2012-08-24 08:08:23

Sudafrica, il cardinale Napier sul massacro dei minatori: uno shock, la vita non ha più valore


Il Sudafrica ha ricordato ieri i 34 lavoratori morti negli scontri con la polizia il 16 agosto, alla miniera di platino di Marikana, nel nord del Paese. Il capo dello Stato, Jacob Zuma, ha inoltre nominato una commissione d’inchiesta per investigare sui fatti, oltre che sui contrasti tra sindacati rivali che avevano già provocato altri 10 morti. L’indagine durerà cinque mesi. E mentre le proteste per un aumento del salario minimo si estendono ad altre miniere, a Marikana la produzione è parzialmente ripresa. Ieri, però, il sito era chiuso, per permettere la partecipazione alle cerimonie. Parlando alla Radio Vaticana, il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, ha descritto lo stato d’animo dei sudafricani. L'intervista è di Davide Maggiore:RealAudioMP3

R. – I think there are two words to describe the feeling of most South Africans…
Credo che due siano le parole che meglio descrivono i sentimenti della maggior parte dei sudafricani. Il primo è un sentimento di tristezza e di disappunto per quello che è accaduto. Il secondo, penso che sia la sensazione di avere subito uno shock: uno shock perché mai avremmo pensato che potesse accadere una cosa del genere, che le nostre forze dell’ordine potessero essere coinvolte in una sparatoria su tanta gente. L’ultima volta che la polizia è stata coinvolta in un simile massacro è stato nel 1960 a Sharpville, quando furono uccise 69 persone. Per quanto riguarda il massacro di Marikana, credo sia troppo presto per dire qualcosa, prima che l’inchiesta abbia dato i suoi risultati, sul perché l’azione della polizia abbia preso proprio quella particolare piega, quanti minatori siano stati colpiti alle spalle, quanti erano molto vicini alla polizia… Penso che tutti questi dettagli verranno fuori più in là. La tristezza deriva dal fatto che questo si è verificato in un’epoca in cui noi credevamo che azioni simili da parte della polizia non sarebbero mai più accadute.

D. – Questi eventi hanno nuovamente sottolineato il problema della povertà dei minatori. In che modo la Chiesa aiuta le persone che ne soffrono?

R. – I think in every single one of our dioceses and certainly in the archdiocese…
Penso che in ogni singola nostra diocesi, e certamente nell’arcidiocesi di Durban, ogni parrocchia abbia una sorta di programma alimentare per assistere i poveri distribuendo cibo o vestiario o aiuti di altro genere. In questo campo, la Chiesa è certamente molto attiva. Dove probabilmente dobbiamo essere ancora più attivi è nella capacità di aiutare le persone a negoziare nelle situazioni di conflitto, come quella che si è verificata a Marikana. Penso che la Chiesa possa essere d’aiuto in questi conflitti, per quanto io sia convinto che l’aiuto migliore possa venire da un intervento unito delle Chiese o addirittura delle religioni, piuttosto che una singola Chiesa che si assuma la responsabilità della mediazione.

D. – Più in generale, i leader religiosi possono svolgere un ruolo per fermare ulteriori violenze e incoraggiare invece il dialogo?

R. – Oh yes, I’m sure that that has been one of the reactions of the religious…
Sì: sono sicuro che questa sia stata una delle reazioni dei leader religiosi agli eventi di Marikana. Ma io credo anche che come Chiesa e come leader religiosi dobbiamo guardare ai problemi che oggi sono più profondamente radicati nella nostra società. E uno di questi problemi profondi – secondo me – è che la vita, per molte persone, ha perso il suo significato, il suo valore.







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