Libano: nuove violenze dopo gli scontri che hanno provocato 12 morti. Allarme dell'Onu
Gli scontri in Siria continuano a riflettersi in Libano nonostante gli appelli dell’Onu
a tutelare il Paese dei Cedri. Da lunedì si registrano combattimenti a Tripoli tra
gruppi di sostenitori e oppositori del regime di Bashar al-Assad. 12 sono i morti
ufficiali, questa mattina nuove violenze. Del possibile intervento Onu e della situazione
in Libano Fausta Speranza ha parlato con il direttore della rivista Oriente
Moderno, Claudio lo Jacono:
R. – E’ possibile
naturalmente un intervento sotto l’egida dell’Onu, che è già presente, d’altra parte,
in varie parti del territorio libanese, come anche il corpo italiano nel Sud. Il problema
è che ci sono varie voci, varie correnti di guerra, che premono per un intervento.
Israele lo fa da tempo. E naturalmente tutta la parte avversa allo schieramento occidentale,
come la Russia e come alcuni suoi alleati, chiede invece di restare estranei a questo
teatro di potenziale guerra, che è effettivamente il più complesso che possa esistere.
D.
– La Siria è vicina e la situazione drammatica che c’è in Siria chiaramente rende
più precaria la condizione sul territorio libanese. Ma quali sono i termini della
questione all’interno del Libano?
R. – Il Libano ancora patisce una situazione
non del tutto risolta che ha portato negli anni Settanta a una guerra civile drammatica,
che è iniziata come apparente scontro confessionale mentre in realtà nascondeva grossi
problemi economici, di disparità di trattamento, di volontà di ricambio delle leve
politiche in azione. Da quando la Siria, nel 2005, ha lasciato il territorio libanese,
la situazione poteva sembrare migliorata, e di fatto lo è stata per un certo periodo,
sempre tenendo conto che c’è una componente libanese che ha forti addentellati con
l’Iran e la Siria, che è Hezbollah. Naturalmente, dal momento in cui la Siria comincia
ad avere una situazione drammatica si complicano un po’ i fatti. Se consideriamo che
i siriani che hanno lasciato il Paese per rifugiarsi in territorio libanese negli
ultimi tempi sono 35-36 mila, si capisce che stiamo parlando di una corposa alterazione
per un Paese piccolissimo, grande come una regione italiana, con particolari equilibri
interni. Intorno alla Siria si è verificato tutto un gioco complesso, perché quello
che accade in Siria è una guerra civile con fortissime intromissioni di Paesi stranieri:
Arabia Saudita, Qatar, ora l’Iran che fa la voce grossa … E’ una situazione che sembra
un po’ quella che il Libano aveva patito e dalla quale non è mai uscito del tutto.
Il rischio è, effettivamente, che si ritorni a una situazione di scontro dove la parte
religiosa, lo scontro religioso, è veramente uno specchietto per le allodole: in realtà,
sono scontri di potere, di economie, di predominio – appunto – almeno regionale. Il
rischio forte c’è, non c’è dubbio. Ed è da questo punto di vista che solo l’Onu sarebbe
legittimata a intervenire con una forza di interposizione potenziale all’interno del
Paese. Perché i problemi nascono all’interno del Paese: non è la Siria, ora, che provoca
i morti in Libano, sono le componenti interne. Il Libano ha un’endemica violenza politica
che si trascina da 30-40 anni. E’ un Paese – sotto alcuni aspetti – anche abbastanza
artificioso, e dunque patisce questa disomogeneità culturale. Però, ha mantenuto le
strutture di potere date nel 1943 con il Patto nazionale: il presidente della Repubblica
deve essere maronita, il presidente del parlamento sciita, il presidente del Consiglio
sunnita… Questa suddivisione ha retto, tutto sommato, anche alla guerra civile ma,
naturalmente, il grosso punto interrogativo è quanto i giochi esterni possano alterare
questi equilibri. I Paesi del Golfo sono fortemente implicati in queste vicende con
elargizioni di denaro veramente massicce, notevolissime. E, ovviamente, anche l’Iran
che agisce più in chiave difensiva, perché è chiaro che se cade la Siria, se cade
il suo regime favorevole all’Iran, anche dal punto di vista cultural-religioso l’Iran
avrebbe dei contraccolpi notevolissimi. Ecco perché, da questo punto di vista, l’Iran
fa la voce grossa minacciando di andare a colpire l’Occidente. In realtà, farebbe
bene a occuparsi molto dei fatti di casa sua, perché le grosse intromissioni sono
certo da parte degli Stati Uniti – che guardano con sfavore ad Assad e danno soldi,
intelligence e non so che altro – ma sono soprattutto dal Golfo: i grossi finanziatori
sono i Paesi arabi.