Siria: a Daraya massacro peggiore da inizio guerra. Riappare in pubblico vice di
Assad. Alta emergenza profughi
Continua la strage in Siria: nella giornata di oggi si contano già 30 persone uccise
in varie località del Paese, mentre il bilancio di ieri ammonta a 440 morti, compresi
i circa 300 cadaveri scoperti a Daraya. Intanto riappare in pubblico il vice di Assad,
Faruk al-Sharaa, smentendo così la propria fuga in Giordania. Il servizio di Roberta
Barbi:
Sarebbero
rimaste vittima non di scontri tra ribelli e governativi, ma di esecuzioni sommarie
e rastrellamenti casa per casa di civili, le 300 persone trovate morte ieri a Daraya,
sobborgo a sud di Damasco, dove l’assedio prosegue dal 20 agosto scorso. Secondo fonti
ribelli, solo all’interno e nei pressi della moschea di Abu Sleiman, sarebbero stati
rinvenuti 156 corpi, 19 quelli di donne e bambini. La città teatro del massacro che
fa salire il bilancio di ieri a oltre 400 vittime stando ai dati dell’Osservatorio
siriano dei diritti umani, e che, se confermato, farebbe diventare la giornata del
25 agosto 2012 la più sanguinosa dall’inizio della rivolta, resta isolata: non ci
sono elettricità né comunicazioni, non arrivano acqua, cibo né medicinali. E anche
oggi l’esercito spara sulle roccaforti della ribellione, a Homs come a Hama e Aleppo
e si contano già almeno una trentina di morti; ieri 10 razzi hanno centrato Idlib.
Intanto, per la prima volta dopo molti giorni, sarebbe ricomparso in pubblico il vice
di Assad, Faruk al-Sharaa, che molti davano per fuggito in Giordania, e che, anzi,
oggi riceverà la visita del capo della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale
di Teheran. E intanto proprio una nave iraniana, forse carica di armi e diretta in
Siria, ha oltrepassato il Canale di Suez senza essere ispezionata dalle autorità egiziane.
Infine, proseguono gli scontri anche in Libia e Libano, dove il bilancio delle violenze
di ieri ammonta a 14 morti e da Beirut, in particolare, l’Onu fa sapere che peggiorano
le condizioni di sicurezza dei siriani sconfinati nel Paese.
Resta gravissima
anche la situazione umanitaria nei Paesi che confinano con la Siria, come la Giordania,
dove si sono riversati migliaia di profughi per scappare dalle violenze: secondo stime
dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati sono oltre 200mila quelli giunti nei Paesi
limitrofi. Per fare il punto sulla situazione dei profughi in Giordania, Benedetta
Capelli ha intervistato Wael Suleiman, direttore della Caritas locale:
R. – Il numero
dei siriani in Giordania sta aumentando tantissimo. Negli ultimi tre giorni sono entrati
2500 persone perché la situazione in Siria sta peggiorando. Parliamo di circa 180mila
siriani che sono entrati in Giordania dal primo giorno del conflitto e nel campo di
Zaatari sono arrivate a 14mila persone. La Caritas sta cercando di rispondere per
quanto possibile. Una settimana fa, per i bambini siriani abbiamo aperto due scuole,
almeno per cominciare un corso di 6 mesi perché tutti hanno lasciato le scuole per
arrivare in Giordania.
D. – Quali sono le difficoltà che state incontrando,
di cosa avete bisogno?
R. – In questa situazione di emergenza i siriani hanno
bisogno di tutto. Hanno lasciato il Paese, e stanno arrivando in Giordania a piedi,
percorrendo quasi 20, 30 chilometri. Hanno bisogno di tutto, di cibo, di acqua, di
case perché anche il campo non è preparato per questo numero di persone. Noi cerchiamo
di trovare fondi anche per attività sanitarie, per aprire centri medici e dobbiamo
dire grazie al governo di Marocco, Francia e Italia che ci ha mandato tre ospedali
da campo. Stiamo ancora distribuendo pacchi di cibo per le famiglie.
D. - Che
cosa raccontano le persone che arrivano al campo?
R. – Io non voglio esagerare
ma ogni famiglia che arriva dice di aver perso almeno una persona della loro famiglia,
anche nell’arrivo in Giordania perché proprio al confine ci sono stati tanti problemi,
tanti bombardamenti. C’è una guerra e uno può immaginare cosa c’è dentro questa guerra.
D.
- Hanno speranza nel futuro?
R. - Ho parlato con tanti giovani che hanno perso
la speranza e non si aspettavano che il Paese cadesse in questa situazione. Chiedono
a tutto il mondo di essere aiutati perché tutti vogliono tornare in Siria un giorno,
non vogliono essere profughi per sempre. Nessuno vuole ripetere la storia dei palestinesi
in Giordania.
D. - C’è un appello che Caritas Giordania vuole lanciare dai
microfoni della Radio Vaticana? R. – Voglio ringraziare i nostri partner nel mondo
perché sono venuti tutti ad aiutare ma chiedo un’altra volta di aiutarci, di aiutare
la Giordania a sostenere questo grande numero di persone. La Giordania non ha messo
un limite di numero, come altri Paesi hanno fatto. Abbiamo aperto il Paese. Anche
se entrano milioni di persone noi dobbiamo essere pronti ad accoglierle. Per questo
chiedo di essere con noi e di aiutarci.