2012-08-26 20:10:39

Il mondo piange Neil Armstrong, il primo uomo sulla luna. Il ricordo dell'astronauta Guidoni


“Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo da gigante per l’umanità”. Rimarrà indelebile nella memoria e scolpita sui libri questa frase pronunciata da Neil Armstrong, il comandante della missione spaziale Usa Apollo 11 allunata il 20 luglio 1969, poco prima di scendere sulla superficie del satellite terrestre e imprimervi, anche in questo caso pressoché indelebilmente, l’impronta del proprio scarpone sinistro. Neil Armstrong è morto ieri all’età di 82 anni per alcune complicazioni seguite ad un intervento al cuore cui era stato sottoposto i primi di agosto. “Uno dei più grandi eroi americani, non solo del suo tempo ma di tutti i tempi”, lo ha celebrato nel suo estremo saluto la Casa Bianca, mentre il portavoce della Nasa lo ha voluto ricordare come “il primo uomo ad aver fatto un passo in avanti verso un mondo oltre il nostro”. In effetti la missione dell’Apollo 11 rappresentò l’ultima frontiera del sogno americano e la realizzazione dell’obiettivo del presidente Kennedy di conquistare il suolo lunare entro la fine del decennio degli anni Sessanta. Quella magica notte in cui Armstrong e il suo compagno Aldrin “passeggiarono” per tre ore sulla luna raccogliendo campioni e scattando fotografie, incollarono allo schermo televisivo circa 600 milioni di persone in tutto il mondo, il pubblico più vasto della storia. Nato nel 1930 in una fattoria dell’Ohio, Nei Armstrong si appassionò fin da piccolo all’aviazione, tanto da conseguire la licenza di volo ancora prima della patente di guida, all’età di 16 anni. Poi gli studi di ingegneria aeronautica, l’arrivo alla Nasa nel 1962, negli anni d’oro dell’agenzia, e la partecipazione come astronauta alla missione Gemini nel 1966, che gli spalancò la porta dell’Apollo 11. Era un uomo schivo e la partecipazione all’evento più alto della storia dell’esplorazione spaziale non cambiò questo lato del suo carattere: evitò quasi ostinatamente la celebrità, rimanendo docente universitario all’ateneo di Cincinnati e trascorrendo molto tempo nella sua fattoria dell’Ohio. Rare le sue apparizioni in pubblico e ancora di più le sue interviste, ma ultimamente, in una di queste, si lasciò scappare: “Di tanto in tanto mi manca l’emozione di essere in una cabina di pilotaggio di un aereo”. (R.B.)

Vivo il ricordo di Neil Armstrong tra i suoi compagni di viaggio dell'Apollo 11 e tra i colleghi di ogni parte del mondo. Tra questi Umberto Guidoni, primo astronauta europeo a visitare la Stazione Spaziale Internazionale. Ascoltiamolo al microfono di Paolo Ondarza: RealAudioMP3

R. - Neil Armstrong era sicuramente un eroe diverso da quello che è lo stereotipo dell’astronauta coraggioso e sempre pronto a mettersi in mostra. Era piuttosto una persona schiva, tranquilla, e difficilmente avresti pensato che fosse il comandante della missione che era atterrata sulla Luna. Però, era un pilota eccezionale, e proprio queste caratteristiche -probabilmente- lo hanno portato ad essere il prescelto per una delle missioni più complesse e più difficili -mai provata prima-, in cui il margine di rischio -lo dicevano anche i tecnici della Nasa- era praticamente del cinquanta percento. Era come tirare una moneta. Credo che questa sia l’eredità che ci lasciano questi uomini che hanno avuto il coraggio, la freddezza e anche lo slancio, di affrontare pericoli ben oltre quelli che si possono immaginare e pianificare. Forse adesso, dopo quaranta anni, servirebbe un po’ più di coraggio. Abbiamo lasciato non solo la Luna a se stessa, ma abbiamo anche lasciato rallentare quello spirito di esplorazione che aveva caratterizzato quegli anni, dove la tecnologia era molto meno avanzata di oggi, ma nonostante ciò, raggiunse i vertici dell’esplorazione dello spazio.

D. - Quel 20 luglio del 1969, giorno in cui Neil Armstrong mise piede sulla Luna, è divenuto storia dell’umanità. Lei ha conosciuto personalmente Neil Armstrong, quindi ne conserva un ricordo che va al di là di quello celebrativo di queste ultime ore ..

R. - Ricordo in particolare la sua capacità di raccontare l’esperienza lunare come se fosse una normale missione di routine, con grande precisione tecnica, ma senza enfasi, senza retorica. Eppure era stato grazie alla sua capacità di pilotaggio che la missione ha avuto successo. Sono riusciti ad atterrare sulla Luna grazie alla prontezza di riflessi di Neil Armstrong. Ha lasciato all’umanità la realizzazione di un grande sogno, permettendole di vedere la Terra dallo spazio, di vederla dal punto di vista della Luna, e di rendersi conto di quanto sia fragile tutto questo sistema. Credo questo sia forse il regalo più grande che Neil Armostrong ci abbia fatto. Mi piace ricordare l’impronta dei primi passi che lui ha fatto sulla Luna .. Quel famoso “Piccolo passo per l’uomo e grande passo per l’umanità”. Quell’impronta sarà ancora lì sulla Luna per i prossimi milioni di anni. Sarà probabilmente il monumento più longevo al coraggio e alla capacità di un uomo, di una generazione di astronauti -direi-, che ha saputo portare l’umanità oltre i limiti dell’orbita terrestre.








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