In Siria sono almeno 30 le persone rimaste uccise oggi, mentre è ancora incerto il
numero dei morti a Daraya, sobborgo di Damasco attaccato ieri dalle forze fedeli al
presidente Bashar al-Assad. Alcuni gruppi di opposizione parlano di oltre 300 vittime.
Intanto, è nuovamente comparso in pubblico il vicepresidente Faruk al Sharaa, smentendo
le voci di una sua diserzione. Il servizio di Davide Maggiore:
Secondo l’opposizione,
quella di ieri è stata la giornata più sanguinosa dall’inizio delle proteste, con
oltre 400 morti. Il governo ha annunciato di aver causato gravi perdite tra i ribelli,
oltre che a Daraya, anche a Deir az Zor ed Aleppo. La periferia della seconda città
del Paese, come quelle di Deraa e Damasco è stata bombardata anche oggi dalle forze
regolari. E nella capitale, il vice presidente al-Sharaa ha incontrato l’inviato iraniano,
Burujerdi. Il numero due di Assad non era stato visto in pubblico per giorni: i ribelli
avevano annunciato la sua diserzione e si era diffusa la voce di una fuga in Giordania.
Il rappresentante di Teheran ha avuto un colloquio anche con il presidente Assad:
il capo dello Stato siriano ha denunciato un complotto straniero contro il suo Paese
e contro tutta la regione, affermando che il suo governo lo sconfiggerà “costi quel
che costi”. Secondo fonti iraniane, anche il ministro degli esteri sirano, Walid Moallem,
avrebbe escluso la possibilità di negoziati con i ribelli se non dopo aver “eliminato”
la violenza dal Paese ed aver ottenuto una dichiarazione che escluda qualsiasi intervento
straniero.