Il cardinale Comastri incontra i giovani alla Tendopoli di San Gabriele
«”Se vuoi essere perfetto, va’ e vendi ciò che hai e dallo ai più poveri. Poi vieni
e seguimi!”. Che senso ha questa proposta di Gesù? Che cosa si nasconde dietro queste
parole di Gesù? È paradossale ciò che vi dico, ma è la pura verità: dietro le parole
di Gesù c’è il segreto della vera felicità». Lo ha sottolineato, oggi, il cardinale
Angelo Comastri, arciprete della Basilica Papale di San Pietro e vicario generale
del Papa per la Città del Vaticano, durante la celebrazione eucaristica da lui presieduta,
a chiusura della trentaduesima Tendopoli nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata,
nel comune di Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo. Lo riferisce L’Osservatore
Romano. La celebrazione, alla quale hanno preso parte numerosi giovani, ha preceduto
la festa di san Gabriele — che si celebra questa domenica — che, quest’anno, riveste
un carattere particolare, in quanto cade nel 150.mo anniversario della morte del santo.
Rivolto ai giovani presenti nella chiesa del santuario, il porporato ha formulato
alcune domande impegnative. «Chiediamoci: dove abita la felicità che tutti cercano,
ma che non tutti trovano, perché la cercano per vie sbagliate?». Con quesiti come
questo il cardinale Comastri ha inteso preannunciare alcune risposte viventi, «icone
della felicità», di quella luminosa schiera di santi e sante presenti nella Chiesa.
«Uno dei santi simbolo della gioia — ha ricordato — è Francesco d’Assisi. Come trovò
la felicità? La trovò quando "Smise di adorare se stesso" (Leggenda dei tre Compagni).
Cioè quando uscì dalla prigione dell’egoismo. Oggi purtroppo ci stiamo muovendo in
tutt’altra direzione». A questo punto il cardinale ha citato la rivista tedesca «Der
Spiegel»: «Alcuni anni fa uscì con una copertina sulla quale compariva un giovane
che baciava la sua immagine allo specchio: "La società dell’io", era il commento sovrimpresso».
È un segnale terribile — ha detto — che «spiega la scontentezza diffusa e il bisogno
diffuso di stordimento e di evasione». In tempi più recenti, un’«icona di felicità»
è stata Madre Teresa di Calcutta. Il cardinale Comastri ha citato due sue affermazioni:
«I miei occhi sono felici perché le mie mani asciugano tante lacrime»; e ancora, «mi
potrebbe scoppiare il cuore per troppa contentezza». Tra le «icone di gioia», il
cardinale ha posto anche don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia, a Palermo, nel
settembre 1993, giorno del suo 56.mo compleanno, a motivo del suo costante impegno
evangelico e sociale. «Don Pino, così lo chiamavano, sorrise al suo assassino prima
che gli sparasse due colpi di rivoltella. Ecco la testimonianza dell’attentatore:
"Quel sorriso mi sconfisse: ebbi la netta percezione che la bontà è più forte della
cattiveria"». Infine in tempi recenti, e per molti anni, l’«esempio straordinario»
di Giovanni Paolo II. Il cardinale Comastri ha concluso l’omelia con un personale,
commosso, toccante ricordo che allude all’Oltre e all’Altro: «Il primo aprile 2005
ebbi l’emozione di avvicinarlo: i suoi occhi sembravano due finestre aperte sul Paradiso».