Oltre l'aborto. L'Ai.Bi. propone l'adozione di bambini non ancora nati
Introdurre in Italia la possibilità di adottare un bambino non ancora nato, come strumento
alternativo all’aborto. E’ la proposta di legge che l’Ai.Bi., Associazione Amici dei
Bambini, lancia da Mezzano di San Giuliano Milanese dove è in corso il convegno “Oltre
l’aborto la speranza nell’abbandono”. L’adozione del nascituro è da 30 anni una pratica
legale negli Stati Uniti, ma viene criticata in Italia dai Radicali che ritengono
preferibile abortire il feto che rischierà l’abbandono. Paolo Ondarza ne ha
parlato con Marco Griffini, presidente Ai.Bi.:
R. - Noi vorremmo
offrire, a chi è nella condizione di dover decidere di abortire almeno un’altra possibilità,
che è quella dell’abbandono, sapendo che questi bambini poi saranno accolti da genitori
adottivi, e potrebbero essere anche accolti nel momento stesso della gestazione; è
questa la grande novità che noi vorremmo introdurre: rendere possibile l’adozione
del nascituro.
D. - Quindi voi presenterete una proposta di legge da introdurre
all’interno del progetto di riforma della normativa sull’adozione internazionale.
E a sostegno della vostra battaglia, citate l’esperienza degli Stati Uniti...
R.
- Assolutamente sì. Questa è un’esperienza che noi stiamo mutuando dagli Stati Uniti
d’America, dove ormai da 30 anni, stanno portando avanti questa idea. E i risultati
sono veramente sorprendenti perché hanno dato -a queste donne, a queste ragazze emarginate,
cadute nella droga o nell’alcol, o comunque in stato di emarginazione,- la possibilità
concreta di pensare all’adozione come una risoluzione dell’aborto. Nella legislazione
americana, un giudice con una sentenza stabilisce, laddove necessario, una corresponsione
anche di sostegni economici alla madre per poter portare a termine la gravidanza.
La madre, certamente, una volta che si verifica l’evento della nascita, può non confermare
la sentenza di adozione, e tenersi il bambino. E diciamo, che questa è veramente una
provvidenza. Nella fattispecie, nell’esperienza americana, l’adozione del nascituro,
permette due soluzioni: di tenere “un’adozione aperta”, cioè i genitori possono accettare
o decidere di tenere i rapporti con la madre biologica, o “un’adozione chiusa”. Quello
che mi ha sorpreso, è che addirittura la maggior parte dei casi, il 70 percento, scelgono
l’adozione aperta.
D. - La vostra proposta ha suscitato le critiche dei radicali,
che ritengono preferibile abortire il feto che rischierà l’abbandono.
R. -
Ai radicali diciamo che l’aborto non sarà mai un metodo contraccettivo; ma rispondiamo
anche citando alcune e-mail -perché ne stanno arrivando tantissime- di ragazzi e ragazze
che ringraziano le loro madri biologiche perché non hanno scelto la strada della morte,
ma quella della vita. Una mi ha colpito in modo particolare: una ragazza che ringraziando
la madre biologica che non ha abortito, adesso che sta adottando una bambina, si rende
conto del grande atto di amore che questa donna scegliendo la strada della vita, ha
voluto darle. Se la madre avesse scelto la via dell’aborto, non si sarebbe verificata
questa stupenda reazione atomica dell’amore.
D. - Insomma una scelta d’amore
con la “A” maiuscola, in senso altruistico, quella della madre che sceglie di “abbandonare”
il figlio che non desidera?
R. - L’abbandono è un termine che urla scandalo.
Ma nell’abbandono è più prevalente la componente dell’amore. L’abbandono ha veramente
un significato di dono; di dono altruistico.