Meeting di Rimini. Il teologo, padre Carbajosa: la ragione è forte quando non si chiude
nell'ideologia
“Educazione, identità e dialogo” è stato il tema di uno dei tanti appuntamenti proposti
in questi giorni dal Meeting di Rimini: all'incontro è intervenuto anche padre
Ignacio Carbajosa, docente di Antico Testamento alla facoltà di Teologia dell’Università
di San Damaso, a Madrid, che ha sottolineato la centralità della figura di Abramo
per meglio "entrare" nell’immensità della Rivelazione. Ascoltiamo la sua riflessione
nell’intervista della nostra inviata, Debora Donnini:
R. – Il cuore
del mio intervento parte dalla situazione della cultura moderna, che parla praticamente
di rivelazione: cioè, religioni che partono da una rivelazione, dove la ragione non
c’entra nulla, anzi l’origine della violenza sta nel contrapporre una rivelazione
ad un’altra. Siccome la rivelazione non parte dalla ragione, ma è qualcosa di rivelato,
allora c’è un contrasto che provoca la violenza. La violenza nasce nel contrapporre
una rivelazione a un’altra rivelazione. Invece, la cultura moderna dice che il punto
di unità e di dialogo è la ragione, non la religione: dobbiamo lasciare da parte la
religione. Io invece ho voluto mostrare con questo percorso, che è anche biblico,
come nella storia la figura di Abramo, comune al cristianesimo, all’ebraismo e all’islam,
che parte dalla rivelazione, abbia allargato la ragione, abbia lasciato l’idolatria
e camminato verso l’unico Dio, che ha creato i cieli e la Terra, su cui insiste anche
Benedetto XVI. E’ incredibile la parabola storica, che ha fatto questo Papa. Nell’Illuminismo,
sembrava che finalmente la fede fosse messa da parte e che la regione cominciasse
a campare come criterio unico. Dopo due secoli, invece, di una ragione debole – quella
che abbiamo oggi – c’è proprio un Papa, che chiama ad allargare la ragione. Si vede,
dunque, come la religione sia stata storicamente un fattore decisivo per far sì che
la ragione non venisse meno, ma proprio si allargasse. A questo è la grande chiamata
di Benedetto XVI.
D. – Infatti, lei ha detto che l’evento della Rivelazione
di Dio nella storia pone Abramo nella condizione di usare la ragione con tutta la
sua potenza. Questo è documentato nelle tre religioni: cristianesimo, ebraismo e islam.
Quindi, la chiamata di Abramo in che senso può allargare la ragione dell’uomo, facendo
sì che veda la totalità della realtà e non una realtà spezzettata, come vuole il relativismo?
R.
– Questo c’entra molto con il lemma del Meeting: la natura dell’uomo in rapporto con
l’infinito. Se non c’è questo riferimento, su cui insiste anche Papa Benedetto, se
non c’è questo riferimento all’infinito, che si è fatto storia e ha cominciato un
dialogo con l’uomo, è molto ingenuo – e la storia di quest’ultimo secolo lo mostra
– pensare che la ragione possa ottenere da sé, sola. No, la ragione da sé finisce
– lo abbiamo visto nel ‘900 – in violenza con uno sguardo parziale sul reale, in un
positivismo in cui uno veramente affoga.
D. – Tant’è vero che le ideologie
del ‘900, che hanno ispirato il massacro di milioni di persone, come comunismo e nazismo,
non nascono certo da un ancoraggio con la rivelazione, ma da un ancoraggio in qualche
modo con una ragione che "si fa" Dio...
R. – Diciamo anche – questo può essere
polemico – che c’entra con un venir meno della fede in Europa, con la cacciata del
fattore religioso dalla ragione. La ragione da sé diventa pazza e finisce in un’ideologia,
che è veramente – bisogna dirlo – irragionevole: quella del nazismo e quella del comunismo.
D. – Vuole aggiungere qualche altra cosa? Se l’ha colpita qualche passo degli
interventi di Alon Goshen Gottstein, direttore dell'Elijah Interfaith Institute, e
di Abdel-Fattah Hassan, docente di Letteratura italiana all’Università Ain Shams del
Cairo...
R. – Mi ha colpito piuttosto il dialogo iniziale che abbiamo avuto
nei salottini del Meeting. Mi colpisce il fatto che, quando uno incontra le persone,
l’ideologia da cui uno parte viene meno, decade, perché incontrare le persone significa
incontrare un volto che uno ha davanti e quindi fa più fatica a essere ideologico.
In questo senso, il prof. Abdel-Fattah diceva che la parola “meeting”, incontro, è
una parola magica, perché quando tu incontri le persone, non sei più capace di dire
“questo è così e questo è colà”, ma hai davanti un uomo: è più semplice il dialogo.