Terremoto Emilia: raccolti dalla Caritas oltre 10 milioni di euro. Contributi anche
dal calcio
Lavoro, scuola, ricostruzione: l’Emilia ad oltre tre mesi dal sisma, fa i conti con
l’autunno alle porte e la ripresa delle attività. Buona notizie arrivano intanto dalla
Caritas nazionale: superati i 10 milioni di offerte grazie anche al contributo della
Conferenza episcopale italiana. E la solidarietà continua: stasera all’avvio del campionato
di serie B, il presidente Andrea Abodi, contribuirà con 150 mila euro per interventi
di riqualificazione di strutture sportive. A rappresentare la Caritas, sarà don
Andrea La Regina. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:
R. - Nonostante
il periodo di crisi, questo dimostra come le parole del Papa, “vi saremo vicini per
ricostruire il tessuto delle comunità colpite”, siano state pienamente recepite. Noi
comunque invitiamo, non solo le parrocchie, a continuare, perché le comunità locali,
molto strutturate e con varie attività, hanno bisogno di luoghi e di spazi, ma hanno
anche bisogno di scambio e di presenze. E questo spiega la risposta molto forte da
parte delle delegazioni regionali con i gemellaggi.
D. - Esattamente, quali
sono i frutti di questi gemellaggi?
R. - Tutte le Caritas regionali hanno fatto
una visita con delegazioni molto folte: hanno incontrato sacerdoti, suore. Quindi
i frutti sono frutti di prossimità, testimonianze della carità, che non è legata alle
cose, ma è legata alle relazioni.
D. - I progetti realizzati. Sappiamo che
i primi tre milioni, quelli della Conferenza episcopale italiana, sono andati soprattutto
a tensostrutture e ad alloggi - era la fase dell’emergenza. Ora a cosa state lavorando?
R.
- Adesso, si cominciano a progettare i centri della comunità. Abbiamo pensato, per
le due diocesi più colpite, Modena e Carpi, a sette strutture polifunzionali che danno
la possibilità alla comunità di vivere: c’è spazio per le attività formative, per
le attività di catechesi, per quelle sociali e sportive.
D. - Ritiene che il
messaggio che il Papa ha portato proprio in quelle zone - “Dio è il nostro rifugio,
nonostante la paura, nonostante la terra tremi” - sia un messaggio vivo?
R.
- Molto vivo, perché vedo che la gente avverte proprio la speranza che se anche la
terra trema, Dio è con noi. E forse cambiando anche gli stili di vita che ci hanno
connotato, si può veramente dare un segno di speranza anche alle giovani generazioni.