2012-08-25 18:57:34

Siria: a Daraya massacro peggiore da inizio guerra. Riappare in pubblico vice di Assad. Alta emergenza profughi


Continua la strage in Siria: nella giornata di oggi si contano già 30 persone uccise in varie località del Paese, mentre il bilancio di ieri ammonta a 440 morti, compresi i circa 300 cadaveri scoperti a Daraya. Intanto riappare in pubblico il vice di Assad, Faruk al-Sharaa, smentendo così la propria fuga in Giordania. Il servizio di Roberta Barbi: RealAudioMP3

Sarebbero rimaste vittima non di scontri tra ribelli e governativi, ma di esecuzioni sommarie e rastrellamenti casa per casa di civili, le 300 persone trovate morte ieri a Daraya, sobborgo a sud di Damasco, dove l’assedio prosegue dal 20 agosto scorso. Secondo fonti ribelli, solo all’interno e nei pressi della moschea di Abu Sleiman, sarebbero stati rinvenuti 156 corpi, 19 quelli di donne e bambini. La città teatro del massacro che fa salire il bilancio di ieri a oltre 400 vittime stando ai dati dell’Osservatorio siriano dei diritti umani, e che, se confermato, farebbe diventare la giornata del 25 agosto 2012 la più sanguinosa dall’inizio della rivolta, resta isolata: non ci sono elettricità né comunicazioni, non arrivano acqua, cibo né medicinali. E anche oggi l’esercito spara sulle roccaforti della ribellione, a Homs come a Hama e Aleppo e si contano già almeno una trentina di morti; ieri 10 razzi hanno centrato Idlib. Intanto, per la prima volta dopo molti giorni, sarebbe ricomparso in pubblico il vice di Assad, Faruk al-Sharaa, che molti davano per fuggito in Giordania, e che, anzi, oggi riceverà la visita del capo della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale di Teheran. E intanto proprio una nave iraniana, forse carica di armi e diretta in Siria, ha oltrepassato il Canale di Suez senza essere ispezionata dalle autorità egiziane. Infine, proseguono gli scontri anche in Libia e Libano, dove il bilancio delle violenze di ieri ammonta a 14 morti e da Beirut, in particolare, l’Onu fa sapere che peggiorano le condizioni di sicurezza dei siriani sconfinati nel Paese.

Resta gravissima anche la situazione umanitaria nei Paesi che confinano con la Siria, come la Giordania, dove si sono riversati migliaia di profughi per scappare dalle violenze: secondo stime dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati sono oltre 200mila quelli giunti nei Paesi limitrofi. Per fare il punto sulla situazione dei profughi in Giordania, Benedetta Capelli ha intervistato Wael Suleiman, direttore della Caritas locale:RealAudioMP3

R. – Il numero dei siriani in Giordania sta aumentando tantissimo. Negli ultimi tre giorni sono entrati 2500 persone perché la situazione in Siria sta peggiorando. Parliamo di circa 180mila siriani che sono entrati in Giordania dal primo giorno del conflitto e nel campo di Zaatari sono arrivate a 14mila persone. La Caritas sta cercando di rispondere per quanto possibile. Una settimana fa, per i bambini siriani abbiamo aperto due scuole, almeno per cominciare un corso di 6 mesi perché tutti hanno lasciato le scuole per arrivare in Giordania.

D. – Quali sono le difficoltà che state incontrando, di cosa avete bisogno?

R. – In questa situazione di emergenza i siriani hanno bisogno di tutto. Hanno lasciato il Paese, e stanno arrivando in Giordania a piedi, percorrendo quasi 20, 30 chilometri. Hanno bisogno di tutto, di cibo, di acqua, di case perché anche il campo non è preparato per questo numero di persone. Noi cerchiamo di trovare fondi anche per attività sanitarie, per aprire centri medici e dobbiamo dire grazie al governo di Marocco, Francia e Italia che ci ha mandato tre ospedali da campo. Stiamo ancora distribuendo pacchi di cibo per le famiglie.

D. - Che cosa raccontano le persone che arrivano al campo?

R. – Io non voglio esagerare ma ogni famiglia che arriva dice di aver perso almeno una persona della loro famiglia, anche nell’arrivo in Giordania perché proprio al confine ci sono stati tanti problemi, tanti bombardamenti. C’è una guerra e uno può immaginare cosa c’è dentro questa guerra.

D. - Hanno speranza nel futuro?

R. - Ho parlato con tanti giovani che hanno perso la speranza e non si aspettavano che il Paese cadesse in questa situazione. Chiedono a tutto il mondo di essere aiutati perché tutti vogliono tornare in Siria un giorno, non vogliono essere profughi per sempre. Nessuno vuole ripetere la storia dei palestinesi in Giordania.

D. - C’è un appello che Caritas Giordania vuole lanciare dai microfoni della Radio Vaticana?
R. – Voglio ringraziare i nostri partner nel mondo perché sono venuti tutti ad aiutare ma chiedo un’altra volta di aiutarci, di aiutare la Giordania a sostenere questo grande numero di persone. La Giordania non ha messo un limite di numero, come altri Paesi hanno fatto. Abbiamo aperto il Paese. Anche se entrano milioni di persone noi dobbiamo essere pronti ad accoglierle. Per questo chiedo di essere con noi e di aiutarci.







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