Santa Monica. Il Papa: mai scoraggiarsi di fronte al rumore del male
Non scoraggiarsi mai di fronte alle prove, ma continuare a fare il bene anche se questo
non appare e il male fa più rumore: queste le riflessioni di Benedetto XVI su Santa
Monica, di cui la Chiesa ieri ha celebrato la memoria. Il Papa ha dedicato alcune
catechesi alla madre di Sant’Agostino, considerata modello e patrona delle madri cristiane.
Ce ne parla Sergio Centofanti:
Essere costanti
nel bene nonostante le difficoltà e le incomprensioni: è l’insegnamento che il Papa
trae da Santa Monica che aiutò il marito pagano a “scoprire la bellezza della fede”
e tante lacrime e preghiere versò per la conversione del figlio, Agostino:
“Monica
non smise mai di pregare per lui e per la sua conversione, ed ebbe la consolazione
di vederlo ritornare alla fede e ricevere il battesimo. Iddio esaudì le preghiere
di questa santa mamma, alla quale il vescovo di Ippona aveva detto: È impossibile
che un figlio di tante lacrime vada perduto”. (Angelus, 30 agosto 2009)
Di
fronte alla ribellione del figlio, Monica fu capace di vincere il chiasso del male
col silenzio del bene, un esempio per tante madri anche oggi:
“Quante difficoltà
anche oggi nei rapporti familiari e quante mamme sono angustiate perché i figli s’avviano
su strade sbagliate! Monica, donna saggia e solida nella fede, le invita a non scoraggiarsi,
ma a perseverare nella missione di spose e di madri, mantenendo ferma la fiducia in
Dio e aggrappandosi con perseveranza alla preghiera”. (Angelus, 27 agosto 2006)
Il
Papa ricorda un celebre colloquio tra Santa Monica e Sant’Agostino a Ostia: davanti
hanno solo il mare e il cielo e nel silenzio “toccano il cuore di Dio”. Mostrano così
che nel cammino verso la Verità dobbiamo anche saper tacere e in quel silenzio “Dio
può parlare”:
“Questo è vero sempre anche nel nostro tempo: a volte si ha
una sorta di timore del silenzio, del raccoglimento, del pensare alle proprie azioni,
al senso profondo della propria vita, spesso si preferisce vivere solo l’attimo fuggente,
illudendosi che porti felicità duratura; si preferisce vivere, perché sembra più facile,
con superficialità, senza pensare; si ha paura di cercare la Verità o forse si ha
paura che la Verità ci trovi, ci afferri e cambi la vita, come è avvenuto per Sant’Agostino”.
(Udienza generale, 25 agosto 2010)
Le reliquie di Santa Monica sono custodite
a Roma, nella Basilica di Sant’Agostino. Sono state traslate da Ostia nel XV secolo,
come spiega al microfono di Tiziana Campisi, il padre agostiniano Gianfranco
Casagrande:
R. - Dopo la
conversione di Sant’Agostino, madre e figlio da Milano vanno ad Ostia Tiberina per
imbarcarsi per l’Africa; proprio durante l’attesa per l’imbarco Monica si ammala e
muore. Il figlio Agostino chiede che sia sepolta in loco, come aveva chiesto anche
la madre, accanto alla chiesa di Sant’Aurea di Ostia Antica. Poi, si deve passare
subito al 1430 quando, per iniziativa di Papa Martino V, queste reliquie vengono prelevate
dal sepolcro di Ostia Antica e, attraverso una processione fluviale lungo il Tevere,
vengono portate a Roma nella chiesa dei Padri Agostiniani, che anticamente era quella
di San Trifone in Posterula. Cinquant’anni dopo il cardinale Guillaume d'Estouteville,
per onorare i meriti dell’ordine agostiniano, volle costruire una nuova grande chiesa
dedicandola a Sant’Agostino, che inglobò la piccola chiesa di San Trifone. Il Vanvitelli
successivamente - negli anni 1750/1760 - volle ulteriormente onorare le reliquie di
Santa Monica collocandole in un sarcofago di marmo verde, prezioso, sotto l’altare
che fu dedicato proprio a lei, oggi la cappella che si può visitare nella Basilica
di Sant’Agostino.
D. - Quant’è vivo oggi il culto a Santa Monica nella Basilica
di Sant’Agostino in Campo Marzio?
R. - Monica è invocata dalle mamme cristiane,
a lei è dedicata anche un’associazione - Associazione delle Madri Cristiane - diffusa
nel mondo ed in particolare in America, negli Stati Uniti ed in Canada. Ogni anno
vengono inviate dall’America migliaia di lettere e tutte queste richieste vengono
collocate accanto alla tomba: sono richieste che toccano fondamentalmente problemi
che riguardano la famiglia, in fondo Santa Monica era una madre di famiglia. Quindi,
si chiede a lei un’intercessione particolare presso Dio per l’unità della famiglia,
la conversione dei figli, la liberazione della schiavitù della droga, del sesso, dell’alcolismo.
Si richiede a Santa Monica anche la conversione del cuore, il ritorno ad una vita
cristiana più dignitosa, la pace e la concordia tra le famiglie.
D. - Monica
è stata circondata nel corso della sua vita da figure di uomini, possiamo dire, difficili:
il marito anzitutto e poi il figlio Agostino; eppure è sempre riuscita a rapportarsi
a queste persone in maniera singolare. Qual era il suo segreto?
R. - Lo svela
proprio Sant’Agostino nelle Confessioni, dicendo che la madre, Monica, era una donna
mite, dolce di carattere ma fortissima nella fede. C’è un’espressione molto bella,
sintetica di Sant’Agostino, che noi quest’anno abbiamo messo sull’altare di Santa
Monica, un’iscrizione fatta in ricamo antico del 700: “In omnibus caritas”, cioè “In
ogni situazione prevalga sempre la carità, l’amore”. Monica ha fatto proprio questo
e lo ha espresso anche con Sant’Agostino, e credo che questa sia stata la forza trainante
della fede di Monica, che assomiglia tantissimo alla fede di tante e tante donne cristiane
che in silenzio soffrono, portano il peso anche del matrimonio, il peso alle volte
di mariti che tradiscono o di figli che scelgono la strada sbagliata, ma non desistono
dalla preghiera, dall’intercessione, dall’offerta del sacrificio quotidiano. Credo
che Dio ascolti subito, anche se la sua risposta non è immediata, ma Dio risponde
quando vede una donna che soffre, che piange e che intercede per la salvezza eterna
dei propri familiari.
D. - Dunque, Monica è ancora un esempio per le donne
di oggi?
R. - Io credo di sì. Tantissime donne vedono ancora questa donna come
una madre a cui parlare e con cui dialogare, con cui sfogarsi e a cui svelare anche
certi segreti.