mediorientale
rispetto all’ipotesi di un conflitto basato anche su armamenti nucleari - è altrettanto
vero che quella parte del mondo è già fitta di armamenti nucleari: sia quelli turchi,
sia quelli israeliani, sia quelli pakistani… Sicché, aggiungerne altri sarebbe una
cosa che non cambierebbe radicalmente nulla e porterebbe soltanto prestigio al governo
di Teheran in un momento in cui esso attraversa grandi difficoltà. Infatti, mi pare
di capire che l’espressione che il governo di Teheran – o il tentativo che sta effettuando
in questo momento – è soprattutto inteso ad alleviare il peso delle sanzioni che incomincia
a farsi sentire pesantemente sulla vita economica iraniana.
D. – No alle sanzioni
per Teheran, però dall’altra parte si è rimarcata la necessità di costringere Israele
a rispettare l’accordo di non-proliferazione: sembra un po’ la politica dei due pesi
e delle due misure…
R. – Direi di sì, perché una posizione contraddice perfettamente
l’altra. E’ vero che è pressoché certo che Israele possiede un arsenale nucleare fatto
– si dice – di circa 200 ordigni nucleari; nel momento in cui lo si nega a Israele
lo si deve negare anche all’Iran stesso. Tanto più che non è affatto vero quello che
dice il ministro degli Esteri iraniano, che le pressioni sull’Iran sono unilaterali
e vengono dai Paesi occidentali: vengono dalle Nazioni Unite, vengono da loro stessi
– in pratica – anche se evidentemente gli iraniani sono ostili a questa posizione.