Doping, il ciclista americano Armstrong rischia la revoca dei 7 titoli vinti al Tour
Il ciclista americano Lance Armstrong ha annunciato che non tenterà più di contestare
le accuse dell’agenzia americana antidoping, secondo cui sono evidenti le prove di
manipolazioni sanguigne, “incluso l’uso di Epo o di trasfusioni”. L’annuncio dello
sportivo statunitense avrà effetti immediati: al ciclista verranno tolti i 7 titoli
di campione del Tour de France, conquistati tra il 1999 ed il 2005. Sulla vicenda
sportiva e umana di Armstrong si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco,
il giornalista sportivo Darwin Pastorin:
R. – Per l’ennesima
volta, siamo tutti smarriti e increduli; ancora una volta viene scritta una pagina
amara dello sport. Stiamo parlando di un atleta che ha vinto sette Tour de France,
che è rimasto fermo e ha combattuto e ha vinto un tumore diventando così un esempio
per tanti che lottano tutti i giorni contro questa malattia. Armstrong ha detto: “Non
voglio più combattere contro questa agenzia di anti-doping, mi arrendo, ma sono innocente”.
I medici che hanno controllato sono sicuri di avere a che fare con un dopato. Negli
anni dei suoi trionfi aveva superato – comunque, va detto – tutti gli esami antidoping.
Resta un grosso punto interrogativo. E c’è ancora da chiedersi a che punto sta arrivando
lo sport. C’è da chiedersi fino a che punto possiamo ancora credere ad un successo
strepitoso, ad un campione, ad una fatica, al sudore… La speranza è un colpo di scena:
Armstrong innocente, ridiamogli subito i sette Tour de France. Ma non sarà così, immagino
…
D. – La vicenda di Armstrong forse è anche una metafora dello sport che non
regala più emozioni come una volta, ma che vende prodotti attraverso l’immagine di
atleti che devono essere vincenti a tutti i costi …
R. – In effetti, questa
è la grossa cicatrice per quanto riguarda lo sport di oggi e lo sport moderno. E’
finita l’epoca della cultura della sconfitta. E’ terminata l’epoca dei campioni che
scalavano le montagne con la forza del cuore, delle braccia e della mente. Ormai,
ad ogni angolo, c’è una sorpresa. Ci entusiasmiamo di fronte alla prodezza di quell’asso
e subito dopo arriva la mazzata! E questo, devo dire, non soltanto nel ciclismo. Ormai
si verifica in tutti gli sport. Il fatto è che la strada, il prato, la palestra sono
diventati fenomeni più da cronaca giudiziaria, da cronaca nera che non da impresa
o da pagina sportiva. I giovani devono avvicinarsi all’attività sportiva soltanto
con la voglia di vincere lealmente o di perdere senza farne un dramma e senza risolvere
la sconfitta con metodi che sono illeciti.
D. – Nonostante questo non sembra
esaurirsi, soprattutto tra i giovani, il serbatoio di passione e di amore per lo sport…
R.
– Sì, questa è la speranza, questo è il motivo che deve diventare dominante anche
nel nostro esercizio quotidiano di racconto dello sport, che è anche un racconto di
vita, cioè dire ai ragazzi: dovete farcela con le vostre forze e basta, perché vedete
poi come va a finire …