La Grecia resterà nell'euro: così Hollande nell'incontro con Samaras, ma chiede credibilità
La questione non si pone: la Grecia resta nell’eurozona. Sono parole del presidente
francese Hollande, che ha ricevuto all’Eliseo il premier greco Samaras. Hollande ha
ribadito però che la Grecia deve dimostrare la “credibilità'' dei suoi impegni e la
“volontà di andare fino in fondo”. Da parte sua, Samaras ha rinnovato la richiesta
fatta ieri alla Cancelliera tedesca Merkel di due anni di tempo in più. Intanto negli
Stati Uniti Bernanke, presidente della Banca centrale Usa, difende l'allentamento
monetario che – fa capire – potrebbe esserci ancora. Anche in Europa si guarda alla
Banca centrale: il presidente Draghi dovrebbe formalizzare l’annuncio di acquisto
di titoli di Statodei Paesi europei in difficoltà. Della serie di incontri
fissati in questi giorni a livello di capi di Stato europei e con il presidente Ue,
Van Rompuy, ma anche del margine di azione della Fed e della Bce, Fausta Speranza
ha parlato con Franco Bruni, docente di politiche monetarie all’Università
Bocconi di Milano:
R. - Purtroppo
siamo ancora in una fase in cui è obbligatorio fare trattative bilaterali. Speriamo
presto - con il nuovo meccanismo europeo di stabilità che dovrà essere varato in autunno-
di avere trattative dirette a livello di organi europei che abbiano una loro autorevolezza
ed indipendenza, dove i governi nazionali portino la loro direzione strategica, ma
non entrino nei dettagli. Questo andare di capitale in capitale a trattare l’aggiustamento
della Grecia è una vicenda oltre tutto inefficiente anche per i mercati. Dà l’impressione
di un processo che non è adeguatamente centralizzato, coordinato e controllato. Comunque
la Grecia non può fare a meno di avere un po’ più di tempo, per fare bene quell’aggiustamento
che ha cominciato a fare. Fin dall’inizio, alla Grecia, è stato imposto un ritmo di
aggiustamento eccessivamente breve, che è andato anche a scapito della qualità politica
e tecnica dello stesso processo. Adesso i greci stanno lavorando e credo che, se la
famosa Troika potrà emettere un giudizio complessivamente positivo su quello che stanno
facendo, Atene dovrebbe avere questo rinvio del piano di rientro, che è assolutamente
necessario per poter procedere in modo sopportabile.
D. - Si attende la decisione
della Bce, cioè se davvero Draghi acquisterà i titoli dei Paesi europei in difficoltà.
Nel frattempo la Fed, la Banca centrale statunitense, annuncia nuove misure ed è immaginabile
che vada ancora ad intervenire sulla moneta. Ma che cosa dire del ruolo delle Banche
centrali in questo momento, la Fed da una parte e la Bce dall’altra?
R. - La
Banca centrale europea ha detto chiaramente quello che vuole fare. In realtà si aspetta
l’ok tedesco perché purtroppo bisogna dire che queste decisioni sono ancora centrate
sui singoli Paesi, sul fondo europeo di stabilità, e ci sarà quindi la condizionalità
adeguata a monitorare i Paesi. Allora la Bce interverrà in modo anche massiccio sui
mercati dei titoli europei per limare via quella parte dello spread dovuta all’idea
che si possa spezzare l’Euro. Solo quella parte, però, lasciando quindi agli interventi
europei, governativi e nazionali, di combattere quell’altra parte dello spread che
è invece dovuta all’eccesso di debito e al ritardo nell’aggiustamento. Quella parte
che invece è dovuta al cosiddetto “rischio di cambio”, cioè al rischio che si spacchi
l’Euro, quella dovrebbe essere limata via dagli interventi di Draghi. Ma probabilmente
dobbiamo aspettare fino a fine settembre, quando saranno risolti anche i dubbi che
ci sono ancora in Germania con la Corte costituzionale etc. Ma credo che si risolveranno.
Per quanto riguarda la Fed, non ho niente da dire perché non capisco. Non ho mai capito
la sua politica: non fa altro che inondare di liquidità e continuare a dire che stimola
l’economia quando non capisco come faccia. I tassi di interesse sono ormai bassissimi;
oggi un titolo di Stato americano a dieci anni paga meno del due percento, quindi
mi domando cosa vogliono fare e cosa vogliono comprare. Forse compreranno in borsa
per far piacere ai finanzieri americani ... ora sta finanziando, a piè di lista, le
esigenze da una parte delle banche, dall’altra parte del governo. Ha perso ogni autonomia
e sta rilasciando, sul resto del mondo, gli squilibri dell’economia americana che
sono gravissimi, e che credo saranno la prossima preoccupazione, quando questa “danza”
dell’euro sarà finita.